Ornella Nucci è da poche settimane la nuova presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Cosenza. Tanti gli obiettivi che si prefigge il suo Coa. A Cosenza – ma la situazione è comune quasi tutti i Fori – si fanno i conti con gli effetti nefasti di oltre due anni di emergenza sanitaria e l’onda lunga di una crisi economica iniziata negli anni scorsi. Ecco perché è prezioso il costante confronto tra i protagonisti della giurisdizione.

«In questo particolare momento storico – afferma la presidente Nucci - è indubbio che l’avvocatura sia in crisi. Quello di Cosenza è un Tribunale importante, che oggi conta oltre 2400 avvocati regolarmente iscritti e non presenta condizioni di accesso disagiate. Certo, ogni cosa può essere migliorata. Sono sempre più convinta che l’avvocatura e la magistratura debbano parlarsi con sempre più frequenza ed individuare un numero sempre maggiore di percorsi virtuosi, anche tramite la sottoscrizione di appositi protocolli, che altro non sono che una sintesi di buone prassi spesso capaci di rendere tutto più semplice».

I segnali di una trasformazione in corso nell’avvocatura erano già visibili ben prima del 2020, anno dell’emergenza sanitaria. Il lockdown e i contagi hanno acuito alcuni problemi emersi ben prima della pandemia.

«Non mi riferisco solo – racconta al Dubbio l’avvocata Nucci – ad una crisi economica post-pandemica, perché, a mio parere, la pandemia ha fatto solo da detonatore di una crisi che era già in atto. È una crisi di idee, di risorse, di competenze. È, soprattutto, una crisi di valori, che, negli anni, ha completamente svilito la funzione di quell’avvocatura, fino a qualche decennio fa, orgogliosamente fiore all’occhiello della società civile. Pilastro della classe dirigente del nostro paese e della nostra città. Oggi, invece, l’avvocatura sembra sempre più arroccata su posizioni di retroguardia e questo non le fa certamente bene. È ora che torni a contare nelle cosiddette stanze dei bottoni, anche della politica, che si protagonista delle riforme, sempre ammesso che non sia troppo tardi. Per poter far questo il ceto forense deve puntare al recupero della sua funzione sociale».

Il tema della fuga dalla professione, affrontato dal nostro giornale già due anni fa con l’inizio del viaggio nell’avvocatura, continua ad essere il filo conduttore degli approfondimenti sulla vita dei Coa. Dal 2020 ad oggi, nell’Ordine degli avvocati di Cosenza si sono avute 297 cancellazioni dall’albo. Un voltare pagina, da un punto di vista professionale, incoraggiato dai concorsi nella Pa che si sono succeduti.

«Dei nostri ex iscritti – afferma Nucci - circa sessanta oggi sono cancellieri, una ventina sono passati all’insegnamento a tempo pieno, incompatibile con la professione, un’altra ventina distribuita tra ex Vpo, che hanno superato l’esame, ed ex colleghi che hanno superato altri concorsi. Non possiamo far finta di non sapere, inoltre, che molti colleghi, magari con poco lavoro, sono stati costretti a cancellarsi dall’albo perché non hanno retto il peso delle spese di studio e quello per il pagamento dei contributi verso Cassa Forense. Di certo la vita degli avvocati non è agevolata dalle liquidazioni dei compensi da parte dei Tribunali. Spesso, sono a dir poco sono mortificanti».

Ad oggi il Coa di Cosenza conta 2440 iscritti (1184 avvocate, 1256 avvocati). I praticanti sono 439 (168 uomini, 271 donne). In questo Foro sono censiti 41 studi associati, 3 società tra professionisti e altre 3 società tra avvocati. La presidente Ornella Nucci spera che il fenomeno delle cancellazioni dall’albo degli avvocati si arresti.

«La nostra – commenta - è una delle professioni più belle al mondo. Io sono innamorata del mio lavoro. Certo, non si può rimanere indifferenti, men che meno possono farlo i Coa, dinanzi a questa preoccupante fuga dall’avvocatura». Le ingenti risorse economiche messe a disposizione anche nella giustizia, secondo la presidente del Coa di Cosenza, potrebbero rappresentare una svolta: «Penso che l’accesso ai finanziamenti sia un fattore fondamentale per consentire ai liberi professionisti di investire e stimolare la crescita della loro attività. I fondi europei possono offrire diverse opportunità per gli avvocati, che, come liberi professionisti, possono fruire di finanziamenti per il proprio studio professionale, nonché acquisire formazione specializzante per sé e per i propri collaboratori. Questo è un tema che io vorrò approfondire anche perché ha occupato una parte del nostro programma elettorale e potrebbe davvero costituire un volano, soprattutto per i giovani».

L’esponente del Coa cosentino è convinta che dopo la pandemia si debba davvero voltare pagina. «In alcune circostanze – rileva Nucci - permane l’adozione di quelle misure emergenziali che erano state, giustamente, previste in tempo di pandemia, ma che oggi risultano anacronistiche e che non sono più tollerabili, quali, per esempio, gli accessi contingentati in alcune cancellerie o gli orari sensibilmente ridotti. Per non parlare, in alcuni casi, della carenza di organico, che non facilita di certo».