È finita? Sì, è finita nel senso che si è conclusa con successo una battaglia dell’avvocatura. Con la pubblicazione, e la conseguente entrata in vigore, del decreto sui nuovi parametri nella Gazzetta ufficiale numero 96 di giovedì 26 aprile, può dirsi piantata l’ultima bandiera delle conquiste ottenute dalla professione forense nella scorsa legislatura. Ma così come le soglie introdotte dal ministro Andrea Orlando, lo stesso equo compenso «non dev’essere dato per acquisito: andrà difeso da tutti i tentativi normativi futuri di scardinarlo», ha ricordato il presidente del Cnf Andrea Mascherin.

Parole pronunciate all’incontro organizzato lo scorso 18 aprile sulle nuove misure. Non è perciò un caso se ieri, all’indomani dell’entrata in vigore del decreto sui parametri ( il numero 37 del 2018), lo stesso vertice del Cnf abbia deciso di trasmettere ai presidenti di tutti i Consigli dell’Ordine una nota con cui si apre di fatto una nuova fase di mobilitazione: «Con delibera presa in occasione del plenum di data 20 aprile, il Consiglio nazionale forense ha istituito presso di sé il nucleo di monitoraggio sulla corretta applicazione dell’equo compenso da parte dei clienti forti e dei parametri da parte dei giudici», ricorda innanzitutto Mascherin nella lettera, di cui si dà conto anche in un comunicato stampa. «Lo scopo» di quel monitoraggio, continua la nota, «è quello di contribuire, insieme a tutti i soggetti a vario titolo interessati, alla virtuosa applicazione delle fonti normative richiamate, iniziando da una sistematica raccolta di dati». Il presidente del Cnf confida dunque che i «Consigli dell’Ordine degli avvocati possano procedere a livello territoriale a organizzare analoghi centri di osservazione e a inoltrare al Consiglio nazionale forense i dati così raccolti dagli iscritti e dagli uffici giudiziari». Peraltro anche con questi ultimi «si auspica vengano strutturate idonee forme di collaborazione». Tale e così articolato lavoro di monitoraggio, fa osservare ancora Mascherin, «sarà utile anche a garantire massima trasparenza informativa ai nostri clienti». Dello screening, lo stesso Cnf darà regolarmente conto in «periodici rapporti di sintesi».

Da notare come il monitoraggio riguardi entrambe le misure chiave adottate per l’avvocatura dallo scorso Parlamento: l’equo compenso e le modifiche ai parametri. Non è un caso. Le due normative sono strettamente correlate, giacché la prima fa riferimento alle soglie indicate nella seconda, e si ispirano allo stesso principio: la tutela del decoro professionale. Che si realizza anche con l’inderogabilità di determinati limiti retributivi. Sia in relazione all’equità delle somme da corrispondere all’avvocato vessato con clausole ingiuste dai clienti forti, sia rispetto alla certezza delle soglie minime per la liquidazione giudiziale. Un combinato disposto reso possibile innanzitutto dall’interlocuzione tra lo stesso Cnf e il guardasigilli Orlando.

Rispetto all’equo compenso, Mascherin ha esortato a «consolidare culturalmente e politicamente questo principio, perché anche la sua applicazione si consolidi». E uno strumento essenziale di questa iniziativa sarà appunto il monitoraggio sul quale il presidente del Cnf ha chiesto la collaborazione di tutti gli Ordini. Rispetto al provvedimento sui parametri forensi, che aggiorna il decreto 55, va segnalato anche che la Gazzetta ufficiale pubblicata due giorni fa provvede a fornire il testo coordinato della norma, considerato che il nuovo decreto provvede innanzitutto a modificare gli articoli del testo precedentemente in vigore, oltre a fornire alcune integrazioni alle tabelle. Il nuovo articolo 4 dunque sancisce: «Il giudice tiene conto dei valori medi di cui alle tabelle allegate, che, in applicazione dei parametri generali, possono essere aumentati di regola sino all’ 80 per cento, ovvero possono essere diminuiti in ogni caso non oltre il 50 per cento». Si noterà come l’espressione «di regola» sia sopravvissuta solo riguardo alle soglie percentuali massime di aumento, e che invece riguardo alle percentuali massime di diminuzione, il testo reca l’inequivoca espressione «... in ogni caso non oltre il 50 per cento». Si tratta della previsione più significativa introdotta dal provvedimento, puntualizzata anche grazie alle indicazioni contenute nel parere espresso a fine 2017 dal Consiglio di Stato. Non a caso è su questa novità che Mascherin focalizza l’attenzione, con un tweet in cui ricorda appunto che «i nuovi parametri per gli avvocati» introducono «limiti inderogabili alla possibilità di riduzione da parte dei giudici». Come detto, gli stessi giudici dovranno attenersi proprio a quei limiti fissati dal decreto anche nel rideterminare la retribuzione dell’avvocato quando, in base alle norme sull’equo compenso, vi sia uno squilibrio contrattuale tra committente e professionista. È lì che il cerchio si chiude, in un combinato disposto normativo forte che proprio per questo, secondo il Cnf, andrà monitorato e difeso.