Il cammino dei diritti. Da questo concetto si sono sviluppati gli interventi della sessione di apertura del Congresso giuridico forense, organizzato dal Cnf e dalla Scuola superiore dell’avvocatura. Avvocate e avvocati provenienti da tutta Italia si sono dati appuntamento all’Auditorium del Massimo, a Roma, dove fino a sabato saranno impegnati in una full immersion di aggiornamento professionale. Sono 40 i seminari monotematici, distribuiti in nove sessioni di lavoro, nei quali i massimi esperti (in tutto 150 relatori) di diritto civile, diritto penale, procedura civile e penale, diritto internazionale, diritto tributario e diritto del lavoro affronteranno temi tra i più diversi con un occhio di riguardo alle novità legislative. A partire dalla riforma Cartabia.

La decima edizione del Congresso giuridico è stata aperta dalla presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, la quale ha sottolineato il valore di un nuovo statuto dei diritti nella società dei cambiamenti, prendendo spunto dagli insegnamenti di Piero Calamandrei. «I nuovi diritti – ha detto la presidente Masi -, vanno intesi non nuovi nell’accezione, ma per il contesto storico di riferimento. Qui si inserisce il ruolo del giurista e, quindi, quello degli avvocati nel sollecitare e nell’interpretare i cambiamenti in atto. Perché il diritto non è solo puramente normativo. È un elemento essenziale della cultura dell’uomo e della società».

L’avvocata Giovanna Ollà, vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura, ente di formazione del Cnf, si è soffermata sul valore della formazione per gli operatori del diritto, imprescindibile nell’attuale contesto storico contraddistinto da continui cambiamenti. «Dobbiamo – ha affermato Ollà - ancora e sempre di più parlare di diritti. Più che “statuto” dei diritti, sarebbe meglio definirlo “catalogo”. Si parla di diritti nuovi e di diritti scomodi, vale a dire quei diritti che devono essere tutelati maggiormente».

Il pubblico presente nell’Auditorium del Massimo ha accolto con un caloroso applauso il professor Guido Alpa, presidente emerito del Consiglio nazionale forense. La sua lectio magistralis è partita da due visioni del diritto con protagonisti Paolo Grossi e Stefano Rodotà. «Le due visioni del diritto – ha commentato Alpa -, quella di Grossi e di Rodotà, muovevano da presupposti diversi, anche per la loro diversa formazione culturale e la loro diversa storia personale. Ma presentavano molti aspetti comuni: l’idea che il diritto non potesse essere confinato solo nel mondo delle leggi, in quell’assolutismo giuridico contro il quale Grossi aveva condotto una battaglia coraggiosa, non sempre vincente, e l’idea che il diritto non potesse essere considerato come la mera crisalide formale entro la quale registrare la distribuzione del potere e i rapporti interindividuali». L’insigne giurista ha poi posto all’attenzione dell’uditorio il binomio nuovi diritti-nuovi cambiamenti. «Occorre tentare – ha aggiunto Alpa -, almeno con il metodo esemplificativo, di tracciare un catalogo significativo, che tenga conto dei fattori che si fanno promotori di nuovi interessi, di nuove pretese a cui il diritto, al quale ormai ci si rivolge per risolvere la maggior parte dei problemi, deve dare voce e protezione. È proprio l’apparato della giustizia, ordinaria, arbitrale, conciliativa, che deve dare risposta e soddisfazione. E gli avvocati ne sono parte insopprimibile e rilevante, intercettando i bisogni, studiando le forme adeguate, escogitando i rimedi più funzionali».

I cambiamenti ai quali stiamo assistendo non possono lasciare indifferenti gli avvocati. «Ecco perché – ha sottolineato Pietro Curzio, già primo presidente della Corte di Cassazione – il giurista deve sempre confrontarsi con la realtà che lo circonda». La società è mutata e sta mutando. La famiglia, le famiglie omogenitoriali, la gestazione, la voglia di genitorialità, la difesa dei diritti del minore sono temi che hanno visto in prima linea la Suprema Corte. Le sue sentenze hanno plasmato la giurisprudenza dell’ultimo decennio. «Senza dimenticare – ha riflettuto Curzio, che ha una formazione giuslavoristica essendo stato allievo di Gino Giugni – le nuove dinamiche relative al lavoro. Quest’ultimo ha perso la sua carica identitaria. Oggi, le persone, penso soprattutto ai giovani, non si identificano più con il lavoro che svolgono. Per questo motivo i cambiamenti vanno conosciuti e studiati. Una sfida importante che vede in prima linea gli avvocati».

Il diritto deve servire i diritti. L’intervento di Daria de Pretis (vicepresidente della Corte costituzionale e ordinario di Diritto amministrativo nell’Università degli studi di Trento) è partito da questa riflessione: «I diritti non nascono nei laboratori, ma nella realtà e dalla fattualità, come ci ha insegnato Paolo Grossi. I diritti non vivono da soli e gli avvocati sono promotori degli stessi». Secondo la vicepresidente della Consulta, «il ruolo della Corte Costituzionale nella società dei diritti e dei cambiamenti» è diventato sempre più impegnativo. «Nel contesto attuale – ha aggiunto – il ruolo delle corti sovranazionali, la Corte di giustizia dell’Unione europea e la Corte europea dei diritti dell’uomo, assumono sempre maggiore rilievo».

La conclusione della sessione inaugurale è stata affidata a Vincenzo Cerulli Irelli (ordinario di Diritto amministrativo nell’Università degli studi di Roma “Sapienza”). L’accademico si è soffermato su alcuni orientamenti della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, che con la loro giurisprudenza offrono al diritto fondamenta sempre più solide. Cerulli Irelli ha riflettuto inoltre sui beni collettivi nell’epoca dei cambiamenti: «In loro si rafforza il senso di comunità degli abitanti. Comunità che sono partecipi di determinati eventi e hanno un legame imprescindibile con il territorio in cui vivono». Particolarmente interessante il passaggio del professor Cerulli Irelli sui beni comuni, i quali trovano ragione di esistere sulla triade territorio-paesaggio-ambiente.

Nel pomeriggio è stata aperta la prima sessione di formazione e aggiornamento. Nel diritto civile l’attenzione è stata rivolta alla responsabilità medica tra colpa e casualità. I lavori sono stati moderati e coordinati dal tesoriere del Cnf, Giuseppe Gaetano Iacona. Il presidente dell’Unione nazionale camere civili, Antonio de Notaristefani, ha partecipato all’evento dedicato al giudizio civile di primo grado (coordinatore Alessandro Patelli, consigliere Cnf). Nella sessione dedicata invece al giudizio penale di primo grado sono intervenuti i penalisti Paola Balducci (Luiss “Guido Carli”, già componente del Csm), Oliviero Mazza (Università di Milano “Bicocca”) e Francesco Petrelli. La sessione è stata moderata dall’avvocato Francesco Favi.