Sono stato nominato ispettore ministeriale per gli esami di avvocato; in tutto, in Italia, siamo poco più di una ventina, uno per ogni Corte dAppello. Nonostante che lincarico sembri rimandare a personaggi gogoliani magari un po stupidi, ma molto pomposi, colleghi che lo avevano ricoperto in anni precedenti mi avevano detto che è un compito facile facile, al limite della pura formalità, tantè che il ministero non lo retribuisce nemmeno. Si tratta, mi avevano detto, di andare alla Corte cui sei destinato nei tre giorni degli scritti, badare che non ci siano violazioni proprio gravi (il classico telefonino sfuggito al controllo, da cui viene dettato il compito) e in tal caso riferirle al presidente della Commissione e, nei casi estremi, farli mettere a verbale dal cancelliere segretario. Poi ci andrai di nuovo qualche volta, a sorpresa e a campione, nel corso degli orali, più che altro per valutare possibili irregolarità poste in essere dalla Commissione. Niente di speciale, penso, si può fare, concludo e accetto. Invece, con le nuove modalità dellesame imposte dalla pandemia il compito non è più affatto facile e i punti critici che sin dora si intravedono sono parecchi, e le linee guida emanate dalla Commissione centrale presso il ministero non aiutano un granché. Andiamo direttamente alla questione principale, senza girarci intorno. Come sappiamo, gli scritti sono stati sostituiti da un orale rafforzato che si terrà da remoto e durerà unora per ogni candidato: mezzora per la ricerca e mezzora per la discussione con la Commissione. È il candidato a scegliere le materie: diritto e procedura civile oppure diritto e procedura penale oppure amministrativo. Mezzora per pensarci, fare la possibile ricerca e organizzare un discorso non è davvero molto, considerata anche la condizione di estrema agitazione in cui verseranno i candidati. Ma tantè sarà così per tutti: tutti agitati e affannati più o meno in pari grado. Ma il punto non è questo. Il punto è che gli scritti avevano di buono che i candidati erano tutti quanti alla pari, almeno ai blocchi di partenza, e poi ognuno faceva valere quel che sapeva. Ma nel nuovo sistema ci saranno domande e casi magari molto semplici oppure veramente difficili, magari di involontaria ferocia. È ben vero che le linee guida ministeriali dettano regole per cercare di uniformare il livello dei casi da sottoporre, ma sono regole generali e generiche e, alla fine, saranno le Commissioni a stendere domande e casi da sottoporre allesaminando. E le Commissioni non sono una ogni Corte dAppello, che già desterebbe qualche preoccupazione, ma si sono divise in sottocommissioni (a Roma e Milano 35; a Bologna, che dovrò monitorare io, 12 e così via) e non sarebbe stato possibile fare altrimenti visto che mille candidati (in tutto sono 26.000) implicano mille ore di esami e una commissione ne potrà fare tre o quattro al giorno, poi sarà fusa. Questa è la maggiore criticità, che rasenta la possibile ingiustizia: e già intravedo gli innumeri ricorsi al Tar dei bocciati. Per noi ispettori cè un problema: se notiamo una accentuata differenza di livello fra il caso posto a un candidato e quello posto a un altro, dobbiamo lamentarcene col presidente della Commissione e mettere la cosa a verbale? Io penso di sì, anche se non mi auguro ce ne sia bisogno. È vero che situazioni molto critiche potranno essere raddrizzate tenendone conto in sede di valutazione di ammissibilità allorale, valutazione che segue immediatamente lesame di ogni singolo candidato, ma in questo modo si va ad aggiungere disomogeneità a disomogeneità, anche se del tutto in buona fede. Per di più, mentre le linee guida espressamente prevedono che gli ispettori possano accedere in ogni momento agli esami, non è chiaro se avranno accesso anche alla stanza virtuale della valutazione dellesame.Insomma, quello che doveva essere un incarico facile facile intravedo che sia diventato un compito molto più impegnativo e delicato. Certo, non solo per noi ispettori, ma anche per le Commissioni e soprattutto anche per i candidati. Staremo a vedere. Ore ed ore ed ore attaccato al computer: non è un granché di prospettiva.