Due livelli. Uno interno, relativo alla professione e alla necessità di modernizzarla. L’altro al ruolo che gli avvocati – come categoria capace di parlare con una voce sola, e il più possibile chiara – devono assumere nell’evoluzione sociale del Paese. Sono le prospettive che il presidente del Cnf Francesco Greco ha suggerito a Ordini e Unioni territoriali forensi riunite oggi da via del Governo vecchio, nella tradizionale Agorà, convocata presso la Pontificia Università della Santa Croce.

Riguardo all’impegno pubblico, “politico” – in senso lato – dell’avvocatura, Greco ha osservato come sarebbe stata necessaria in passato, e sarà importante per il futuro, una presa di posizione pubblica della professione su tutti i temi legati ai diritti e alle grandi scelte, dal Jobs act allo ius soli, dal cuneo fiscale al dibattito sui vaccini durante la pandemia. Un’avvocatura protagonista dunque, capace di proporsi come punto di riferimento e interlocutore rassicurante per l’opinione pubblica. Al punto che il presidente del Cnf ha tradotto l’idea in immagine plastica quando ha ipotizzato «un portale dell’avvocatura capace di offrire risposte ai quesiti giuridici più comuni in una forma assai più affidabile di quanto non avvenga ora con Chat Gpt su qualsiasi argomento». Anche con il confronto su ipotesi innovative si realizza, per la nuova consiliatura del Cnf – che resterà in carica fino al 2026 –, l’obiettivo di rendere il più possibile «operativo» il carattere delle Agorà, in modo da individuare insieme le soluzioni più efficaci per far camminare le riforme, sia quelle interne all’avvocatura sia quelle che riguardano il funzionamento della giustizia. Alla riunione di oggi sono intervenuti 120 Ordini territoriali, rinnovati nella composizione, in rappresentanza di tutti i distretti di Corte d’Appello, e 12 delle 15 Unioni regionali forensi. Presenti i consiglieri nazionali e l’ufficio di presidenza del Cnf.

«È indispensabile avviare da subito un percorso condiviso con i Coa – ha esordito Greco – per ragionare insieme sui passi da fare e sugli obiettivi comuni, e per individuare le emergenze da affrontare». Tra le priorità, la riforma dell’accesso alla professione: «Nelle prossime ore – ha annunciato il presidente del Cnf – parteciperò alla prima riunione del tavolo ministeriale sulla riforma dell’accesso, istituito a seguito della richiesta con cui il Consiglio nazionale aveva rappresentato le attuali difficoltà al ministro Nordio». Poi il vertice di via del Governo vecchio ha citato le statistiche dell’ultimo Rapporto Cassa forense-Censis sull’avvocatura. A cominciare dal «calo degli iscritti» che «si consolida e si inserisce in un trend iniziato qualche anno fa. La professione è in difficoltà, i redditi sono bassi, ma il dato più preoccupante è quello che fotografa l’indice di soddisfazione degli avvocati nell’esercizio della professione: il 25,5 per cento degli intervistati», ha ricordato Greco, «la definisce molto critica, per il 30 per cento è critica ma sopportabile, e il 34 per cento si dichiara disponibile a lasciare la professione forense se si presentasse una valida alternativa».

Da qui nasce l’esigenza, secondo il presidente del Cnf, di «un confronto e un dibattito tra avvocatura istituzionale e Ordini degli avvocati. Questo Cnf intende lavorare per i prossimi quattro anni a fianco di tutte le componenti dell’avvocatura: Organismo congressuale forense, Ordini, Unioni e associazioni, perché insieme è possibile individuare e risolvere le esigenze quotidiane degli avvocati italiani».

«Abbiamo un compito», ha aggiunto Greco, «quello di modernizzare la nostra professione e restituire l’orgoglio di essere avvocati e la fiducia verso il futuro. Se non riusciremo in questa missione nell’arco di questo quadriennio, significherà che avremo fallito il nostro mandato. È una sfida complessa, ma abbiamo l’obbligo di accettarla e il dovere di rinnovare la nostra professione. Le questioni aperte sono tante, a partire dall’intelligenza artificiale, con cui dovremo confrontarci e che dovremo gestire».

E un altro dossier riguarda l’attuazione della riforma Cartabia sul processo civile, nello specifico sugli atti processuali digitali che pongono un limite massimo di caratteri al difensore, e soprattutto lo ancorano a una sanzione: «Dobbiamo fare le barricate – ha concluso con tono accorato Greco – perché nessuno può e deve imbavagliare il diritto di difesa. Su questo non siamo e non saremo disponibili ad alcuna mediazione. È inaccettabile che i limiti previsti siano correlati addirittura a delle sanzioni».

A seguire i componenti dell’ufficio di presidenza del Cnf hanno aggiornato la platea su diverse questioni operative. La consigliera segretaria Giovanna Ollà ha introdotto il tema delle specializzazioni forensi, con gli ultimi dati sugli avvocati che le hanno conseguite in virtù di dottorati di ricerca. La vicepresidente Patrizia Corona ha riferito dell’accordo tra Cnf e ministero dell’Interno sulla possibilità di scaricare i certificati anagrafici dei cittadini dall’Anagrafe nazionale della popolazione residente: si è in attesa del parere, vincolante, del Garante per la privacy. Il vicepresidente Francesco Napoli ha affrontato il tema della riforma dell’ordinamento forense, con l’invito a tutte le componenti nazionali e locali dell’avvocatura di analizzare i pro e i contro dell’attuale legge professionale, in modo da giungere, dopo che si sarà espresso il congresso straordinario del prossimo autunno, a un testo di riforma che abbia come obiettivo finale «gli interessi del cittadino». Infine, il tesoriere Donato Di Campli ha aggiornato i Coa e le Unioni sugli strumenti alternativi, dalla negoziazione assistita alla mediazione, annunciando che la Fiff, la Fondazione del Cnf per l’innovazione forense, sta predisponendo, a riguardo, una piattaforma che sarà operativa a fine giugno. Ha fatto seguito il dibattito, lungo e partecipato, con gli interventi dei rappresentanti di Ordini e Unioni.