Giustizia negata. È questa la lamentela ricorrente dei diversi esponenti dell’Avvocatura intervenuti nell’incontro del 17 maggio nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, che ha avuto per oggetto la mancanza di personale nei tribunali italiani.

L’evento organizzato dalla rivista “Avvocati”, insieme all’Onorevole Devis Dori (Alleanza Verdi e Sinistra), ha avuto per obiettivo quello di segnalare le criticità più importanti sul fronte del sottodimensionamento degli organici effettivi nelle sedi giudiziarie al Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, Alberto Rizzo.

Dopo l’introduzione di Rosa Colucci, ed i saluti di Dori, Giandiego Monteleone, direttore editoriale di “Avvocati”, ha ricordato che il tema della mancanza di personale nei tribunali italiani è comune a molti fori. Fra questi vi è sicuramente quello di Gorizia, le cui problematiche sono state raccontate da Lucia Galletta, presidente dell’ordine degli avvocati di Gorizia, che ha snocciolato i numeri che dimostrano la gravità del sottodimensionamento del personale a Gorizia: 18 amministrativi operanti in Tribunale sui 39 previsti, solo 11 posizioni impiegatizie coperte su 29 in Procura, 1 giudice di pace su 3.

«Quest’ultima è una carenza imbarazzante – sottolinea Galletta – tanto più che a Gorizia vi è un centro di permanenza dei rifugiati molto grande, per cui sono molte le procedure per i rimpatri che spetta al giudice di pace decidere, tanto che ormai si è quasi al collasso, per non parlare del fatto che gli avvocati che svolgono il gratuito patrocinio non riescono ad ottenere neppure il decreto di liquidazione del proprio compenso. È poi clamoroso che in Procura si impieghino gli agenti di polizia giudiziaria per svolgere compiti tipicamente da ufficio, come il rilascio di copie o l’accesso ai fascicoli processuali».

Non molto meno preoccupanti sono le osservazioni di Leonardo Biagi, presidente del Coa di Livorno: «Il tribunale di Livorno era fino a poco tempo fa un’isola felice, ma negli ultimi mesi vi è stata un’allarmante fuoriuscita di giudici, spesso per pensionamento, tanto che ne sono rimasti 4 dei 13 precedenti, a cui si aggiunge una mancanza di giudici di pace, per il 60% assenti, di addetti dell’ufficio del processo (ve ne sono solo 22 sui 33 previsti), mente per i funzionari il gap in diversi uffici è stimato dell’ordine del 25%. Insomma a Livorno è diventato difficile perfino ottenere notifiche e esecuzioni, per non parlare della liquidazione delle spese di giustizia, che ormai viaggia a rilento».

Il problema comune della mancanza di organici nei tribunali può assumere connotati più gravi quando anche la pianta organica è sottodimensionata, come denuncia Marco Barone, presidente del Consiglio dell’Ordine di Prato: «Pur essendo la nostra provincia ricca di tessuto produttivo, in particolare tessile, oggi vi è un tasso di scopertura del 74% per i giudici di pace, del 36% nel tribunale e del 31% in Procura, e questo rispetto ad un organico già sottodimensionato rispetto al numero di giudici, con l’aggravante che perfino il poco personale che c’è, a volte va via, senza essere rimpiazzato. Anche nell’ultimo concorso, dei 7 previsti nuovi funzionari, ne sono arrivati solo 3, pur avendo l’ordine degli avvocati segnalato la problematica, al Ministero, ai Comuni del territorio del Tribunale, e allo stesso Presidente della Corte d’appello».

Per motivi diversi, ossia per il cambiamento della geografia tributaria, anche nel circondario del tribunale di Ivrea le cose vanno male, come lamenta Patrizia Lepore, presidente del Coa di questa cittadina: «Con la modifica del territorio di competenza, che è passato da una popolazione di 184mila residenti a 515mila, con l’aggravante che sono stati inclusi territori della cintura di Torino, il tribunale di Ivrea ha visto immutata la pianta organica, con il risultato che oggi ci sono 9 Pubblici ministeri per 19mila fascicoli, mentre la media nazionale è 500 fascicoli per PM. Pur avendo nel 2019 lo stesso Ministero della Giustizia ammesso l’insufficienza del personale, non è successo nulla, e su questo forse pesa il fatto che Ivrea non è capoluogo di Provincia».

