Guerra, sanzioni e contenziosi. Un particolare fronte giudiziario potrebbe aprirsi dopo che l’associazione di avvocati francesi ACE-Avocats ha deciso di contestare il divieto dell’Unione europea di fornire servizi legali alle società russe.

Tre giorni fa la Corte di giustizia europea ha pubblicato un avviso ufficiale di deposito del ricorso di ACE- Avocats contro l'Ue (causa T- 828/ 22) per rivedere il divieto, introdotto nello scorso ottobre nell'ambito dell'ottavo pacchetto di sanzioni, di fornire servizi legali alle società russe.

Nella descrizione della causa viene evidenziato che il divieto deciso da Bruxelles «viola una serie di decisioni della Corte di Giustizia europea, nonché le direttive europee che riconoscono il diritto degli avvocati a fornire servizi legali senza restrizioni specifiche». Inoltre, l’associazione ACE- Avocats, assistita da Jean- Paul Hordies, ritiene che le decisioni del Consiglio europeo «violino l'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali».

Con l’aggressione militare ai danni dell’Ucraina l’Unione europea ha adottato una serie di provvedimenti contro la Russia, inasprendoli progressivamente con il passare dei mesi. Dal 6 ottobre 2022 è infatti vietato fornire, direttamente o indirettamente, servizi di consulenza legale al governo russo o a persone giuridiche, entità o organismi stabiliti in Russia.

I “servizi di consulenza legale” comprendono, tra le varie cose, la fornitura di consulenza legale ai clienti in questioni non contenziose, comprese le transazioni commerciali che comportano l'applicazione o l'interpretazione della legge; la partecipazione con o per conto dei clienti a transazioni commerciali, negoziati e altri rapporti con terzi.

Viene inclusa altresì la preparazione, l'esecuzione e la verifica di documenti legali. Il ricorso di ACE- Avocats fa emergere temi molto delicati. Due in particolare: la tutela del diritto di difesa, garantito in giudizio e nelle attività preparatorie ( controverso invece è se si possa dare consulenza in materia di sanzioni), ed il segreto professionale.

L’avvocata Francesca Sorbi, consigliera Cnf e capo della delegazione italiana al CCBE, associazione delle avvocature nazionali europee che rappresenta 46 Paesi dell'Ue e dello spazio economico europeo ed oltre un milione di avvocati, evidenzia che «il diritto di difesa deve essere garantito alla parte, che deve comprendere la portata delle sanzioni e come deve comportarsi per evitarle».

«Inoltre – prosegue Sorbi - l'assistenza legale deve essere consentita nella fase preparatoria del contenzioso e deve essere permessa a chi desidera disinvestire in Russia». I legali non possono veder pregiudicato il loro lavoro, così come non possono essere compressi i principi basilari dell'esercizio dello diritto di difesa nello Stato di diritto.

«Le proibizioni - aggiunge Francesca Sorbi - non possono pregiudicare il diritto dell'avvocato di ricevere il compenso per la sua attività legittimamente prestata. La società russa deve poter pagare l'avvocato italiano che l'assiste in giudizio. Vi è poi la questione del segreto professionale: deve essere sempre tutelato, non solo quando l'assistenza viene fornita in giudizio, ma anche nelle attività stragiudiziali di assistenza e consulenza».