Una carovana di avvocati per accendere i riflettori sui migranti, sul diritto d'asilo e sulla sacralità del diritto di difesa. Tre giorni, tra Agrigento e Lampedusa, voluti e organizzati dal Consiglio nazionale forense e dal Coa di Agrigento, con il coordinamento della Fondazione del Consiglio degli Ordini forensi europei (Ccbe).

È Tralim III (Training of lawyers on europian law relating to immigration and asilum law), il progetto di alta formazione che mette insieme una delegazione di avvocati provenienti da tutta Europa (Cipro, Italia, Francia, Spagna, Grecia, Irlanda, Olanda e Polonia) per discutere di diritto europeo della migrazione e di diritto all'asilo. Un seminario a tappe, iniziato il 25 settembre ad Agrigento alla presenza del presidente del Cnf Francesco Greco e che domani e dopodomani si sposterà a Lampedusa, per toccare con mano tutte le problematiche legate al primo soccorso e all'accoglienza.

«Gli avvocati si occupano tutti i giorni della tutela dei diritti. La nostra preoccupazione per i recenti flussi migratori, un grave e complesso fenomeno epocale, non implica affatto la volontà di abbandono del controllo del territorio e dei confini nazionali. Questo compito è di competenza del governo, del legislatore e delle istituzioni europee, che devono garantire la sicurezza e l'ordine pubblico», spiega Greco, che aprirà anche l'ultima giornata di lavori all'interno dell'Hotspot di Lampedusa. «Tuttavia, la questione che desideriamo portare all'attenzione pubblica riguarda le condizioni umane estremamente difficili in cui si trovano i migranti. Queste persone non hanno scelto volontariamente di vivere in queste circostanze precarie, ma sono costrette a farlo per sfuggire a situazioni di vita difficili e drammatiche nei loro paesi d'origine», aggiunge il presidente del Cnf. Che infine sottolinea: «È essenziale trattare i migranti con umanità, garantendo loro dignità, assistenza medica e legale, e rispettando i principi dei diritti umani».

Lampedusa è l'ultima frontiera meridionale dell'Europa. Ed è qui che da sempre gli avvocati del foro di Agrigento si riversano per non far mancare il sostegno legale ai profughi. Tenere qui i lavori del Tralim III è un riconoscimento importante per chi da sempre è abituato a lavorare nell'ombra, ma in prima fila, per dare una mano a chi fugge. Perché approdare in Europa deve voler dire prima di tutto approdare su un territorio governato dallo Stato di diritto. «Il nostro lavoro è a tutto tondo», dice Vincenza Gaziano, presidente del Coa di Agrigento, foro competente sull'isola caduta in mezzo al Mediterraneo. «Assistiamo i migranti sia per i procedimenti amministrativi, come per il riconoscimento dello status di rifugiato, sia per i procedimenti penali, visto che negli anni si è passati dal reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina al reato di clandestinità tout court, che ha generato una mole enormi di processi penali», spiega Gaziano, in rappresentanza di un foro che si fa in quattro per dare un contributo costante e tempestivo, spesso anche su base volontaria.

Il progetto Tralim III prevede varie sessioni. Una prima teorica, andata in scena il 25, e dedicata al diritto dell'Unione europea, al diritto internazionale, oltre che alle differenze tra gli ordinamenti interni in tema di accoglienza e regolarizzazione. «Il confronto è servito a capire come ogni Stato si pone sia rispetto all'organizzazione dell'identificazione e dell'accoglienza, sia rispetto alle regole che presiedono al riconoscimento dell'asilo», dice ancora Gaziano, «perché a parte le regole generali, ogni ordinamento nazionale segue un percorso proprio». E in Italia le legislazioni in tema di immigrazioni da anni susseguono a ritmi frenetici e in assenza di norme transitorie. «Il rischio è che situazioni identiche vengano trattate in maniera differente» da un giorno all'altro, spiega la presidente del Coa agrigentino. Da qui, la volontà degli avvocati europei di creare una sorta di piattaforma comune per confrontarsi sul diritto ad emigrare per chi fugge da condizioni di vita non dignitose. «Ci accomuna l'auspicio che l'Europa intervenga per trovare una soluzione comune», argomenta Gaziano.

Ma a Lampedusa non andrà in scena solo un “convegno” tra avvocati: Cnf e Coa di Agrigento hanno voluto organizzare anche una sessione “pratica”, coinvolgendo tutti gli attori che operano sul campo. Inizia domani, alla sala conferenze dell’area marina protetta. I legali europei avranno modo di toccare con mano tutto il processo migratorio italiano, ascoltando le esperienze di chi salva vite in mare (il reparto aeronavale della Guardia di finanza e la Guardia costiera), di chi si occupa della prima identificazione (la Polizia di Stato), di chi organizza la tutela legale, di chi vigila (l'Unhcr) e di chi si occupa dei migranti presenti nell'Hotspot (la Croce rossa italiana).

Ma sarà il 28 settembre, che, guidati dal presidente Cnf, gli avvocati di mezza Europa potranno farsi un'idea di cosa significhi essere un migrante che sbarca in Italia, con un sopralluogo al molo Favaloro, l'approdo di barchini e bagnarole per i profughi di mezza Africa, e la visita all'interno dell'Hotspot. Solo vedendo con i propri occhi si può capire l'importanza della tutela del diritto.