Gli fa eco Gianluca Lauro, presidente del Coa di Napoli Nord, che segnala l’illogicità della distribuzione del personale amministrativo tra i tribunali della Regione: «Pur avendo il territorio di competenza di Napoli Nord una popolazione di un milione di abitanti, più o meno come il circondario di Napoli, abbiamo nei tribunali 154 addetti amministrativi, contro gli 884 del personale operante nelle sedi giudiziarie di Napoli, tanto che ormai si può affermare che la situazione sia tragica, tanto più che vi sono solo 9 giudici di pace sui 29 previsti, con il risultato che non si riesce più a pubblicare le sentenze, per le quali vi è un arretrato stimato in 14mila, senza contare che si viaggia con una media di 4 anni di ritardo per la liquidazione dei compensi per il gratuito patrocinio. A questo si aggiungono condizioni di lavoro impegnative, con 40 gradi negli uffici giudiziari d’estate, e freddo d’inverno. Insomma, non si sa più cosa fare».

Più pacato, ma non meno incisivo, è stato l’intervento di Andrea Pasqualin, presidente dell’Unione Triveneta, che riunisce i 14 Coa di Veneto, Friuli Venezia Giulia, e Trentino Alto Adige: «Sono tanti i problemi nel nostro territorio, a partire da Venezia, dove c’è il problema che nessun funzionario vuole venire a lavorare nella città lagunare, per gli elevati costi degli affitti, e per la logistica complicata, e basta la malattia di qualche funzionario per chiudere le cancellerie, come è avvenuto nei giorni scorsi, e a volte non si riesce neppure a formare i collegi penali per mancanza di giudici. Gravi debolezze strutturali si hanno anche sul fronte degli ufficiali giudiziari, con punte di -80% a Rovigo e -70% a Bolzano di addetti rispetto agli organici previsti, tanto che in alcune sedi gli avvocati sono costretti a mettersi in fila fin dalla mattina per ottenere il servizio richiesto».

Il passaggio alla gestione telematica non sembra migliorare la situazione, come ammette Maria Chiara Ruzza, tesoriere del Movimento Forense: «La mancanza di personale impatta anche sugli adempimenti telematici, come avviene nel foro di Roma, dove le risposte alle Pec degli avvocati arrivano in ritardo, a volte di alcuni giorni, a causa della mancanza di personale nelle cancellerie, con la conseguenza che i professionisti sono costretti a ripetere gli invii degli

atti per essere sicuri di aver compiuto gli adempimenti».

La mancanza di personale si innesta poi nel fenomeno della soppressione dei tribunali minori, come segnala Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense: «I territori di Vasto e Lanciano, ricchi di attività produttive, e quindi anche di ricorsi ai tribunali, costringono cittadini e avvocati a impegnativi spostamenti logistici per andare a Chieti, essendo i tribunali in queste cittadine sempre più leggeri in termini di personale e di attività». 

Insomma, come denuncia l’esponente dell’Anf, spesso nel sud dell’Abruzzo bisogna perdere una giornata tra viaggio di andata e ritorno in auto fino a Chieti, ricerca del parcheggio, e operazioni lente nelle sedi giudiziarie per mancanza di personale. A fronte di questo lungo cahier de doléances, Rizzo, in rappresentanza del Ministero della Giustizia, dopo aver ammesso che i problemi esistono, e che sono stati visualizzati di persona nel corso delle visite alle sedi giudiziarie sparse nel paese, tanto che su 43.164 posizioni nella pianta organica dei tribunali italiani, ne sono coperte solo 32.611, con un tasso di copertura quindi di circa il 75%, ha delineato le misure intraprese, da realizzarsi entro il 2023:

1) concorso per 5.621 posti di personale amministrativo, di cui 340

per le 7 direzioni decentrate che si dovranno occupare di edilizia

giudiziaria;

2) rivalutazione delle piante organiche delle sedi giudiziarie,

utilizzando come parametro principale l’indice di carico, fermo

restando la possibilità di correttivi;

3) apertura alla collaborazione con gli enti locali per la fornitura di

strumenti per gli uffici, come è accaduto con la Regione Calabria.

Certo è che a coloro che hanno assistito l’incontro, come l’inviato de Il Dubbio, può essere rimasto il sospetto che il Governo non abbia piena contezza della gravità della mancanza di personale nel sistema giudiziario italiano, che si risolve non solo in difficoltà quotidiane per gli avvocati, come per il personale togato e non delle sedi giudiziarie, ma anche per i cittadini, che si trovano privati di un diritto fondamentale come quello della giustizia.