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Le code con centinaia di avvocati in attesa di entrare nel Tribunale di Roma da via Golametto hanno fatto fare a molti legali un tuffo nel passato, quando si attendevano ore per i depositi cartacei nelle Cancellerie. Il passato che ritorna è legato alle nuove regole previste dalla Procura per organizzare, dopo il d.l. n. 1 del 7 gennaio 2022, l’ingresso degli avvocati muniti di green pass base in Tribunale. Ma, come spesso succede, nel tentativo di migliorare le cose queste ultime si complicano terribilmente. Qualche giorno fa, il Procuratore aggiunto delegato alla sicurezza, Lucia Lotti, ha disposto, tra le varie cose, il controllo dei green pass base per gli avvocati, i periti, i consulenti ed altri ausiliari del magistrato a cura della Polizia penitenziaria. Inevitabili i disagi, come documentato da alcuni avvocati sulle pagine dei loro social network, considerato che quello di Roma è uno dei Tribunali più grandi d’Europa. In futuro per velocizzare le operazioni dovrebbe essere impiegato un totem per la rilevazione automatica del Qr code presente sul green pass, ma quella di oggi è stata una giornata da dimenticare. Il Cnf e l’Organismo congressuale forense sono intervenuti prontamente poco più di una settimana fa per chiedere alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, un intervento chiarificatore sulle nuove norme per entrare nei Tribunali riguardanti gli avvocati. Gli ingressi ritardati dalle code hanno provocato numerose proteste. «Abbiamo fatto i conti – dice l’avvocato Domenico Battista, che ieri mattina ha documentato sulla sua pagina Facebook quanto stava accadendo in via Golametto – con una situazione mortificante. Sembra che in questo periodo si consideri l’avvocato un soggetto casuale, svilendo la sua delicata funzione. L’obbligo di green pass per i legali e i consulenti sta creando non pochi problemi. Corriamo un rischio concreto, vale a dire la difesa senza difensori. Non possiamo con questa serie di provvedimenti legati al contrasto alla pandemia ridurre il processo ad una farsa. Quanto sta accadendo fa emergere problematiche che si ripercuotono sul ruolo del difensore». Battista sottolinea un altro aspetto: la scarsa chiarezza che ha caratterizzato i provvedimenti legislativi dai quali è derivato l’obbligo di green pass per gli avvocati. «Senza circolare della ministra della Giustizia – commenta – il decreto di inizio mese sarebbe stato incomprensibile. Il momento delicato che stiamo vivendo richiede massima attenzione, affinché i principi del giusto processo siano sempre preservati. Mi riferisco prima di tutto all’effettività della difesa. Ci ritroviamo di fronte ad una situazione in cui i processi già incardinati non possono essere messi in pericolo. L’emergenza pandemica e sanitaria va affrontata con razionalità. Attendere e fare lunghe code per entrare in Tribunale, a due anni di distanza dalla diffusione del Covid-19, è intollerabile». Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti, auspica che gli ingressi negli uffici giudiziari siano rapidi e senza intralci. Per questo fa alcune proposte. «Poiché i ritardi – evidenzia – si riverberano inevitabilmente anche sulla puntuale presenza dei difensori in udienza, rinnovo la richiesta, che era già stata formulata all’incontro con la Procura generale dello scorso 12 gennaio, di creare, almeno nei momenti di più grande affluenza, una fila riservata esclusivamente agli avvocati». Per migliorare la situazione occorrono più addetti ai controlli. «È indispensabile – aggiunge il presidente del Coa capitolino – il supporto di un numero adeguato di personale dedicato alla verifica della certificazione verde soprattutto la mattina all’orario di chiamata delle udienze e laddove si dovessero creare file sarà opportuno procedere con controlli a campione, anziché singoli. Inutile evidenziare la delicatezza della situazione che tutti stiamo vivendo e la necessità di evitare disagi e disservizi ulteriori rispetto a quelli che già impone il momento emergenziale». Il presidente Galletti evidenzia l'approssimazione che comunque ha caratterizzato la vicenda «con decisioni assunte senza preventiva concertazione con l'avvocatura e che a taluni sono sembrate addirittura violative dei diritti dei cittadini». «Dal punto di vista amministrativo – conclude -, la pretesa interpretativa di rendere immediatamente operativo l'obbligo del green pass ha destato perplessità e critiche, laddove nei primi giorni è stato complicato eseguire i controlli perché vi era incertezza finanche su chi dovesse provvedervi. Allo stato ha prevalso la tesi della immediata applicazione del green pass e a breve della necessità di quello cosiddetto rafforzato per gli over 50, ma già molti colleghi hanno annunciato impugnative avverso i provvedimenti attuativi dei vari procuratori ed avverso la nota interpretativa del Ministero, che ne ha sostanzialmente fatti propri i contenuti».