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Gianluca Gambogi
Gianluca Gambogi, penalista del Foro di Firenze, è autore del libro “La deontologia, un futuro dal cuore antico”, pubblicato da Giuffrè nella collana “Diritto e rovescio”. Nel volume l’autore tratteggia il futuro dell’avvocatura attraverso il perdurare di determinate regole deontologiche dalle quali non si può prescindere nell’interesse non solo della professione forense, ma anche della giurisdizione e, quindi, dei cittadini. Il libro di Gambogi è ben documentato. Può infatti contare su un centinaio di fonti bibliografiche e consente di conoscere temi fondamentali come l’autonomia e l’indipendenza del legale, passando per la tutela del segreto professionale, sino ad affrontare il rapporto con i giudici e con i clienti, senza tralasciare il ruolo degli avvocati con l’avvento della giustizia predittiva.
«Penso – dice al Dubbio l’avvocato Gambogi - che la deontologia sia il miglior passaporto per il futuro dell’avvocatura e ciò è possibile grazie alla capacità delle regole comportamentali di modellarsi alle esigenze quotidiane del difensore, lo dimostrano le norme lontanissime nel tempo che pure consacrano principi ancor oggi validi. L’autonomia e l’indipendenza sono fondamentali per un avvocato, ne parliamo sempre a proposito dei magistrati dimenticando che si tratta di principi propri della nostra legge professionale e anche del Codice Deontologico. Non possiamo farne a meno e sono senz’altro da tutelare sempre. L’unico limite è quello dell’indifferenza. Un avvocato che ama il proprio mestiere non può, come ricordava Angiola Sbaiz, prima donna ad essere presidente di un Ordine, rimanere indifferente alle esigenze degli ultimi, come si usa dire. La professione forense vuol dire avere passione ed è un elemento imprescindibile per la democrazia. Su questo si può essere, credo, tutti d’accordo».
Nelle pagine di “Deontologia” si pone un accento particolare sulla questione dell’uso di espressioni sconvenienti e offensive. «Al di là del fatto che sono vietate – commenta l’autore -, come ricordava anche Calamandrei, spesso e volentieri le espressioni sconvenienti ed offensive sono del tutto inutili alla difesa, se non addirittura dannose. Non è un caso che proprio Calamandrei raccomandasse, ed era una provocazione non troppo provocazione, di far sostenere al candidato dell’esame di procuratore legale la cosiddetta “prova di resistenza”: resistere alle offese e alle invettive altrui».
La parte centrale del libro è dedicata al rapporto tra avvocati e magistrati. «Anche in questo caso Calamandrei, ma anche altri autori – aggiunge Gambogi -, sono da ricordare proprio perché tratteggiano in maniera coerente i punti salienti del rapporto tra avvocato e giudice. Bisogna credere nel giudice, poiché non è possibile far diversamente e la ragione è semplicissima: se non credi nel giudice, non puoi pensare che le argomentazioni difensive possano convincerlo ad aderire alla tesi difensiva prospettata». Attenzione particolare, inoltre, viene dedicata al rapporto con la stampa, con numerosi interrogativi che emergono sempre con prepotenza in occasione di casi giudiziari complessi e di cronaca nera.
L’autore riflette sulle esperienze di noti avvocati impegnati in processi che, al di là delle questioni giuridiche trattate, hanno avuto risvolti tali da interessare l’intera collettività. «Direi – afferma Gambogi - che la regola generale, che non deve mai essere dimenticata dall’avvocato, è quella di mantenere un rigoroso equilibrio con i giornalisti. Prima di evidenziare le norme deontologiche relative al rapporto con la stampa, è opportuno evidenziare che il difensore, in simili contesti, dovrà necessariamente tener conto che la difesa diligente e attenta al proprio assistito passa attraverso un corretto rapporto con la stampa». La deontologia, dunque, è un faro. Illumina il presente di ogni avvocato e al tempo stesso rappresenta un “futuro dal cuore antico”.