Il Consiglio Nazionale Forense ha ribadito il principio secondo cui la sanzione disciplinare può essere ridotta se l'incolpato dimostra pentimento e consapevolezza del proprio errore. La sentenza n. 254 del 2022, pubblicata il 8 maggio 2023 sul sito del Codice deontologico, ha sottolineato l'importanza del pentimento e del cambiamento di comportamento successivo all'illecito disciplinare come indicatori di una condotta corretta.

Il Consiglio ha respinto i motivi relativi al merito del caso, ma ha accolto il motivo riguardante la misura della sanzione, decidendo di mitigarla. Alla luce del comportamento dimostrato dall'incolpato durante il processo, il Consiglio ha ritenuto appropriato ridurre la sanzione originariamente inflitta a un semplice avvertimento. Questa decisione è stata presa tenendo conto delle circostanze specifiche del caso.

Tuttavia, il CNF ha sottolineato che spetta agli organi disciplinari determinare una sanzione adeguata in base alla gravità e alla natura del comportamento deontologicamente scorretto. Sarà valutata la sincerità del pentimento manifestato dall'incolpato e l'effettivo cambiamento del suo comportamento nel corso del tempo.

È importante sottolineare che la determinazione della sanzione disciplinare non si basa semplicemente su un calcolo matematico, ma richiede una valutazione completa dei fatti, tenendo conto della gravità delle violazioni, del grado di colpa, del comportamento precedente e successivo dell'avvocato, nonché delle circostanze soggettive e oggettive della violazione. Vengono presi in considerazione anche i precedenti disciplinari, il possibile pregiudizio subito dalla parte assistita e dal cliente, nonché i fattori umani e familiari rilevanti, insieme alla buona fede del professionista.

In conclusione, il Consiglio, nel rispetto dei principi espressi dall'articolo 21 del Codice Deontologico Forense, ha deciso di applicare la sanzione dell'avvertimento, che rappresenta una forma attenuata di sanzione disciplinare. Questa decisione è stata presa in relazione alla violazione dell'articolo 52 del Codice Deontologico Forense, considerata la più grave tra le violazioni contestate e accertate nel caso in esame.