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È certamente impossibile non restare attoniti di fronte alla tragedia della psichiatra barbaramente uccisa a Pisa da un suo paziente. Anche noi avvocati ci sentiamo e siamo vulnerabili nella difficile professione che svolgiamo, che ha a che fare con i valori fondamentali delle persone. Colpisce come notizie del genere scatenino il solito refrain per cui l’avvocato è identificato con il proprio assistito e con il delitto del proprio assistito, solo per aver accettato di difenderlo; complice, colpevole o truffaldino perché certamente grazie a qualche sotterfugio da “azzeccagarbugli” consentirà all’accusato di farla franca.
Come se la difesa dell'individuo fosse un’onta per il professionista, un orpello per l’assistito, un di più, anzi, peggio, un diritto che si concede o si nega a seconda delle circostanze o dell'umore popolare. La difesa è un diritto inviolabile, innegabile e deve essere garantita a tutti, secondo il nostro ordinamento, le nostre leggi, lo Stato di diritto, la nostra società civile.
Certo, per le nostre leggi, scritte non dagli avvocati, il colpevole del delitto potrebbe non fare nemmeno un giorno di carcere se riconosciuto - da un giudice, a seguito di un accertamento medico specialistico e non certo perché frutto di un artificio difensivo – totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto: ma non per questo se la sarebbe "cavata", perché subirebbe comunque, alle condizioni previste dal codice penale, la restrizione della propria libertà. È la legge che lo prevede perché l'infermo di mente, se ritenuto pericoloso, deve essere internato e curato, non sottoposto a detenzione ordinaria, che sarebbe una sanzione inutile e dannosa per lui, per gli altri che si troverebbero a suo contatto in carcere e per la società.
Bisogna essere chiarissimi, poi, su un altro punto: anche il peggior criminale ha diritto ad un equo processo ed un processo non è equo senza che sia garantito il diritto di difesa e la difesa tecnica è un dovere per gli avvocati. Si è garantisti, se si crede nel garantismo, soprattutto quando si ha a che fare con autori di crimini efferati non solo quando si ha a che fare con le vittime o gli innocenti.
Il garantismo non va interpretato come un atto di benevolenza ma come il compimento pieno della giustizia all’esito del quale verrà giustamente condannato chi effettivamente venga accertato come colpevole dei fatti addebitati. È questo un principio basilare che discende dalla nostra Costituzione e dai Trattati che tutelano i Diritti Umani: la difesa cui ognuno ha diritto non può essere preclusa e non può essere esercitata che da un avvocato. Punto.
La canea indecente e becera che si è sviluppata sui social e sui post dei giornali locali online, prima ancora di essere ingiustificata, è in antitesi con la necessità di tutelare i diritti fondamentali dell'individuo e di intendere il processo penale. È incapacità di informare, se non deliberata volontà di disinformare. Il diritto di difesa è riconosciuto a tutti, ma proprio a tutti, senza alcuna distinzione di sorta.
La Camera Penale e l’Ordine degli avvocati di Pisa, la Camera Penale e l’Ordine degli avvocati di Lucca, cui appartengono i due difensori di chi è imputato del delitto di Pisa, unitamente all'Osservatorio Avvocati Minacciati della Unione Camere Penali Italiane si affiancano ai due colleghi iscritti in difesa e a supporto del loro dovere di difendere l’altrui diritto di difesa. Questo impongono la nostra Costituzione e tutti gli Ordinamenti che si ispirano a principi di civiltà giuridica che rispettano i diritti umani.
Pisa-Lucca- Roma, 25/05/2023
Per l’osservatorio Avvocati Minacciati dell’Ucpi, i responsabili Avv. Ezio Menzione e Avv. Nicola Canestrini;
per la Cp di Lucca, il presidente Avv. Marco Treggi;
per la Cp di Pisa, il presidente Avv. Serena Caputo;
per il Coa di Lucca, il presidente Avv. Flaviano Dal Lago;
per il Coa di Pisa, il presidente Avv. Paolo Oliva