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L’anticipazione della riforma civile – dal 30 giugno 2023 al 28 febbraio prossimo – si è resa necessaria per evitare di perdere una tranche delle somme messe a disposizione dal Pnrr, pari a 19 miliardi, e ha subìto una accelerazione nell’ultimo mese, dopo una serie di approfondimenti svoltisi presso il ministero della Giustizia.
Il 30 novembre scorso il Capo di Gabinetto, Alberto Rizzo, ha incontrato alcuni funzionari dell’Unione europea, delegati al monitoraggio del cronoprogranma delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. In quella occasione, facendo una ricognizione generale rispetto al grado di reattività delle strutture interessate, Rizzo è stato rassicurato dal Dgsia sul completamento del necessario adeguamento dei sistemi informatici. Un obiettivo molto importante nel momento in cui il nuovo rito entrerà effettivamente a regime, che prende in considerazione i termini a comparire e il termine di costituzione del convenuto.
Due giorni fa una delegazione dell’Associazione nazionale magistrati, composta dal presidente Giuseppe Santalucia, dalla vicepresidente Alessandra Maddalena e dai componenti Cecilia Bernardo, Aldo Morgigni, Angela Arbore e Elisabetta Canevini, ha incontrato Rizzo «per confrontarsi sulle problematiche organizzative connesse all'anticipazione dell'entrata in vigore del nuovo rito civile». Il capo di Gabinetto del ministero della Giustizia si è reso disponibile ad assicurare un «sostegno in termini di risorse e strumenti» e - si legge in una nota dell’Associazione nazionale magistrati - «consapevole della necessità di riordinare l'attuale distribuzione del personale amministrativo, per assicurare una piena funzionalità del servizio giustizia, anche nell'ottica del perseguimento dei gravosissimi target del Pnrr, ha proposto l'istituzione di un tavolo congiunto con l'Anm per le attività di analisi».
Dopo l’incontro con i magistrati, l’11 gennaio sarà la volta degli avvocati. In quella data è fissata una riunione con la presidente del Cnf, Maria Masi, per discutere sempre sullo stesso tema: l’anticipazione della riforma del processo civile e le problematiche collegate.
Nei primi giorni di dicembre, a riprova dell’attivismo di via Arenula nel coinvolgere tutti i protagonisti della giurisdizione, in vista dell’attuazione definitiva della riforma civile, si è tenuta un’altra iniziativa. In un incontro online si sono collegati due avvocati e professori universitari (Ilaria Pagni dell’Università di Pisa e Antonio Briguglio dell’Università di Roma Tor Vergata, entrambi ordinari di Diritto processuale civile), otto magistrati, compresa una componente della giunta dell’Anm, ed un dirigente del ministero della Giustizia. Il gruppo di lavoro è stato creato per conoscere il punto di vista degli operatori del diritto rispetto alle nuove scadenze. Sono state raccolte diverse opinioni, presentate prima al capo di Gabinetto Rizzo e poi sottoposte alla definitiva valutazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Come detto, l’anticipazione della riforma civile si è resa necessaria per non perdere i fondi del Pnrr. I soldi dell’Europa sono indispensabili. Dietro l’angolo c’è però il rischio che si crei una discrasia nell’intero sistema giudiziario italiano con malumori e preoccupazioni diffuse.
Ma come si è arrivati a questo punto? Occorre partire dal 2021, quando la riforma del processo civile è stata agganciata al treno delle opportunità del Pnrr con un duplice obiettivo: ridurre l’arretrato pendente nei Tribunali ordinari nelle Corti d’appello e consentire una significativa diminuzione dei tempi di giudizio del 40%. Inizialmente la riforma civile avrebbe dovuto fare il proprio esordio all’inizio del 2023 in base alle richieste della Commissione europea.
Una serie di circostanze ha portato allo slittamento della data ritenuta utile dall’Europa per l’assegnazione delle doti finanziarie. Con l’attuazione della delega prevista dalla legge n. 206/2021 sono stati successivamente approvati due decreti legislativi da parte del Consiglio dei Ministri. La riforma civile ha preso corpo con la sua entrata in vigore prevista per il 30 giugno 2023, anticipata di due mesi al 28 febbraio.
Gli affanni e le preoccupazioni di questi giorni sono probabilmente anche il frutto di una mancanza di coordinamento nel governo Draghi sin dal marzo 2021. L’entrata in vigore della riforma civile nel febbraio prossimo è addirittura in ritardo rispetto a quello che chiedeva l’Europa, dato che lo scorso anno l’Italia si era impegnata a varare le riforme processuali per farle entrare in vigore entro questo mese.
Dunque, l’ingranaggio, con il carico di preoccupazioni, legittime, di questi giorni, si è inceppato nel 2021. Per questo motivo il nuovo governo e, soprattutto, il ministero della Giustizia stanno correndo ai ripari con il lavoro incessante di questi giorni. Il treno del Pnrr sta viaggiando spedito. Non provvedere all’anticipazione della riforma civile significherebbe fermare questa corsa con seri danni per il paese.