L’intervento del ministro Nordio alla Commissione Giustizia del Senato contiene un programma completo di riforma della giustizia: lo aspettavamo da anni, e non avremmo mai potuto immaginare che fosse un ex pm di un governo di destra a pronunciarlo!

Si tratta di un programma coordinato che si riferisce al complessivo campo della giustizia, alla organizzazione degli uffici giudiziari a quello delle carceri, e dunque meraviglia che tanti magistrati e tanti commentatori faziosi o schierati si siano soffermati solo su aspetti che suscitano facilmente polemiche perché riguardano il rapporto tra la politica e la giustizia e soprattutto il potere che i magistrati hanno acquisito e non sono disposti a rinunziare. La Costituzione ha disciplinato la magistratura come “ordine autonomo” e i magistrati sono diventati “potere autonomo”.

Si tratta di una constatazione che altera il rapporto tra i poteri dello Stato e che deve essere la premessa per qualunque riforma della giustizia.

In una democrazia così articolata come quella che abbiamo costruito in questi anni, un equilibrio dei poteri non può essere garantito con una magistratura autonoma, “separatista” svincolata dai sistemi di controllo che la Costituzione prevede per ogni istituzione, ma da una magistratura capace di esaltare la sua indipendenza insieme ad una responsabilità istituzionale.Questo il vero problema e questa la grande sfida.

Il ministro ha la consapevolezza e l’esperienza personale per valutare questa deviazione della quale si discute da oltre trent’anni, e propone profonde modifiche per ridare la giusta e equilibrata indipendenza all’ordine giudiziario, necessaria per l’ordine democratico del paese. È un tentativo ardito e difficile, ma ha garantito il suo impegno e la sua permanenza al Ministero.

Naturalmente questo programma, che mi auguro sia di tutto il governo e non solo del Ministro, va discusso e verificato nel Parlamento con il contributo di chi è interessato al bene della magistratura e all’efficacia di una giustizia che rispetti il cittadino e la società civile. Assistiamo invece a polemiche smodate, a insulti al Ministro, all’ironia sulla sua consolidata professionalità!

L’Associazione dei magistrati in prima linea mostra avversione e rifiuta con tutte le sue componenti l’impianto riformatore, confermando che le correnti, che prima erano vivaci e valide per discutere e approfondire le problematiche complesse della giustizia ora sono, come è opinione diffusa, organizzate solo per dividere potere e incarichi.

Il vasto programma di riforma enunciato da Nordio è utile dunque per organizzare una magistratura credibile e accettata dai cittadini e per determinare una giustizia unitaria e efficiente, ma è osteggiato dalle oligarchie interne alla magistratura e dalla politica che vuol essere di supporto.

Veniamo da una legislatura che ha fatto strage dell’ordinamento soprattutto penale deturpandolo. utilizzare il rancore sociale per inventare reati e inasprire le pene in maniera non proporzionale, come pure è stato fatto all’inizio della legislatura, è stata la preoccupazione costante del movimento cinque stelle con la complicità del PD e della lega, dei tradizionali giustizialisti che hanno avvelenato il clima di questo paese e la convivenza civile.

Dobbiamo quindi constatare che da Tangentopoli in poi per la prima volta ci troviamo di fronte ad un Ministro che fa un’analisi realista della situazione e indica rimedi.

È doveroso dare la massima fiducia al Ministro e sperare che il programma venga davvero realizzato.

Il programma, come ho detto, spazia dalla giustizia civile già riformata dal precedente governo, all’integrazione dei processi di innovazione e di trasformazione digitale, con la consapevolezza che il progresso degli strumenti tecnologici di analisi è necessario per garantire i servizi giudiziari ai cittadini; allo sviluppo della funzione statistica che consente un continuo monitoraggio del sistema; alla previsione di una particolare riforma delle carceri per garantire dignità ai detenuti.

È forte la consapevolezza di ottenere queste riforme entro il prossimo anno anche per assecondare l’attuazione del Pnrr. Il Ministero della giustizia ha un rapporto del tutto particolare con la magistratura che è indipendente, ma ha pur sempre il dovere di regolare l’“organizzazione giudiziaria” e intervenire legislativamente sulle patologie che si determinano e che si sono determinate negli ultimi anni in misura ragguardevole.

Di conseguenza tutto questo non può essere fatto contro “l’Associazione” e contro il CSM, ma l’Associazione e il CSM non possono mettere in campo pregiudiziali e rifiutare il confronto.

Da sempre, anche per una mia diretta esperienza, i magistrati non accettano nessuna riforma, come se sul campo della giustizia andasse tutto bene, con il presupposto ripetuto come un mantra che ogni riforma “attenta all’autonomia e alla indipendenza”. Ma ora che la situazione è diventata grave, per convincimento di tutti, come non rendersi conto che vi sono patologie e distorsioni che non possono non essere “curate”. Le principali sono quelle di sempre che il Ministro ha elencato, e siccome sono state trascurate sono diventate vistose.

Per brevità di spazio elenchiamo le più importanti. La Costituzione stabilisce che il processo deve avvenire con un contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, con un giudice terzo, al di sopra delle parti; l’imputato non deve essere considerato colpevole fino alla decisione del giudice; l’obbligatorietà dell’azione penale deve servire per l’uguaglianza del cittadino e quindi non presuppone una discrezionalità del pm che ormai è legata alla iniziativa personale del singolo magistrato; l’azione penale non può essere appesantita da un uso smodato delle intercettazioni che dovrebbero essere un mezzo per la ricerca della prova e non diventare di per sé prova; la deformazione dell’informazione di garanzia determina un processo mediatico che intacca le libertà del cittadino soprattutto se fatte su persone non indagate delegittimandole; l’azione penale iniziata con assoluta discrezionalità senza alcun controllo che è un’assoluta eccezione rispetto agli ordinamenti giudiziari dei paesi a democrazie avanzata; la distinzione dei “mestieri”, tenuto conto che il pm ha un compito distinto e diverso dal giudice e fa un mestiere diverso, come ci ha detto ripetutamente un magistrato di grande livello come Falcone.

Questi criteri fondamentali sono disattesi e quindi è in crisi il rapporto tra i poteri dello Stato tant’è che il Presidente della Repubblica Mattarella ha detto al Parlamento di fare leggi in modo da “garantire l’equilibrio delle decisioni” e ai magistrati, di “conoscere i limiti della propria funzione“ che non è quella etica per fare vincere il bene sul male ma è quella di reprimere l’illegalità; di “rifiutare il consenso“ nell’attività giudiziaria, di recuperare il “principio di imparzialità, “ di rifiutare il protagonismo, di garantire la riservatezza nei riguardi dei processi per non “apparire di parte“ forzando i dati della realtà!

Questo il monito del Capo dello Stato, e il programma di Nordio risponde a quelle domande, per cui è auspicio di tutti che vi sia da parte dei magistrati illuminati, che pur vi sono, la volontà di un confronto non pregiudiziale né di rifiuto, ma di aiuto a trovare soluzioni adeguate nell’interesse della giustizia e per la tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.