La legge delega fiscale, fortemente voluta dal Governo Meloni, è stata approvata definitivamente alla Camera il 4 agosto scorso con 184 voti favorevoli e 85 contrari. La riforma fiscale, che potrà, dunque, prendere corpo nei prossimi mesi – il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, l’ha definita un «grande risultato» -, arriva cinquant'anni dopo gli ultimi interventi organici: era l’ottobre del 1971. Allo stesso tempo inizia il conto alla rovescia, dato che il governo avrà 24 mesi per predisporre uno o più decreti legislativi recanti la revisione del sistema tributario. La delega fiscale si compone di 23 articoli, distribuiti in cinque titoli.

Il Consiglio nazionale forense, considerato il dialogo sempre costruttivo con il Mef, è molto soddisfatto per il recente passaggio parlamentare. Da via Del Governo Vecchio viene manifestata «condivisione per il contenuto della legge delega per la riforma fiscale». In una nota si esprime «apprezzamento per l’impegno del viceministro all’Economia, Maurizio Leo, nell’interlocuzione con l’avvocatura nei tavoli tecnici per la definizione dei decreti attuativi». «Dopo la riforma della giustizia tributaria – rileva il Consiglio nazionale forense -, che ha sicuramente segnato una svolta, si potrà finalmente procedere alla definizione di un sistema fiscale efficiente e moderno, in una cornice di un nuovo rapporto tra fisco e contribuente». Il Cnf ricorda anche che da tempo l’avvocatura «ha manifestato la necessità di una razionalizzazione del sistema tributario, caratterizzato da interventi disorganici e frammentari».

«L’auspicio del Consiglio Nazionale Forense e dell’avvocatura – si legge ancora nel comunicato stampa diffuso - è che il percorso di riforma possa compiersi nei decreti delegati, con la realizzazione di un rapporto informato a principi di lealtà e trasparenza tra fisco e contribuente, nel pieno rispetto dei principi di legalità, affiancato da una costante lotta all’elusione e all’evasione fiscale».

La riforma fiscale potrebbe aprire una fase nuova: incidere sull’organizzazione e sulla qualità del lavoro degli avvocati in una direzione ben precisa. «Il risultato finale - conclude il Consiglio nazionale forense - ci si augura potrà costituire un ausilio per giungere ad una più efficiente organizzazione dell’attività degli avvocati, favorendo l’aggregazione professionale, in armonia con le novità fiscali che verranno introdotte, ridisegnando i modelli di associazione professionale con la tutela dei collaboratori ed estendendo alle professioni la possibilità di operare con il contratto di rete».