Capire il rapporto tra cittadini e imprese, da un lato, e pubbliche amministrazioni dall’altro, e saper intervenire quando quel rapporto è squilibrato. È questo il requisito di base per diventare un avvocato esperto di diritto amministrativo, come sottolinea Mario Sanino, presidente di Unaa (Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti), che aggiunge: «Premesso che non è facile occuparsi professionalmente solo di diritto amministrativo, essendo un settore ben più limitato, in termini di numero di pratiche, rispetto a quelli del civile e del penale, bisogna ammettere che la molteplicità delle amministrazioni, in termini di tipologia, organizzazione, poteri, e dislocazione geografica, e la delicatezza delle attività svolte da molte Pa, che influenzano la vita di tutti noi, richiedono una sensibilità e una preparazione da parte dell’avvocato amministrativista, la cui finalità principale è quella di tutelare i cittadini nei confronti del potere pubblico».

Per le ragioni sopra esposte, non sono molti gli avvocati amministrativisti. Ma cosa bisogna fare per diventarlo?

A questa domanda, Filippo Lubrano, presidente di Siaa (Società Italiana Avvocati Amministrativisti) risponde così: «Il punto di partenza è fare un’esperienza in uno studio di un avvocato amministrativista bravo, come è capitato a me, che ho iniziato la carriera nello studio del professor Giuseppe Guarino, e poi è certamente consigliabile la partecipazione a un corso di specializzazione, come quello organizzato dalla Scuola di alta formazione amministrativa, creata dalla Siaa e dall’Università Europea di Roma, che offre un master in Diritto processuale amministrativo». Sulla stessa lunghezza d’onda è Sanino di Unaa, che ribadisce: «Impari a fare l’avvocato amministrativista facendolo insieme a chi lo sa già fare... sempre che lo sappia fare bene, s’intende, fermo restando che anche la formazione è importante, tanto che abbiamo appena modificato lo statuto di Unaa per consentire l’organizzazione e l’attivazione di una Scuola di alta formazione in materia».

Una volta diventati avvocati amministrativisti, quali sono le attività tipiche di questa professione?

«Sono due le attività di base – rammenta Sanino – ossia l’assistenza nel procedimento amministrativo, per giungere a un provvedimento legittimo e condiviso nei contenuti, e la tutela in giudizio, per far annullare i provvedimenti illegittimi, ed ottenere dalla Pubblica amministrazione il risarcimento dei danni, che spesso, però, è un obiettivo irraggiungibile. Va detto al riguardo che negli ultimi anni si registra una tendenza netta di riduzione dei ricorsi al giudice amministrativo, e di crescita della consulenza procedimentale. In pratica l’avvocato amministrativista è diventato sempre più un ingegnere del procedimento, ovvero un professionista che si attiva già da subito con l’amministrazione per “costruire” un procedimento che giunga al contemperamento degli interessi privati e pubblici». Relativamente al ricorso amministrativo, Lubrano di Siaa specifica: «Esso consiste in una caccia all’errore negli atti della Pa, ma ormai l’intervento del legale esperto di diritto amministrativo si concretizza sempre di più in un’azione di riconoscimento di diritti e di interessi dei cittadini, e in questo ambito che stanno diventando frequenti anche le azioni di accertamento degli obblighi amministrativi in capo alle Pa». Una specializzazione, quella del diritto amministrativo, che non è però priva di difficoltà, come ammette il presidente di Unaa, Sanino: «Vi è innanzitutto la frequente incertezza sul giudice cui rivolgersi, per non parlare, in caso di controversie per appalti, del contributo unificato che non ha uguali, molto difficile da spiegare al cliente. Ma forse la principale difficoltà sta nell’impossibilità di ottenere dal giudice il provvedimento richiesto. Infatti, di regola, il giudice amministrativo annulla il provvedimento illegittimo, ma poi bisogna tornare dalla Pa competente, che deve riesercitare il suo potere, e limitare la discrezionalità di questo ri-esercizio è una sfida importante per l’effettività della tutela, tanto più che in un’amministrazione ci sono molte persone che decidono, che possono essere politiche e burocratiche, con logiche tutt’altro che coincidenti». Un altro elemento di difficoltà è ricordato dal presidente di Siaa, Lubrano: «Capita che alcuni magistrati del Tar e del Consiglio di Stato, avendo svolto ruoli nei Ministeri, come capo di gabinetto, o capo dell’ufficio legislativo, sono portati a considerare maggiormente le ragioni delle Pa, piuttosto che quelle dei privati, che si sono appellati alla giustizia amministrativa». Al tempo stesso, però, questa specializzazione offre non poche soddisfazioni, come chiosa Lubrano: «Vedere riconosciuto un diritto o un interesse di un cittadino, ingiustamente penalizzato da un atto amministrativo, o da una condotta inadeguata della Pa, è molto gratificante, e per questo aspetto la soddisfazione che prova un avvocato amministrativista non è molto dissimile da quella di un suo collega penalista, essendo entrambi in giudizio di fronte a un potere dello Stato, e non contro un altro privato».

Ma cosa servirebbe per migliorare il sistema in cui operano i professionisti legali che si occupano di diritto amministrativo?

«L’Unaa – evidenzia il presidente Sanino – ha proposto, con una mozione approvata a grandissima maggioranza al recente Congresso nazionale forense di Lecce, di istituire un organismo presso ogni Tar e presso il Consiglio di Stato, che consenta all’avvocatura di concorrere, con pari dignità, alla programmazione e gestione amministrativa dell’attività giudiziaria. Infatti, credo che la cooperazione fra gli operatori della giustizia amministrativa vada incentivata, per migliorare il servizio reso». Per la Siaa servirebbe una misura deflattiva degli arretrati: «Anche la giustizia amministrativa – segnala il presidente Lubrano – è oberata da molti contenziosi accumulatisi negli anni, per cui abbiamo proposto un intervento straordinario di innesto di giudici onorari per risolvere le richieste del passato, per lasciare poi ai giudizi del Tar le questioni più recenti».