Una regolamentazione normativa per gli avvocati monocommittenti è quantomai necessaria. È questo in sostanza quanto emerso dallo studio commissionato da Cassa forense e Fondazione Einaudi e presentato oggi a Roma, alla presenza, tra gli altri, del presidente del Cnf, Francesco Greco, e del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Il quale, nel suo intervento, ha aperto alla possibilità di una nuova normativa perché, ha detto, «si avverte la necessità di regolamentare la monocommittenza» sottolineando tuttavia che «il principio fondamentale da tenere presente è che l’avvocato, monocommittente o meno, deve sempre riferirsi ai principi cardine di libertà, autonomia e indipendenza».

Il titolare di via Arenula ha parlato di una vera e propria «rivoluzione» in atto nell’avvocatura, accelerata dalla crisi pandemica e dall’avvento di nuove tecnologie, la quale necessita di un «adeguamento normativo non del tutto facile». E per questo ha chiesto, in vista del Congresso nazionale forense di dicembre «non dei proclami generici ma proposte concrete e attuabili». Dal suo punto di vista, il Ministro ha assicurato l’assenza di «preclusioni di sorta o barriere ideologiche», garantendo massima apertura e disponibilità.

Poco prima, sul tema aveva esposto il suo pensiero il presidente Greco, il quale ha precisato che «in un dibattito che ha, a lungo, reclamato l’attenzione dell'avvocatura, il fenomeno della monocommittenza emerge come tema cruciale da regolamentare nell’attuale contesto di trasformazione dell’esercizio della professione forense». Precisando poi che tale regolamentazione non deve essere affrontata come una misura spot ma deve essere inserita in una riscrittura generale della legge professionale.

E specificando infine che «la figura dell’avvocato che esercita la sua attività esclusivamente per conto di un altro avvocato o di uno studio legale richiede un intervento normativo, per garantirne la corretta gestione e lo svolgimento etico di questa forma di collaborazione, nell’ambito di una riprogrammazione delle modalità di aggregazione professionale come le società tra professionisti e le società tra avvocati».

Greco ha poi assicurato a Nordio che «il tema sarà sicuramente oggetto di dibattito durante il prossimo Congresso forense», con l’obiettivo di «raccogliere le mozioni approvate, delle quali il Cnf si farà promotore presso il Governo e il Parlamento».

Il presidente del Cnf ha richiamato anche ad altre urgenze, quali la parità salariale tra avvocatesse e avvocati, tema sottolineato anche dal presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto. «Lo studio che abbiamo promosso con Cassa Forense rappresenta, a nostro avviso, un primo passo utile a disciplinare il fenomeno della monocommittenza - ha detto Benedetto - Un altro aspetto su cui ritengo ci sia ancora molto da lavorare riguarda il gender gap salariale che si verifica ancora oggi tra gli avvocati. Dati Censis, infatti, rilevano che le donne che esercitano la professione di avvocato guadagnano in media il 50% in meno rispetto ai colleghi uomini. Bisogna intervenire per arrivare a una doverosa parità».

E se per il presidente di Cassa forense, Valter Militi, «il tema della monocommittenza deve entrare nel dibattito dell’avvocatura e della politica», per il segretario di Ocf, Accursio Gallo, «la monocommittenza coinvolge oltre 30 mila avvocati in Italia e va pertanto affrontato con equilibrio, concretezza e lungimiranza». Per questo,

ha aggiunto, «l'Organismo Congressuale Forense ha inserito il tema tra le priorità della sua agenda politica, apportando il suo contributo non soltanto con l'elaborazione di documenti di studio, ma anche in sede parlamentare».