Approfondire il ruolo riconosciuto dall’ordinamento all’avvocatura nei Consigli giudiziari, e più in generale nei procedimenti di valutazione dei magistrati, sia secondo la normativa attualmente in vigore sia secondo i dettami della legge delega: con questo obiettivo, l’Ordine degli avvocati di Milano ha organizzato ieri un evento formativo dal titolo “Come gli avvocati valuteranno i magistrati”. All’incontro hanno partecipato i capi degli uffici giudiziari del capoluogo lombardo, ad iniziare da Giuseppe Ondei, presidente Corte d’appello, e i vertici dell’avvocatura milanese. Fra i relatori, Marina Tavassi e Giovanni Canzio, ex presidenti della Corte d’appello, Alessio Lanzi, ordinario di Diritto penale ed ex laico del Csm, e Rinaldo Romanelli, neosegretario dell’Unione Camere penali.

I Consigli giudiziari sono organi “ausiliari” del Csm chiamati, su numerose materie e provvedimenti di competenza di quest’ultimo, ad esprimere pareri motivati ma non vincolanti. Costituiti presso ciascun distretto di Corte d’appello, i “mini Csm” possono mettere a disposizione di Palazzo dei Marescialli una conoscenza diretta del singolo magistrato o dell’ufficio interessato dalla decisione dell’organo centraledell’autogoverno. E sono molteplici gli ambiti su cui vengono espressi i pareri. Fra i più importanti, le “tabelle” di composizione degli uffici, quindi i criteri di assegnazione alle sezioni dei magistrati, le valutazioni di professionalità, appunto, le incompatibilità, gli incarichi extragiudiziari, le attitudini al conferimento di incarichi direttivi o semidirettivi.

I Consigli giudiziari vigilano poi sul corretto funzionamento degli uffici del distretto, segnalando eventuali disfunzioni al Csm e al ministro della Giustizia. Il numero dei componenti del Consiglio giudiziario varia in funzione del numero complessivo di magistrati in servizio nel distretto. La durata del mandato è quadriennale.

Oltre al presidente e al procuratore generale della Corte d’appello, membri di diritto, vi fanno parte magistrati con funzioni giudicanti e requirenti in servizio nel distretto ed eletti da tutti i colleghi del distretto stesso, uno o più professori universitari in materie giuridiche nominati dal Consiglio universitario nazionale su indicazione delle locali facoltà di Giurisprudenza, due o più avvocati, con almeno dieci anni di iscrizione all’albo, nominati dal Cnf su indicazione dei Coa. L’articolo 3 della legge delega “Cartabia” sulla riforma dell’ordinamento giudiziario, entrata in vigore lo scorso anno, ha previsto, a tal proposito, che gli avvocati e i professori dei Consigli giudiziari partecipino alle discussioni e assistano alle deliberazioni relative alla valutazioni di professionalità dei magistrati. Alla componente dell’avvocatura viene attribuita anche la facoltà di esprimere un voto unitario sulla base delle segnalazioni di fatti specifici, positivi e negativi, incidenti sulla professionalità del magistrato. Tale parere non andrà a incidere in modo diretto sulla progressione di carriera, ma verrà acquisito dal Csm insieme con altri elementi. Come ricordato nell’incontro di ieri, si tratta di una novità di particolare rilievo: dovrebbe assicurare non solo maggiore trasparenza alle valutazioni ( e ai conseguenti avanzamenti di carriera) dei magistrati, scardinando il sistema precedente basato spesso sulla mera appartenenza correntizia, ma anche di dar voce a tutti gli avvocati del distretto mediante i propri rappresentanti. Centrale risulta quindi la raccolta delle segnalazioni da parte dell’Ordine degli avvocati. «Le modalità per la ricezione delle segnalazioni da parte dell’Ordine di Milano si ispirano al sistema del whistleblowing di recente obbligatoria applicazione in ambito aziendale», ha spiegato Giovanni Briola, tesoriere del Coa del capoluogo lombardo. «Verrà istituita - ha aggiunto - una piattaforma informatica tramite la quale tutti gli avvocati iscritti agli Ordini della Corte d’appello di Milano potranno formulare segnalazioni sui magistrati in forma riservata, ma non anonima. Significa che ogni avvocato potrà esprimere una propria valutazione sull’operato di un giudice, che sia essa positiva o negativa, per il tramite dell’Ordine e senza che il proprio nominativo divenga noto». Il Coa predisporrà quindi una valutazione di tutte le segnalazioni pervenute tramite il sistema, per poi trasmetterle al collega delegato presso il Consiglio giudiziario, sede in cui appunto verranno formalmente acquisite in forma anonimizzata. Ovviamente, saranno oggetto di valutazione unicamente le segnalazioni, positive o negative, opportunamente circostanziate e documentate, in modo da garantire che quanto perverrà al Consiglio giudiziario attenga effettivamente a condotte comprovate. «È copmunque importante che si passi dal diritto di tribuna al diritto di voto sulle valutazioni di professionalità», ha concluso Briola.