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La seconda giornata della nona assemblea nazionale dell’Unione nazionale Camere civili è stata caratterizzata essenzialmente da due temi: il percorso di formazione specializzante e il futuro dell’avvocatura in senso unitario. L’incontro organizzato nel Centro congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria, a Rende, dove sono intervenuti diversi esponenti delle rappresentanze forensi, il Cnf, l’Ocf, Cassa forense e Aiga.
La prima parte è stata dedicata agli interventi di Tatiana Biagioni, presidente di Agi, Avvocati giuslavoristi italiani, la quale ha ribadito come l’avvocatura 2.0 debba puntare molto sulle specializzazioni con «competenze solide e generali», scartando invece le “micro”, e per formare gli avvocati del futuro è necessario che questo passaggio venga gestito da chi esercita la professione di avvocato. Grazia Ofelia Cesaro, presidente dell’Unione nazionale Camere minorili, ha posto l’accento sui doveri dell’avvocato quando si discute della crisi della famiglia: «Difendere un bambino è più difficile che difendere un adulto, e se difendi un bambino devi essere necessariamente un avvocato specialista».
L’avvocato Antonello Talerico, già presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro e attuale componente del Consiglio nazionale forense, ha illustrato l’orizzonte verso cui ha deciso di muoversi la massima istituzione dell’avvocatura: «Molti di voi hanno avuto modo di ascoltare il presidente Francesco Greco negli incontri pubblici che ci sono stati, apprezzandone la nuova impostazione che il Cnf vuole darsi, mediante una diversa dialettica che punta a interagire con il legislatore non solo nell’applicazione di nuove leggi ma anche nell’approccio che abbiamo avuto rispetto al contenuto degli atti. Riteniamo che l’avvocatura debba recuperare il senso di appartenenza. Basti pensare che quando si è trattato di decidere sui limiti dei caratteri per gli atti difensivi nel civile, a via Arenula c’era solo un avvocato e ben 14 magistrati. Su questo e altro siamo chiamati a fare fronte comune, parlando una sola lingua, perché spesso abbiamo le idee poco chiare».
Talerico ha criticato la magistratura che non sempre sarebbe capace di adempiere al proprio compito, innanzitutto di esprimere valutazioni personali, come nel caso dei gip, senza limitarsi a un copia e incolla degli atti. Il consigliere nazionale ha espresso pure un giudizio critico nei confronti delle università, e ha sostenuto la necessità di rivedere anche i principi che consentono agli aspiranti avvocati, e non solo, di ottenere i crediti formativi. Da rivedere, innanzitutto, il percorso di accesso alla professione e lo stesso esame da avvocato. Talerico ha quindi aggiunto: «Il Cnf oggi vuole governare l’evoluzione della classe forense, perché altrimenti l’avvocatura rischierebbe di perdere ulteriore terreno a vantaggio di altre professioni». Infine, una critica non tanto velata a chi ha pensato di organizzare un convegno sul rapporto etico tra magistratura e avvocatura senza invitare il Cnf, l’Unione Camere penali e la magistratura giudicante.
A seguire le parole dell’avvocato cosentino Francesco Calvelli, rappresentante dell’Ocf, che ha sottolineato «il dialogo con il ministro Nordio e con i sottosegretari sul tema della riforma Cartabia», ricordando come «nel gennaio del 2023 avevamo consegnato al capo di Gabinetto del guardasigilli una relazione che metteva in evidenza le criticità e le complessità della riforma».
L’avvocato Vito Caldiero (Cassa forense) ha ricordato che oggi più che mai è necessario separare le carriere dei magistrati: «Servono due Csm: solo così un avvocato, quando entrerà nell’aula del processo, si sentirà pienamente garantito», mentre il presidente dell’Ordine degli avvocati di Cosenza, Ornella Nucci, componente del Consiglio giudiziario di Catanzaro, ha evidenziato come, nel Distretto in cui esercita, ai rappresentanti laici non sia concesso il “diritto di tribuna” per le valutazioni di professionalità dei magistrati. Ha quindi sottolineato che «la formazione specializzante è innanzitutto quella degli studi e delle udienze e si fa nei processi».
Infine il presidente nazionale dell’Aiga Francesco Perchinunno ha incentrato il proprio discorso sul futuro: «Penso a uno studio con dieci colleghi che riescano a costruire un sito web, come hanno fatto alcuni giovani avvocati che si sono aggregati, prendendo in cura una società veneta che fattura mezzo miliardo di euro all’anno. È questa la direzione da seguire se si vuole dare un futuro alla nostra professione, perché oggi dal mio punto di vista esistono più avvocature».