Nella vita di Laura Hoesch c’è stata una demarcazione netta tra ribellione e libertà con la scelta della seconda opzione. Un percorso chiaro che ha permesso all’avvocata del Foro di Milano, scomparsa tre giorni fa all’età di 87 anni – i funerali si sono svolti ieri nel Cimitero monumentale del capoluogo lombardo -, di affermarsi nella professione forense e di diventare un punto di riferimento in anni in cui le prime conquiste sociali avrebbero consentito di scrivere alcune pagine della storia del nostro Paese.

Chi ha conosciuto Laura Hoesch può confermare che i traguardi raggiunti nella sua lunga carriera professionale, soprattutto nella difesa dei diritti civili, sono stati il risultato di tanti sacrifici e di perseveranza, senza mai rinunciare alla propria personalità. Tratti distintivi emersi sin dalla scelta universitaria, ricaduta sulla facoltà di Giurisprudenza, con la successiva iscrizione presso l’Ordine degli avvocati di Milano nel 1965 l’attenzione rivolta al diritto del lavoro e al diritto di famiglia.

Hoesch ha fatto parte per quasi un decennio del Comitato di redazione di “Lavoro 80” e “D&L-Rivista critica di diritto del lavoro”. Ha ricoperto la carica di vicepresidente della Commissione regionale per le Pari opportunità e ha curato una rubrica sull’inserto “Corriere Lavoro” del Corriere della Sera. È stata componente del Coa di Milano dal 2000 al 2004 e del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dal 2007 al 2013.

Avvocata civilista si è a lungo occupata di tematiche famigliari (affidamento dei minori, comunione legale dei beni, misure cautelari, separazioni e divorzi, accordi per la regolazione della famiglia di fatto, mediazione famigliare nel processo) e bioetica. Hoesch si è battuta con successo per fare ottenere alle madri adottive gli stessi diritti delle madri naturali; ha lavorato per contrastare le discriminazioni di genere in violazione del principio di uguaglianza e le molestie sessuali nei luoghi di lavoro. Un impegno appassionato che nel 2017 le ha consentito di ricevere il premio alla carriera dal Comitato Pari opportunità del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano. Un impegno senza sosta che è durato fino a pochi giorni fa con l’ultimo atto visionato e firmato, prima che la malattia prendesse definitivamente il sopravvento.

Tra i casi seguiti dall’avvocata Hoesch il divorzio tra l’imprenditore dell’acciaio Giorgio Falck e Rosanna Schiaffino e quello tra il cantante Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker. Ma nel suo studio di via Mascagni, poi trasferito in Corso di Porta Vittoria, sono passate anche tante persone comuni. Ad ognuna di loro è stata riservata sempre la massima attenzione, perché i diritti, quando devono essere difesi, non fanno distinzione tra chi è un vip oppure no.

In una intervista pubblicata a maggio sul settimanale “Io donna” del Corriere della Sera Hoesch sostenne con convinzione che «il diritto è vita!». «Bisogna prenderlo – evidenziò - dalla sua astrattezza e versarlo nella concretezza della vita. Pensate che anche quando salite sul tram e comprate il biglietto, state stipulando un contratto di trasporto regolato dalla norma di legge».

Nella primavera scorsa l’avvocata milanese ha scritto il libro intitolato “Una delle tante” (Baldini+Castoldi). È un memoir in cui si intrecciano racconti di vita quotidiana ed esperienze fatte nel corso di una lunghissima carriera professionale con uno stile autoironico, che offre ampio spazio all’indagine interiore. In “Una delle tante” emerge il ritratto di una donna straordinaria - così hanno ricordato Laura Hoesch amiche, amici, colleghe e colleghi -, che ha sempre combattuto per sé ma mai contro qualcuno, che ha amato la libertà più della ribellione.

L’Ordine avvocati di Milano, presieduto da Antonino La Lumia, in una nota ha definito Hoesch «una voce attenta e appassionata. La ricordiamo nel suo profondo intervento durante la commemorazione dei 150 anni della nostra istituzione. Terremo con noi il suo esempio, la sua forza gentile, la competenza, l’equilibrio e la costante attenzione verso i diritti delle persone e la dignità della professione. L’Ordine degli avvocati di Milano si unisce al dolore della sua famiglia e di quanti le hanno voluto bene».

L’avvocata Grazia Ofelia Cesaro ha conosciuto Laura Hoesch oltre trent’anni fa. «Erano i primi anni novanta – racconta al Dubbio Cesaro -, io ero agli inizi della professione e mi ero iscritta a un convegno sul ruolo dell’avvocato di famiglia. Non so perché, ma quel convegno si svolse in un teatro. Laura dialogava con Irene Bernardini, bravissima psicologa e mediatrice familiare, scomparsa prematuramente. Io ero pronta a prendere appunti su norme e procedure, ma il loro colloquio volò molto più in alto, come Laura era solita fare. “Non cercate nelle norme la soluzione”, diceva, “le norme si adatteranno alla vostra visione della difesa. È su questa visione che dovete concentrarvi, e la troverete insieme al vostro assistito. Il vostro lavoro, difficile ma bellissimo, è cercare la parte luminosa di una persona arrabbiata, sofferente, forse anche antipatica. Ma voi dovete trovarla, e se la luce è bassa, il vostro compito è quello di riaccenderla, dirigendo lo sguardo non al passato, ma al futuro”. Ricordo che Bernardini le rispose sorridendo: “Così mi rubi il lavoro, amica mia”. E Laura, con la sua ironia gentile, replicò: “No, così faccio bene il mio, certo lasciando spazio anche al vostro, indispensabile”. In questo scambio c’è tutto ciò che per me è stata Laura Hoesch: nella sua visione ampia e coraggiosa, nelle mille battaglie, che hanno coinvolto anche l’intreccio virtuoso tra diritto del lavoro e diritto di famiglia. Una visione originale e al tempo stesso moderna».