Il procuratore Nicola Gratteri fa ancora discutere l’avvocatura calabrese. A destare indignazione, questa volta, sono state le parole pronunciate in Commissione Giustizia alla Camera, dove ha bocciato il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari. Gratteri ha parlato chiaramente di «grave ingerenza» con l’aumento di potere degli avvocati e ha tirato in ballo proprio i penalisti calabresi, ricordando di quelli rimasti coinvolti in operazioni antimafia e alla solidarietà espressa dalle Camere penali calabresi nei loro confronti. Parole che non sono piaciute al coordinamento dei penalisti, che ha diffuso una nota.

«L’ultimo allarme dell’ottimo procuratore di Napoli, evidentemente nostalgico delle Camere penali calabresi, riguarda il colpo grosso che stanno tentando di mettere a segno gli avvocati. I reprobi stanno cercando di sfruttare una congiuntura favorevole, infiltrarsi nei Consigli giudiziari e diventare arbitri delle carriere dei magistrati - si legge nel documento -. Inaudito, il futuro dei magistrati nelle mani degli avvocati! Si immagini questo mondo capovolto. La magistratura militante, dopo aver condotto una sanguinosa guerra di liberazione dai vincoli che impedivano di neutralizzare colletti bianchi, e tra essi i peggiori, gli avvocati, sarebbero sottoposti ai giudizi censori di costoro. Anziché arrestare avvocati delinquenti, i magistrati finirebbero per essere costretti ad esibire le loro nudità davanti a un plotone di azzeccagarbugli collusi col crimine e assetati di vendetta. E tra questi i peggiori, quelli delle Camere penali calabresi, che “disturbano il Manovratore” criticando senza nemmeno leggere le ordinanze cautelari, opere monumentali che spiegano che la guerra di religione è in pieno corso e che sia benedetta la gogna… E allora, basta con l’insopportabile mantra della presunzione di innocenza, basta coi loro cavilli da legulei, basta bavagli che impediscono di esporre i delinquenti al pubblico ludibrio… I colpevoli li ha sempre scovati lui, potete giurarci, e se alla fine molti di loro, dopo la galera, finiscono assolti, dimostrando che a non legger gli atti, semmai, è stato qualcun altro, beh è sol perché i giudici son deboli, le garanzie son troppe e i furbi l’han fatta franca. Ed allora l’appello dell’ottimo procuratore è a tutti voi, strenui difensori della società dal crimine: fuori gli avvocati, non solo dai Consigli, se vogliamo aver speranza di vincere anche l’ultima battaglia».