«Il presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, all’esito della seduta odierna (di venerdì per chi legge, ndr) del plenum dell’Organo di governo autonomo della magistratura amministrativa ( Cpga) da lui presieduto, ha scritto al presidente del Consiglio dei ministri per informarlo che “il Consiglio di presidenza ha convenuto, all’unanimità, sull’esigenza di un intervento normativo volto ad assicurare lo svolgimento delle udienze camerali e pubbliche della giustizia amministrativa”». L’appello al governo «a non bloccare la giustizia amministrativa, reintroducendo le udienze da remoto», si legge ancora nella nota di Palazzo Spada, «è arrivato dopo la lettera delle associazioni che raggruppano i Consiglieri di Stato e dei Tar e le richieste degli Avvocati amministrativisti, con un documento approvato dal Cpga».

Una vittoria, sia per la magistratura amministrativa associata che per il Foro. Risalgono a martedì scorso le iniziative assunte dalle sigle che rappresentano l’avvocatura di settore: Unione nazionale avvocati amministrativisti (Unaa) e Società italiana avvocati amministrativisti (Siaa). Con la lettera di Patroni Griffi a Conte viene premiata la tenacia delle associazioni forensi, che ben conoscono il valore della soluzione “a distanza”, in un campo del tutto particolare qual è quello della giustizia dei Tar e del Consiglio di Stato, di fronte alla nuova, drammatica emergenza legata al covid.

«Il Consiglio di presidenza», recita ancora la nota di Palazzo Spada, «a larga maggioranza, ha espresso l’auspicio che “al fine di assicurare il regolare svolgimento delle udienze anche a fronte dell’aggravarsi dell’attuale situazione, si possa tornare al regime, eccezionale e temporaneo fino al 31.12.2020, delineato dall’articolo 4 del decreto legge n. 28/ 2020, che ha già dato prova di corretto funzionamento, secondo una soluzione peraltro condivisa dalle associazioni di categoria degli avvocati che si siano espresse al riguardo. Qualora invece il governo non intenda seguire tale impostazione- si legge nel documento il Consiglio di presidenza auspica che comunque qualsiasi diversa soluzione sia idonea a collegare il regime derogatorio di udienze, in tutto o in parte da remoto, a circostanze ben chiare, pur rappresentando l’esigenza, e insieme la difficoltà, di avere una disciplina unitaria del processo sul territorio nazionale». Il Consiglio di presidenza ha ribadito con fermezza, anche che «la pubblicità delle udienze e il contraddittorio in presenza fisica costituiscono princìpi basilari del processo amministrativo, ai quali non è e non sarà possibile derogare in tempi ordinari». Ma la consapevolezza della situazione di emergenza sanitaria in atto porta il Consiglio di presidenza «a rimettere ogni valutazione sulla portata dell’intervento normativo alla decisione dell’Autorità istituzionale decisoria ( Governo e Parlamento), trattandosi di una scelta politica che investe il quadro complessivo della situazione epidemiologica, il suo andamento in termini anche sanitari e il bilanciamento dei vari interessi in gioco».