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Il professore Marcello Gallo, scomparso nel 2023
Marcello Gallo è tra i maestri del diritto che non smetteranno mai di essere un faro per l’Avvocatura, per l’Avvocatura torinese e non solo. A un anno esatto dalla sua scomparsa, sul Dubbio proponiamo un ampio stralcio di una sua lectio magstralis, tenuta il 19 aprile 2018 sul “Dolo eventuale” al Palazzo di Giustizia di Torino, già divenuta un opuscolo commemorativo grazie al Coa di Torino e alla sua Commissione scientifica.
L’opuscolo è stato pubblicato nel 2020 con la prefazione dell’avvocato Cosimo Palumbo, che già due anni prima aveva introdotto la lectio del professor Gallo. Da allora, il Coa consegna una copia della pubblicazione a tutti i neoscritti all’Albo. Qui di seguito, uno stralcio dell’introduzione di Palumbo alla lectio del 2018.
Per me è un grande onore introdurre questo evento, presentandone il relatore. Ma è anche motivo di imbarazzo, perché Marcello Gallo non avrebbe avuto bisogno di alcuna presentazione.
Per quei pochi che non abbiano conoscenza della sua biografia, ricordo che il professor Marcello Gallo è stato allievo di Francesco Antolosei. Dal 1953 professore di Diritto penale all’Università di Torino, fino al 1975, e poi a Roma alla Sapienza, membro dell’Accademia dei Lincei, tra le sue pubblicazioni in materia di elemento soggettivo del reato vorrei ricordare: “Il concetto unitario di colpevolezza”, “L’azione finalistica nella dottrina tedesca” ( una delle pubblicazioni più importanti del ’ 900 sul tema), è del 1953 la pubbilcazione “Il dolo: oggetto e accertamento”, e poi, tra le altre sue pubblicazioni sul tema va ricordata “Colpa penale e dolo”. Le sue opere più recenti: “La piccola frase di Mortara”, “Le regole e il giudizio”, “La cadenza delle cosiddette moralità” ( pubblicata su “Critica del diritto” negli ultimi 20 anni e tradotta anche in tedesco), gli “Appunti di diritto penale”, rivisti e rielaborati ancora di recente, “Le fonti rivisitate”, ( 2017). Ricordare tutte le pubblicazioni, impegnerebbe il pomeriggio intero.
Come docente di Diritto penale, ha segnato la storia della nostra cultura penalistica, e rappresenta un monumento della nostra scienza giuridica.
Fin qui l’accademico, il docente universitario,
lo studioso del Diritto. Ma la grandezza accademica del professor Marcello Gallo credo sia pari alla sua straordinaria capacità professionale di avvocato. Sì, perché so quanto il professor Marcello Gallo ci tenga al titolo di avvocato: lo è stato ed è tuttora uno dei più autorevoli esponenti dell’avvocatura in Italia. L’esercizio della professione è sempre stato improntato alla tutela delle garanzie di chi, innocente o colpevole, fosse chiamato a difendersi dalla pretesa punitiva dello stato, avendo diritto ad un processo giusto. (...) Verso i colleghi ha avuto sempre grande rispetto, soprattutto verso i giovani: mai un accenno di superiorità, che pure è acclarata. E posso testimoniarlo, avendo avuto la possibilità, la fortuna e il privilegio, ( purtroppo per me solo in età non più giovanissima), di condividere con lui la difesa in alcuni processi.
Quando è stato senatore della Repubblica, dal 1983 al 1992, non ha accettato nomine prestigiose, onde allontanare qualunque ipotesi o sospetto di conflitto di interessi, tra il ruolo del legislatore e quello dell’avvocato. Nella sua veste di parlamentare, come non ricordare la sua presidenza della commissione Bicamerale per il parere vincolante al governo sulle norme delegate, che hanno dato vita al codice di procedura penale del 1989? Se da quasi trent’anni in Italia abbiamo un codice di rito di tipo accusatorio, lo dobbiamo anche al prezioso lavoro di quella commissione.
Da ultimo, vorrei ricordare la straordinaria cultura letteraria e storica, oltre che giuridica, di Marcello Gallo. Insomma, un maestro, nella cultura giuridica, nella professione ma, per tanti ( e mi ritengo fortunato ad essere tra questi) un maestro di vita.
(...) Vorrei concludere citando proprio Marcello Gallo nel discorso tenuto all’Accademia delle Scienze di Torino in occasione della celebrazioni per i suoi 90 anni: interrogandosi su che cos’è il diritto penale vivente dei nostri giorni, quali sono le sue fonti reali ed effettive, rispondeva: “Non dobbiamo andare dietro al diritto vivente ma dobbiamo cercare di conoscere il diritto vigente”. Ecco, conoscere. Avremo a breve il privilegio di poter conoscere: e, quanto conosceremo, sarà, ne sono certo, un tesoro straordinario, da custodire gelosamente per gli anni a venire.