Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce l’interpretazione della norma sul compenso degli avvocati in caso di transazione, affermando il diritto degli stessi a un aumento fino a un quarto del compenso previsto per la fase decisionale.

La sentenza ha messo fine a una vicenda giudiziaria presso il tribunale di Bologna, in cui due avvocati avevano richiesto il pagamento dei loro compensi per l’assistenza legale fornita a un cliente sia in sede giudiziale che stragiudiziale.

La controversia, che riguardava la divisione di beni immobiliari tra fratelli, si è risolta in modo inaspettato quando le parti hanno deciso di raggiungere un accordo transattivo dopo la prima udienza.

Il tribunale di Bologna ha dato ragione agli avvocati, ordinando al cliente di pagare loro quasi 7mila euro. La decisione si basava sull’articolo 4, comma 6 del Decreto Ministeriale n. 55 del 2014, che prevede un aumento del compenso fino a un quarto in caso di transazione o conciliazione giudiziale. Di conseguenza, è stata liquidata una somma di Euro 1.907,75.

Convinti che ci fosse stato un errore di calcolo nella liquidazione del compenso durante la transazione, gli avvocati hanno deciso di agire e presentare un ricorso per la correzione di un presunto errore materiale. Nonostante la loro determinazione, il tribunale ha respinto il ricorso.

La questione è giunta quindi in Cassazione, che ha ritenuto fondata la contestazione sollevata dagli avvocati. Infatti l’articolo 4 del Decreto Ministeriale n. 55 del 2014 prevede che, in caso di conciliazione giudiziale o transazione della controversia, il compenso dell’avvocato debba essere aumentato fino a un quarto rispetto a quello altrimenti liquidabile per la fase decisionale.

La Cassazione ha sottolineato che l’obiettivo della norma è incentivare le conciliazioni e le transazioni, premiando gli avvocati che raggiungono accordi al di fuori del processo. Pertanto, l’interpretazione del tribunale di Bologna, che prevedeva un compenso solo parziale in caso di transazione, è stata dichiarata non condivisibile. Inoltre, la Cassazione ha riconosciuto che l’opera svolta dagli avvocati per raggiungere un accordo transattivo richiede spesso un impegno maggiore rispetto alla semplice preparazione delle difese conclusive per la fase decisionale.

In sintesi la sentenza conferma che gli avvocati hanno diritto a un compenso che comprende sia il compenso per la fase decisionale non svolta, sia un aumento fino al 25% di tale importo, quando una controversia viene risolta tramite transazione.

Con l’ordinanza cassata, la vicenda sarà rimandata al giudice del rinvio per una nuova valutazione del compenso da liquidare agli avvocati in base alle disposizioni chiarite dalla Cassazione.