Il viaggio nell’avvocatura si è spostato qualche giorno fa sulla pagina Facebook del Dubbio con un dibattito che ha visto protagonisti gli avvocati Stefano Pulidori (presidente del Coa di Pisa), Michela Malberti (vicepresidente del Coa di Monza) e Gianluca Ursitti (presidente del Coa di Foggia). Filo conduttore dell’incontro online, moderato dal direttore Davide Varì, è stato la fuga dall’avvocatura. Un tema attraverso il quale si stanno sviluppando gli approfondimenti del nostro giornale con l’ambizioso obiettivo di visitare tutti gli Ordini degli avvocati per conoscere le esigenze dei legali, le problematiche che affrontano quotidianamente, le aspettative alla luce delle riforme nel penale e nel civile e quanto potrà incidere sulla giustizia il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Covid, come ribadito dal direttore Varì, non ha piegato l’avvocatura, chiamata ad affrontare cambiamenti radicali, e gli avvocati sono pronti ad affrontare la sfida della fase post pandemica. Non piangersi addosso, rimboccarsi le maniche e affrontare la realtà con determinazione è l’appello di Stefano Pulidori, numero uno del Coa di Pisa. «Veniamo – ha affermato Pulidori - da un periodo, quella della emergenza sanitaria, durissimo, anticipato da un periodo altrettanto difficile. Tanti fenomeni hanno impattato sull’avvocatura, che, però, ha avuto modo di trovare nuove occasioni di riscatto e di rinascita. Il merito deriva da un nuovo approccio, più propositivo con le organizzazioni forensi, a partire dal Cnf. La realtà dei singoli Coa è spesso molto diversa. La pandemia ci ha costretto a lavorare per molto tempo in solitudine, ma sempre con in mente un obiettivo: fungere da riferimento per tutti i colleghi. Questa esperienza ha rafforzato la consapevolezza del ruolo e della importanza dei Coa, impegnati in prima linea a favore degli iscritti. Ora c’è bisogno di ripartire. Bisogna mantenere l’unità dell’avvocatura. I nostri principi e i nostri valori ci serviranno per reagire alle difficoltà, comprese quelle economiche. Alcune defezioni sono fisiologiche se si pensa cha la Pa per tanti anni non ha fatto assunzioni. Sono certo che i colleghi vincitori di concorso, che andranno a lavorare nelle amministrazioni pubbliche, porteranno un valore aggiunto». Gianluca Ursitti, presidente del Coa di Foggia, parlando della fuga dalla avvocatura ha fatto riferimento al contesto socio-economico del capoluogo dauno. «Foggia – ha detto Ursitti - sconta un tessuto economico differente rispetto alle realtà del centro-nord. Facciamo i conti con un contesto economico in difficoltà da diversi anni, con la presenza ingombrante della criminalità, con la politica sempre meno capace di dare risposte concrete. Non dimentichiamoci che Foggia è stato uno dei Comuni più grandi d’Italia ad essere stato sciolto per mafia. Il nostro Foro ha dovuto fare i conti con una fuga dall’albo professionale. Adesso, il fenomeno è ancora più accentuato con i nuovi concorsi nella Pa. Penso che l’avvocatura sia sempre lo specchio della realtà locale in cui è collocata. Noi abbiamo un numero di iscritti, quasi 3500, impressionante. Nel 2019, ogni quindici-venti giorni, si svolgevano giuramenti di colleghi. Nuovi avvocati che si affacciavano alla professione. La tendenza è cambiata e i numeri sono scesi di molto negli ultimi mesi. È aumentato di conseguenza il numero dei colleghi che si sono cancellati dall’albo. Questa situazione ha riguardato anche avvocati di mezza età. I giovani arrivano dall’università con una illusione che poi viene stroncata facendo i conti con una professione molto impegnativa. Anche io non mi piango addosso. Stiamo collaborando proficuamente con l’Università per indurre i colleghi a confrontarsi con le competenze specialistiche. Le specializzazioni sono un elemento importante per svoltare nella nostra professione». A Monza, come sottolineato dalla vicepresidente del Coa, Michela Malberti, da anni si soffre la carenza di risorse umane nel Tribunale con inevitabili disagi per i cittadini (si veda anche Il Dubbio del 23 giugno 2021). «La situazione dell’ufficio giudiziario – ha commentato Malberti - è difficile, se si pensa pure che ci troviamo in uno dei territori più produttivi d’Italia. Purtroppo, facciamo i conti con un Tribunale che non dà risposte. Laddove manca un presidio in grado di garantire i diritti in tempi ragionevoli, i problemi si moltiplicano. Laddove non c’è una risposta pronta in termini di giustizia, le difficoltà sono destinate ad acuirsi. Va pure detto che le risorse sono state inviate. Mi riferisco ai 18 cancellieri esperti e ai dirigenti, ma occorre fare altri sforzi e tenere sempre alta la guardia. In Tribunale siamo senza il dirigente amministrativo e senza il presidente. Rispetto alla condizione in cui versa l’avvocatura non credo stiamo assistendo ad una fuga dalla professione. Sicuramente, però, la nostra professione non è accattivante e produttiva come un tempo. Scontiamo il Covid, ma i problemi dell’avvocatura sono legati ad altre cause che partono da più lontano». Gli avvocati Malberti, Ursitti e Pulidori concordano con la presa di posizione compatta dell’avvocatura sull’esigenza di rivedere la norma del decreto di attuazione del Pnrr per il conferimento degli incarichi ai professionisti nella Pa, che contrasta con il regime di incompatibilità dell’attività forense. Secondo il Cnf, l’Ocf e la Cassa forense, l’articolo 27 del decreto andrebbe riformulato per tutelare gli avvocati dai rischi di conflitti di interesse tra libera professione e lavoro pubblico. Per questo motivo hanno scritto al ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ed informato la ministra della Giustizia, Marta Cartabia.