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Il vento è cambiato. C’è un avvocato a Via Arenula che oggi si è presentato alla seduta plenaria del Consiglio Nazionale Forense con un codice di procedura penale sottobraccio. Per dire: «Qui mi sento a casa». Si tratta del sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto che intervenendo al Cnf per la prima visita istituzionale del nuovo esecutivo al plenum dei consiglieri, ha esordito con queste parole: «Al ministero della Giustizia si respira un’aria di speranza, di apertura. Abbiamo sofferto tanto nella prima fase di questa legislatura per una certa dislessia nel dialogo, non c’era possibilità di capirsi: la giustizia puntava solo al consenso. Non era una giustizia di competenza, ma di effetto politico». Ma ora il vento è cambiato, e c’è tanto da fare. La guardasigilli Marta Cartabia, ha sottolineato subito Sisto, rappresenta «il giusto premio per chi sperava in una giustizia migliore». «Che un avvocato "militante" possa giungere a Via Arenula lo trovo un dato molto importante», dice Sisto a proposito del suo impegno di sottosegretario, un ruolo che lui stesso considera inscindibile dalla propria esperienza professionale. Un avvocato infatti è portatore di una certa cultura giuridica – sulla quale la stessa ministra Cartabia «è sintonizzata» - che pone al centro la competenza e il confronto. L’occasione per dare atto di questa interlocuzione costante e serrata tra ministero e avvocatura è stato proprio l’incontro di ieri al Cnf. Un appuntamento, ha ricordato la presidente della massima istituzione forense Maria Maria in apertura, utile a ribadire l’impegno del Consiglio sui temi portanti della giustizia e a rappresentare le istanze dell’avvocatura in merito ai lavori che sono in corso. Sul tavolo cinque dossier individuati come prioritari: riforma del processo penale e civile, giustizia tributaria, riforma dell’ordinamento giudiziario e magistratura onoraria, per la quale presto verrà istituita un’apposita Commissione. «La caratteristica peculiare delle commissioni che sono al lavoro al Ministero è la rapidità. Mentre in passato i lavori delle commissioni terminavano a causa della sopraggiunta fine della legislatura, oggi i gruppi di lavoro si riuniscono due volte alla settimana e una volta a settimana in plenaria per concludere il proprio compito entro un mese. Competenza, riflessione, confronto ed efficienza: questo il metodo-Cartabia», ha spiegato Sisto. Il primo provvedimento approvato dal ministero, con il decreto licenziato martedì sera dalla guardasigilli che fissa al 20 maggio l’inizio delle prove per l’esame forense, rinsalda proprio questo principio di efficienza e dialogo: il confronto anticipato con l’avvocatura, sottolinea Sisto, ha favorito infatti un risultato «straordinario dal punto di vista politico e forense», garantendo l’approvazione del provvedimento in tempi record. Lo stesso metodo, ha proseguito il sottosegretario, si ripropone «a livello più ampio» per le altre questioni sul tavolo. Dall’edilizia giudiziaria e penitenziaria, all’affermazione di un concetto di pena declinato al plurale: che non si fondi, cioè, esclusivamente sul carcere. Non in ultimo il tema della prescrizione: il tema «bollente», ha ammesso Sisto, il terreno di scontro più scivoloso all’interno della maggioranza. Sul principio sancito costituzionalmente del giusto processo e della sua ragionevole durata, ha avvertito ancora Sisto, pende un’insidia: «La tendenza pericolosa – ha detto il sottosegretario – di asciugare la ricchezza in nome dell’efficienza». In poche parole: di accorciare i tempi della giustizia comprimendo le garanzie della difesa. Un rischio ben evidente all’avvocatura che – come ha ricordato Masi - non potrà mai concordare su un simile approccio. «Nel processo civile e in quello penale più che interventi chirurgici sulle singole norme - ha spiegato la presidente del Cnf - bisogna attuare una visione generale e funzionale agli obiettivi da raggiungere secondo i principi del giusto processo e del dritto di difesa». Infine, la missione forse più complicata, il vero “cruccio” del garantismo. «Lo scopo della mia presenza è battermi contro il processo mediatico», ha dichiarato Sisto. «Basta conferenze stampa che “festeggiano” misure cautelari, niente protagonismi, niente interviste sui processi in corso, effettività del diritto all’oblio. Sono convinto che su questo tema possa esserci una sensibilità comune ed un ampio consenso a prescindere dalle appartenenze politiche», ha chiosato. Si tratta di un mantra, una lotta “senza quartiere”, in vista della quale Sisto invoca la più ampia collaborazione possibile con il supporto del Cnf. «Bisogna restituire il processo alle aule di tribunale – ha concluso Sisto rivolgendosi al plenum del Cnf - a chi, nella giurisdizione, determina le sorti del processo». «Il Consiglio nazionale forense è da sempre in prima fila per una battaglia culturale a favore del garantismo. È fondamentale salvaguardare la corretta idea del processo, con l’essere umano al centro come afferma la Costituzione. E non dobbiamo confondere il processo mediatico con il diritto all’informazione: la spettacolarizzazione e il sensazionalismo possono alimentare un’opinione pubblica colpevolista fin dalle indagini», ha replicato Masi. «Siamo da tempo convinti della necessità - ha concluso la presidente del Cnf - di porre dei limiti allo sciacallaggio mediatico che contrasta fortemente con lo Stato di diritto, che spesso viola il rispetto alla privacy e che rischia di esercitare un condizionamento indebito nei confronti degli operatori della giustizia».