Il numero degli avvocati nel Foro di Grosseto si è leggermente assottigliato dal 2020 ad oggi. Tre anni fa gli iscritti all’albo erano 622, attualmente se ne contano 570 ( di cui 311 avvocate e 259 avvocati). I praticanti, tra abilitati e non abilitati, sono 83. Secondo il presidente del Coa, Alessandro Oneto, passano gli anni e gli avvocati sono chiamati ad affrontare ciclicamente sempre nuove sfide alle quali si agganciano pure alcune difficoltà.

«Svolgere la nostra professione - afferma Oneto – è sempre stato difficile. Il codice deontologico assegna agli avvocati il compito più gravoso che esista, secondo solo a quello dei medici: loro difendono la vita, noi la libertà, il contraddittorio e il giusto processo. Decisamente impegnativo. Di sicuro oggi la professione è diventata più complessa, meno remunerativa ed esige aggiornamento e preparazione, che disorientano i giovani laureati, reduci da un sistema di preparazione più lungo e apparentemente con più esami, che spesso non illustra come il diritto non sia un insieme di materie, ma un unicum con principii fondanti che un avvocato deve padroneggiare per difendere presso ogni sede il proprio assistito. E questo non ha nulla a che fare con le specializzazioni» . Il presidente del Coa di Grosseto riflette su una evoluzione inarrestabile degli ultimi anni riguardante il ruolo dell’avvocato tanto nella professione quanto nella società.

«L’attacco più insidioso all’avvocatura – dice - mi sembra sia questa proliferazione di sotto albi, di elenchi che prevedono figure come il custode, il delegato alle vendite, l’amministratore di sostegno, l’esperto della crisi, diverso dal curatore, diverso dal liquidatore, e chissà quanti se ne inventeranno al ministero della Giustizia, dove gli avvocati consiglieri forse non esistono neppure e che trasformano l’avvocato, con la “a” maiuscola, in un piccolo tecnico sostituibile e dipendente dal magistrato di turno che assegna l’incarico. Tutto questo diventa più evidente in un Foro piccolo e in una provincia da 230mila anime, come quella di Grosseto. Ecco perché, secondo me, abbiamo perso “appeal”. Ma questo non è necessariamente un male. Chi vorrà oggi fare l’avvocato, quello che difende sul serio, nello Stato e dallo Stato, senza perdere di vista chi siamo e cosa difendiamo, credo avrà praterie da percorrere nei prossimi anni e la fuga dall’avvocatura degli indecisi può non essere un male».

I cambiamenti che hanno interessato e tuttora interessano la professione forense hanno influito sulle scelte lavorative, rendendo la toga meno attraente del passato. «La riapertura dei concorsi pubblici – spiega Alessandro Oneto - ha decimato la pratica professionale. L’Ufficio del Processo ha sedotto molti ragazzi, ma forse abbandonerà anche. Persino colleghi preparati sono diventati “Cancellieri esperti” e insospettabili hanno depositato la domanda per diventarlo».

A questo punto affiorano alcuni ricordi personali del presidente del Coa di Grosseto: «Quando mi iscrissi io al registro praticanti, intorno al 1997, eravamo una carica di 130 laureati di belle speranze e oltre un terzo è diventato avvocato. Ora non si iscrive al registro più di una decina di persone e forse solo uno o due di questi diventeranno avvocati. Ci si iscrive per avere punteggio nei concorsi. Anche molti colleghi hanno mollato.

Non mancano però dei casi controtendenza. Proprio nei giorni scorsi una collega è stata felice di giurare nuovamente. Dal 2018 siamo circa 50 in meno. Da 620 iscritti alla cassa a 575. La Pubblica amministrazione è invitante e seduce, specie per le nostre giovani colleghe, anche le più brave e dotate, che lì possono trovare tutele, sicurezze economiche e orari che un avvocato sogna e che, forse, troverà alla soglia dei quarant’anni, specie in provincia. Il compito di questo Coa sarà, quindi, proprio quello di far comprendere chi sia un avvocato, formarlo alla professione e non nel mestiere, tutelare la sua indipendenza dal potere costituito e anche quella economica ed essere accanto al collega, se viene attaccato» . Il presidente Oneto si sofferma su alcune caratteristiche del Foro della città toscana.

«Grosseto - aggiunge - è un luogo dove l’economia è imperniata sull’agricoltura e sul turismo. Dove, per fortuna, i reati veri, come omicidi, estorsioni, rapine a mano armata, sono pochi. Parlare quindi di specializzazione di uno studio è difficile. Quasi tutti devono avere una infarinatura generale, da tuttologi. Il turn- over dei magistrati è stato poi sempre sostenuto e la vicinanza da Roma è un elemento di non poco conto».

Sull’organizzazione del lavoro in Tribunale il rappresentante degli avvocati di Grosseto fa una analisi approfondita. «Per tanto tempo – evidenzia molti giudici, prossimi al trasferimento, hanno rinviato l’udienza di precisazione di conclusioni e la sentenza a date in cui sarebbero già stati trasferiti e ancora abbiamo pendenze delle sezioni distaccate. Penso che questo, l’ordinamento giudiziario più che il rito, sia qualcosa da rivedere per velocizzare sul serio e non creare tentazioni. Qualcosa sta cambiando e la nostra collaborazione sarà massima. Il rapporto- relazione con i giudici è storicamente ottimo. Il settore penale, ferme tutte le grandi questioni nazionali irrisolte, penso ora sia un piccolo gioiellino, un esempio e gli avvocati non si sono sottratti alla sfida, sono stati leali. Lo sforzo sarà riorganizzare il settore civile, quello che più soffre di tempi lunghi e sommarietà, anche per criteri di valutazione del lavoro che nei piccoli centri diventano ancora più decisivi e favoriscono le scelte semplici». Il Coa di Grosseto, guidato da Alessandro Oneto, è pronto a fare con determinazione ed impegno la propria parte.