Il Consiglio nazionale forense torna ad affrontare il tema della responsabilità disciplinare connessa all'inadempimento del mandato legale, in particolare per la mancata o tardiva presentazione dell'appello. Tale pronuncia, riportata nella sentenza numero 13/2023, ha ribadito che rappresenta una chiara violazione dei doveri professionali l’omessa, ritardata o negligente esecuzione di atti correlati al mandato o alla nomina, quando derivi da non scusabile e rilevante trascuratezza degli interessi della parte assistita (articolo 26 del Codice deontologico forense).

Nonostante la pronuncia (che ha condannato il professionista coinvolto), il Cnf ha dichiarato l'azione disciplinare prescritta. Tale decisione si basa sui tempi di prescrizione definiti dalle norme vigenti, che impediscono l'avvio di azioni disciplinari dopo un determinato periodo di tempo.

Nel caso specifico, l'avvocato incriminato era stato sanzionato dal Consiglio distrettuale disciplinare (Cdd) di Bologna a seguito di un procedimento disciplinare, poiché aveva violato il codice deontologico non presentando l'appello contro una sentenza emessa dal tribunale di Piacenza, che nel frattempo era divenuta irrevocabile. Questo nonostante avesse ricevuto l'incarico da parte del suo cliente.

L'argomento trattato nella pronuncia del Consiglio nazionale forense evidenzia l'importanza della responsabilità degli avvocati nell'adempimento dei loro doveri professionali e nella tutela degli interessi dei loro clienti.

L'obbligo di presentare l'appello tempestivamente, quando appropriato, è una componente essenziale della pratica legale che richiede la massima attenzione e impegno da parte degli avvocati.

La sentenza del Cnf, sebbene abbia dichiarato prescritta l'azione disciplinare nel caso specifico, sottolinea l'importanza di adottare un approccio professionale rigoroso e una corretta gestione dei mandati affidati, al fine di evitare conseguenze disciplinari e preservare l'integrità della professione legale.