I cambiamenti in corso nella giustizia hanno nella riforma Cartabia la rappresentazione più evidente e più impattante per tutti: avvocati, magistrati e cittadini. La seconda giornata del Congresso giuridico forense, che si chiuderà oggi a Roma, si è soffermata su questo aspetto. Attenzione particolare è stata rivolta alla riforma del processo civile in appello e ai nuovi procedimenti di separazione e divorzio. Sul primo tema l’incontro moderato dal vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, ha visto protagonisti Girolamo Bongiorno (emerito di diritto processuale civile alla “Sapienza”), Adele Ferraro (giudice della Corte d’appello di Lecce) e Stefania Stefanelli (associato di diritto privato dell’Università di Perugia).

Greco: «Un processo civile ad ostacoli» 

«Il Congresso giuridico forense ha dimostrato di essere l’appuntamento di più altro profilo in termini di scambi di idee, di aggiornamento e di formazione professionale». Parte da questa premessa l’avvocato Francesco Greco, che non ha risparmiato critiche verso i recenti interventi legislativi. «Tutti i relatori intervenuti, - commenta il vicepresidente del Cnf -, sia professori universitari che magistrati, fino ad arrivare ai colleghi che ogni giorno si recano in Tribunale, hanno unanimemente condiviso l’opinione che questa riforma civile non va bene. Il nostro legislatore si ostina a creare una serie di percorsi ad ostacoli, di trabocchetti, di infortuni che possono capitare nell’ambito del processo. Non è concepibile che nel nostro Paese il cittadino, che chiede la tutela dei diritti, debba affrontare un processo pieno di insidie. Il livello di civiltà giuridica è destinato a retrocedere nel momento in cui si rende più difficile la tutela dei diritti, dimenticando che dovrebbe essere alla base del nostro sistema giuridico. Il cittadino che si rivolge allo Stato per chiedere la tutela dei diritti deve essere messo in condizione, come stabilisce la Costituzione, di avere un accesso semplice ed immediato».

Il riferimento è in modo particolare al processo per Cassazione. «Ormai – commenta Greco – è diventato veramente impegnativo. Mi limito ad analizzare non la questione relativa a un eventuale successo in Cassazione, ma ai rischi di incappare in un ostacolo processuale che condiziona l’ammissibilità del ricorso, perché la Cassazione possa ammetterlo a giudizio. La procedibilità e l’ammissibilità riguardano una serie di elementi di cui sono intrisi i processi per cui il giudice è chiamato adesso a spostare il raggio d’azione su un campo che esula dalla fondatezza del ricorso. L’avvocatura è molto preoccupata. Io penso che l’attività del Cnf nel prossimo futuro dovrà essere rivolta a chiedere un intervento del legislatore tale da semplificare l’accesso alla giustizia per il cittadino».

All’estero si è seguita una strada diversa. A spiegarlo è lo stesso Greco: «In Spagna hanno fatto una riforma che ha semplificato i passaggi. Il cittadino cita le parti, ha venti giorni per comparire, indica al giudice gli strumenti di prova. Il giudice esamina il fascicolo, ammette le prove e dà inizio al processo. Utopia pura da noi, se pensiamo ai percorsi preliminari e ai passaggi nel processo che rendono difficile arrivare al punto in cui il giudice potrà giudicare se hai torto o ragione. Ecco perché credo che tutta l’avvocatura dovrà chiedere al Parlamento di semplificare il processo e renderlo più accessibile».

Diritto di famiglia, Giraudo: «Il rito unico sarà di aiuto in questo passaggio epocale verso l’affermazione di un diritto a sé stante»

Daniela Giraudo, consigliera Cnf, ha coordinato e moderato l’incontro sui nuovi procedimenti di separazione e divorzio. «Spero – afferma – che le nuove norme segnino un nuovo passaggio anche psicologico da parte dell’avvocatura e che il diritto di famiglia non sia più considerato una costola del diritto civile, ma diritto a sé stante con regole, caratteristiche, sensibilità e professionalità che devono essere ad esso dedicate. Senza tralasciare la formazione anche congiunta con i magistrati, nostro naturale completamento per dare giustizia e la possibilità di dare nuovo equilibrio alle famiglie. Il rito unico sarà di aiuto in questo passaggio epocale».

L’anticipazione dell’entrata in vigore della riforma civile ha indotto a fare delle full immersion di studio e di confronto anche con gli altri operatori del diritto. «Servirà – aggiunge l’avvocata Giraudo – elasticità da parte di tutti. Io credo nell’italica resilienza e nella capacità di riuscire a far funzionare anche quello che non presenta tutti i requisiti della perfezione e non può contare su tutte le risorse necessarie. Nel mio libro dei sogni mi piacerebbe vedere una parte importante del Pnrr investita nel diritto di famiglia, in risorse umane, compresi gli assistenti sociali, gli psicologi, i curatori dei minori. Quando siamo vicini alle famiglie, siamo vicini ai minori, vale a dire gli adulti di domani. Investire nel nostro futuro penso che sia più che opportuno. Nel Congresso giuridico forense abbiamo creato occasioni di confronto con sensibilità diverse e con un taglio molto pratico».

Nello spazio dedicato al diritto di famiglia sono intervenuti il professor Claudio Cecchella (ordinario di diritto processuale civile nell’Università di Pisa) e Monica Velletti (presidente della Sezione civile del Tribunale di Terni). «La riforma Cartabia – rileva Velletti - impone un diverso ruolo del giudice della famiglia da intendersi ancora più attivo. Un giudice che quindi deve esercitare poteri variamente declinati, a seconda delle domande che dovrà affrontare, come quelli in termini di mantenimento e affidamento. Alcuni poteri sono più sfumati nel caso ci si debba occupare del coniuge debole o del figlio maggiorenne non economicamente dipendente. Il fine del legislatore, a differenza del procedimento civile in cui il giudice è chiamato a dare delle risposte alle domande delle parti, è stato quello di creare uno schema di vita della famiglia che vivrà dopo la separazione, dopo il divorzio, dopo l’evento che ha scisso il vincolo sentimentale, in modo che si possano tutelare i soggetti minori e i soggetti deboli del rapporto interrotto».

Ampio spazio hanno trovato nella giornata di ieri la procedura penale, il diritto commerciale e dell’impresa e il diritto amministrativo. La vicepresidente del Cnf Patrizia Corona ha coordinato e moderato l’incontro sulla riforma del processo penale in appello. Sono intervenuti Adolfo Scalfati (ordinario di diritto processuale penale nell’Università “Tor Vergata”) e l’avvocato Lorenzo Zilletti (responsabile del Centro studi “Marongiu” dell’Unione camere penali). Il consigliere Cnf Manuel Virgintino ha moderato il focus sulla crisi d’impresa, mentre l’approfondimento sulla metamorfosi del processo amministrativo è stato coordinato dagli avvocati Giampaolo Brienza e Maria Stoppelli (entrambi consiglieri Cnf). L’incontro sull’assegno divorzile tra autoresponsabilità e solidarietà ha visto la partecipazione dell’avvocata Cinzia Calabrese (presidente Aiaf), con il coordinamento di Lucia Galletta (avvocata, componente Commissione Cnf sul diritto di famiglia). I consiglieri Cnf Francesca Sorbi e Mario Napoli hanno moderato l’incontro sul diritto internazionale alla prova dell’attualità. Analogo ruolo per Bruno Di Giovanni e Francesco Pizzuto (entrambi consiglieri del Consiglio nazionale forense) per gli approfondimenti sul processo penale e sul processo civile in Cassazione.