L'Associazione italiana giovani avvocati, Aiga, esprime «soddisfazione per il ddl del ministro della Giustizia Carlo Nordio, orientato al rafforzamento delle tutele e delle garanzie dell'indagato e dell'imputato oltre che a una maggiore riservatezza di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda penale». Il presidente dei giovani avvocati, Francesco Paolo Perchinunno, in una nota, sottolinea come la «strada verso la stagione delle riforme» sembri «segnata, anche se molto vi è ancora da fare».

«L'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, norma rivelatasi inefficace, non impedirà - spiega il leader di Aiga - il perseguimento delle condotte illecite commesse dai rappresentanti delle Pa, ma eviterà la celebrazione di procedimenti che nella stragrande maggioranza dei casi trovano sentenza di archiviazione o di assoluzione. Nel solo 2021, 4.465 su 5.418 procedimenti aperti si sono conclusi in udienza preliminare, o con giudizio abbreviato con esito assolutorio». Per il responsabile del Dipartimento del processo penale di Aiga, Mario Aiezza, «di rilevante importanza è anche il rafforzamento delle garanzie nella disciplina delle intercettazioni, con il divieto di indicare i dati personali dei soggetti diversi dagli interessati e di pubblicare le intercettazioni che il magistrato non abbia menzionato nella motivazione del provvedimento o utilizzate nel dibattimento».

«Il rinnovato contenuto dell'informazione di garanzia - aggiunge - consentirà all'indagato di essere immediatamente messo a conoscenza dell'accusa a suo carico». Infine, per i giovani avvocati, è «giusta la scelta di impedire al Pm di appellare le sentenze di assoluzione, anche se per i soli reati a citazione diretta, mentre irragionevole appare la disciplina, introdotta dalla riforma Cartabia, che obbliga l'imputato a rilasciare il nuovo mandato ed eleggere domicilio per l'impugnazione al termine della celebrazione del primo grado di giudizio». «Sotto questo profilo - conclude - Aiga invita il governo ad intervenire e ad eliminare una disposizione che limita, in modo del tutto ingiustificato, l'accesso ai gradi superiori».