Ho seguito con stupore crescente i commenti che hanno accompagnato la vicenda legata alla somministrazione dei vaccini a magistrati e personale amministrativo del foro sassarese e ne ricavo l’idea che si tratti di una polemica strumentale, sterile e fuorviante che dai social è rimbalzata su alcuni mezzi di informazione. Si è gridato allo scandalo ritenendo improvvida l’iniziativa mirata alla somministrazione del vaccino agli operatori del locale comparto Giustizia, con priorità rispetto a non si sa bene chi. Va detto che alcune affermazioni riprodotte appaiono immediatamente condivisibili, come quella che ritiene ingiusto favorire una categoria a scapito di altre maggiormente a rischio o accettare di essere vaccinati prima dei più fragili così come auspicare il riconoscimento del diritto alla vaccinazione dei magistrati e del personale amministrativo soltanto nell’ambito di un piano vaccinale o ancora, valutare come essenziale ricomprendere gli avvocati nel novero degli operatori del settore giustizia. È il trionfo dell’ovvio. Non si tratta di ingiustificati privilegi riconosciuti alla “casta” come avventatamente sostenuto da taluno, ma della ineludibile necessità di garantire l’esercizio di un servizio pubblico essenziale per la vita democratica di un paese. Il Palazzo di Giustizia, per naturale vocazione, costituisce uno dei principali luoghi dove necessariamente si realizzano quotidiane concentrazioni di persone, dal magistrato al personale amministrativo, dagli addetti alla vigilanza che sottopongono a controllo un flusso continuo di visitatori all’avvocato come alla Polizia Giudiziaria e buon ultimo al cittadino che deve poter accedere per esercitare i suoi sacrosanti diritti. Tutto questo avviene regolarmente da oltre un anno pur in condizioni estremamente difficili, grazie alla migliore organizzazione possibile e al senso di responsabilità di tutti gli operatori appena menzionati. Fatta questa lunga ma necessaria premessa, per evitare il frutto avvelenato delle insinuazioni, giova ricordare come il nostro “comparto Giustizia” si è mosso lungo il solco tracciato dal documento a firma del Presidente della Corte d’Appello, del Procuratore Generale e del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari, con il quale si auspicava l’inserimento di tutti gli operatori nel piano vaccinale, avvocati compresi. Informati dai Capi dei nostri Uffici Giudiziari in occasione della periodica Conferenza permanente, il 26 febbraio abbiamo appreso che la campagna vaccinale sarebbe iniziata da lì a poco. Quando l’Autorità sanitaria locale richiese l’invio degli elenchi dei magistrati, del personale e appresso degli avvocati, non c’era ragione di diffidare della correttezza dell’operato da parte dell’autorità sanitaria che aveva preso in seria considerazione quanto autorevolmente auspicato dai firmatari summenzionati. Allora come oggi non si aveva ragione di dubitare della congruità del piano vaccinazioni varato dall’Azienda Sanitaria locale sicuramente concordato a livello regionale, così come è ragionevole escludere che dietro questa operazione si celasse alcun intento prevaricatore a scapito di ultraottantenni o altre categorie di aventi maggior diritto. La magistratura come l’Ordine Forense di Sassari, ben consapevoli delle difficoltà e dello sforzo organizzativo che i grandi numeri impongono sia in riferimento alla disponibilità dei vaccini in quantità sufficiente, sia in relazione alla tempistica che avrebbe impegnato gli operatori dell’Azienda Sanitaria, hanno fornito il loro contributo mettendosi a disposizione e trasmettendo i rispettivi elenchi. Sappiamo come è andata a finire. Ufficialmente per ragioni legate a difficoltà organizzative – ipotesi tutt’altro che fantasiosa per chi non ama la semplificazione e ha la minima conoscenza dei problemi - la somministrazione nel comparto Giustizia è stata sospesa e i vaccini disponibili sono tornati in frigorifero. Resta inspiegabile l’esultanza di chi si compiace del blocco delle vaccinazioni gratuitamente affermando che avrebbe prevalso “il senso di responsabilità di quella parte della magistratura” che si sarebbe dissociata dall’iniziativa per due semplici ragioni: la prima perché non è dato sapere quale sia “quella parte della magistratura” e la seconda perché la sostenuta dissociazione non risulta da nessuna parte. Pensar male, si sa, è peccato ma visti gli interventi polemici che si sono susseguiti a proposito di vaghe disparità di trattamento, presunti privilegi e della fantasiosa idea che l’Avvocatura sassarese sarebbe stata esclusa dal piano vaccinale a vantaggio dei magistrati e del personale amministrativo, viene da domandarsi quali siano i motivi di tante gratuite insinuazioni. L’Avvocatura sassarese ha sempre tenuto i contatti con l’Autorità Giudiziaria locale sotto il segno della massima collaborazione nell’interesse collettivo. Non si comprende per quale misteriosa ragione il nord Sardegna avrebbe dovuto rifiutare la somministrazione e attendere il via libera da parte dell’Autorità Giudiziaria o dell’Avvocatura cagliaritana. Si sostiene che avrebbe prevalso il buon senso ma, in realtà, il comparto Giustizia e gli avvocati sassaresi, per il momento, non saranno vaccinati. Se davvero la ragione della retromarcia dell’Azienda Sanitaria fosse conseguenza delle citate prese di posizione, non resta che domandarsi chi dobbiamo ringraziare.

*Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Sassari