Soddisfazione ma anche allarme per i punti deboli della legge: sull’equo compenso, l’Unione nazionale Camere civili condivide le obiezioni avanzate dal presidente Cnf Francesco Greco e da diverse sigle dell’avvocatura. L’associazione dei civilisti, si legge in una nota, «esprime la propria soddisfazione in merito all’approvazione definitiva dell’equo compenso per i professionisti», ma «il riconoscimento di tale diritto fondamentale lascia ancora spazio a tre questioni irrisolte». La prima riguarda «la retroattività della disposizione. Il presidente del Cnf Greco ha già auspicato che la legge venga applicata seguendo il criterio di retroattività» anche se questo apparentemente si scontra con l’articolo 11 del testo, secondo cui, ricorda l’Uncc, «le disposizioni della legge non si applicano alle convenzioni in corso». E quindi «non si applicherebbero alle prestazioni professionali non ancora svolte». Tuttavia, «una interpretazione equa delle norme potrebbe correggere la stortura». Anzitutto, segnalano i civilisti, «nonostante esista a monte una convenzione quadro, ogni singolo incarico conferito e accettato costituisce un nuovo

rapporto a cui la nuova legge può essere applicata». In secondo luogo, «nel nostro ordinamento, correttezza e buona fede sono strumenti che permettono al giudice anche di modificare il contenuto del contratto», pertanto, «sarà il giudice, se richiesto» a evitare che «prestazioni identiche vengano pagate diversamente a seconda della data in cui è stato sottoscritto il contratto». La seconda riflessione riguarda la «sanzione disciplinare» che sarebbe giusto applicare «solo se si osservasse un tentativo di accaparramento di clientela». Altrimenti per la prima volta «verrebbe sanzionata la vittima di un sopruso e non chi l’ha compiuto. Speriamo serva soltanto a spezzare il vincolo di omertà che può legare il professionista al cliente che abusa, e che poi finisca nel dimenticatoio». Terza e ultima considerazione: «Se le vecchie convenzioni restassero invariate in eterno, pure per gli incarichi futuri, si bloccherebbe il ricambio generazionale: banche e assicurazioni cercherebbero di mantenere in vita il rapporto con i vecchi avvocati. Coloro che hanno un forte potere contrattuale sarebbero così salvi: l’equo compenso non li toccherebbe».