Con la firma, a nome dell’Italia, da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, della Convenzione europea per la protezione degli avvocati, promossa dal Consiglio d’Europa, si aggiunge un altro tassello che riconosce l’importanza della professione forense. La sottoscrizione, avvenuta in Lussemburgo martedì, ha concluso un percorso iniziato già da qualche anno sul quale, come ha sottolineato il presidente del Cnf, Francesco Greco, l’avvocatura italiana si è mossa offrendo sempre un contributo di idee.

Nutrito il gruppo degli Stati firmatari della Convenzione. Oltre all’Italia, ci sono Andorra, Belgio, Estonia, Francia, Grecia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica di Moldova e Svezia. Si tratta del primo trattato internazionale vincolante in una materia fondamentale – con riflessi immediati anche in tema di diritti umani – che assicurerà protezione agli avvocati e, più in generale, a tutta l’attività difensiva.

Grazie alla Convenzione, gli Stati aderenti si impegnano a vigilare sul rispetto di tutti i diritti della difesa e assicurano la più ampia libertà nell’esercizio della professione forense, senza tralasciare l’incolumità degli avvocati. «L’Italia – si legge in una nota del ministero della Giustizia – è uno dei primi Stati membri del Consiglio d’Europa a firmare la Convenzione, dopo aver avuto parte attiva nella predisposizione del testo». Nordio sottolinea il valore del trattato: «La figura dell’avvocato – commenta – è essenziale all’esercizio della giurisdizione, e auspico che, dopo le prossime riforme costituzionali, anche il suo ruolo venga riconosciuto e inserito nella Carta fondamentale dello Stato».

Esprime soddisfazione per l’adesione dell’Italia alla Convenzione il presidente del Cnf Francesco Greco. «Per molti anni – dice – l’avvocatura italiana si è occupata, e continua a farlo con convinzione, dei pericoli ai quali sono esposti i colleghi in diversi Paesi. Ritengo pertanto importante il passo avanti compiuto con la convenzione per la protezione degli avvocati, messa a punto dal Consiglio d’Europa e sottoscritta anche dal governo italiano due giorni fa». Inoltre, Greco invita ad attribuire il giusto valore della “Carta”, varata nelle scorse ore a Lussemburgo, e a non abbassare mai la guardia, dato che i rischi che corrono molti avvocati riguardano specifici contesti anche in Europa. «Ci sono Paesi – afferma Greco –, come abbiamo visto di recente, in cui il pericolo può essere addirittura fisico.

Ma c’è un passaggio della Convenzione che ci aiuta a comprendere come la protezione, in realtà, vada oltre le minacce alla persona strettamente intese. Mi riferisco al punto in cui si sancisce che l’avvocato deve poter assicurare ai cittadini l’effettivo accesso alla giustizia. Ebbene, in tempi in cui la riforma post Cartabia continua a complicare tale rapporto, e a fronte di costi sempre alti per la tutela dei diritti, affermare il principio della effettiva accessibilità mi pare un passo avanti pure rispetto a contesti come il nostro. Si tratta di un tema che accogliamo con grande favore».

Daniela Giraudo, consigliera Cnf e capodelegazione presso il Ccbe (Consiglio degli Ordini forensi d’Europa), si sofferma sul ruolo svolto dall’Italia: «Ritengo veramente importante che il nostro Paese sia stato tra i primi firmatari della Convenzione, che ha l’obiettivo di tutelare aspetti vitali quali l’autonomia e l’indipendenza degli Ordini, la riservatezza delle comunicazioni tra avvocato e cliente e, in buona sostanza, la tutela dei legali nel quotidiano esercizio della professione. Sbaglia chi pensa che tale protezione sia d’interesse solo per gli addetti ai lavori, qualcosa da riferire alla sola avvocatura e, quindi, rispetto alla quale poter essere estranei, come se si trattasse di qualcosa di utile solamente agli appartenenti a una ristretta compagine. Il rispetto dello Stato di diritto, del diritto di difesa, e di un processo equo, sono tutti concetti che riguardano ogni cittadino e cittadina e che possono essere esercitati solamente se l’avvocatura è libera e tutelata nella possibilità di svolgere, in indipendenza e senza timori, il proprio ruolo di difensore dei diritti».

La penalista e consigliera Cnf Nadia Germanà Tascona ripercorre alcune tappe fondamentali che hanno portato alla firma del trattato internazionale. «La Convenzione del Consiglio d’Europa – afferma –, firmata anche dall’Italia, rappresenta un passo storico nel riconoscimento del ruolo fondamentale dell’avvocatura nella salvaguardia dello Stato di diritto. Il testo è frutto di un lavoro pluriennale. Nel 2022 è stato istituito il Comitato di esperti sulla protezione degli avvocati, incaricato di elaborare il progetto di Convenzione. Dopo nove incontri, tra il 2022 e il 2024, il Comitato di esperti ha presentato il progetto al Comitato europeo per la cooperazione giuridica, che lo ha approvato nel novembre 2024. Ai lavori degli esperti ho avuto l’onore di partecipare in rappresentanza dell’Italia, su designazione del ministero della Giustizia e indicazione del Cnf. Alla base del lavoro, vi è stata l’esigenza concreta di reagire a fenomeni purtroppo crescenti in molti contesti: l’intimidazione sistematica, la delegittimazione e le interferenze nei confronti di chi esercita la professione forense, in particolare in ambito penale e nella difesa dei diritti umani».