Con la sentenza n. 39767/2023 la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione condanna l'avvocato che divulga informazioni riservate riguardo a una fusione societaria a un concorrente, riconoscendo un caso di abuso di informazioni privilegiate.

La vicenda

Il caso di specie vede coinvolto un avvocato accusato di abuso di informazioni privilegiate, come previsto dall'articolo 184, comma 1, del Dlgs n. 58 del 1998. L'avvocato in questione aveva accesso a informazioni sensibili riguardanti una fusione societaria in corso. Tuttavia, anziché trattenerle con la dovuta riservatezza, ha condiviso tali informazioni con un proprio cliente, al di fuori del normale ambito delle sue attività professionali e senza alcuna giustificazione legittima. Il cliente, armato di queste informazioni, ha agito rapidamente e ha investito in un notevole numero di azioni della società coinvolta, realizzando un considerevole profitto dopo l'annuncio ufficiale della fusione e l'aumento del valore delle azioni.

La sentenza della Cassazione

Secondo quanto affermato dai giudici di legittimità, la notizia di una fusione societaria costituisce senza dubbio un'informazione privilegiata. Questa definizione si basa sul fatto che si tratta di un'informazione precisa, non ancora resa pubblica, che riguarda una società che emette strumenti finanziari quotati sul mercato telematico azionario. Queste informazioni, definite “price sensitive”, sono idonee a influenzare le decisioni di un investitore ragionevole. Questo significa che il loro uso improprio può comportare conseguenze legali.

La sentenza ripercorre e ribadisce i principi in materia affermati dalla giurisprudenza prevalente che stabilisce che la nozione di “informazione privilegiata” comprende non solo le informazioni relative a eventi price sensitive già verificatisi, ma anche quelle legate a eventi ragionevolmente prevedibili in futuro. Tuttavia, è necessario che queste informazioni siano precise e sufficientemente specifiche da consentire di trarre conclusioni sul loro possibile impatto sui prezzi.

L'elemento soggettivo in questo caso è altrettanto importante. L'agente deve essere consapevole della natura privilegiata dell'informazione e del suo potenziale impatto significativo sul prezzo degli strumenti finanziari. Nel caso in questione, l'avvocato era perfettamente consapevole di queste circostanze a causa della sua competenza professionale ed è stato condannato per aver deliberatamente trasmesso queste informazioni al suo cliente.