È stato il convegno di presentazione del Rapporto sull’Avvocatura 2023, che si è tenuto all'Auditorium della Cassa Forense il 12 aprile, a rappresentare la cornice per il primo intervento pubblico di Francesco Greco, come neo presidente del Cnf, esattamente a una settimana dalla sua nomina.

Partendo dalle evidenze del rapporto, ed in particolare dal momento difficile che una parte dell’avvocatura sta vivendo, sul piano reddituale e professionale, Greco ha intanto richiesto con forza che «tutte le componenti dell’avvocatura parlino con una voce sola, e dicano la stessa cosa, fermo restando l’opportunità, anzi la necessità, che ci sia un confronto interno, anche duro se necessario, all’esito del quale la posizione concordata sia però poi sostenuta da tutti».

Insomma, è obiettivo del neopresidente che le divisioni che hanno a volte caratterizzato il mondo della professione legale in passato non continuino, così da poter far meglio fronte alla responsabilità di farsi carico di quei problemi che una parte degli avvocati stanno vivendo, come denuncia in effetti questo rapporto del 2023.

In questa ottica il neo presidente del Cnf ha invitato Valter Militi, presidente della Cassa Forense, a impegnarsi per trovare nuove risposte, con servizi di welfare e agevolazioni, per venire incontro alle esigenze di quei colleghi che si trovano in difficoltà, circostanza che lo stesso rapporto ha fatto emergere, vista l’elevata percentuale di avvocati che pensano di lasciare la professione, essendo poco conveniente, anche per effetto degli alti costi di gestione dell’attività.

Per quanto riguarda il futuro, Greco ha salutato l’approvazione definitiva del provvedimento sull’equo compenso, prevista per oggi, riconoscendo al Viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, il merito per essersi impegnato a ottenere questo risultato, così come l’aggiornamento dei parametri forensi, operazione per la quale gli ostacoli non erano stati pochi. Ha però aggiunto che la nuova legge sull’equo compenso «costituisce un uovo piccolo, visto che non si applica alle convenzioni in corso, ed anzi risulta che banche, assicurazioni, e gli altri soggetti interessati dalla nuova disciplina, hanno già annunciato che non le rinnoveranno, circostanza che rischia di rendere questa nuova legge di scarsa utilità». Insomma, sarebbe stato meglio per il presidente del Cnf che la legge sull’equo compenso si applicasse almeno ai nuovi incarichi, anche se basati sulle convenzioni in essere. D’altronde, lo stesso Greco ha vissuto di persona una situazione nella quale i compensi proposti da un ente pubblico erano inferiori del 60% rispetto ai valori minimi, ossia quelli dimezzati, dei parametri forensi.

Ma la sfida del futuro si gioca per il presidente del Cnf sull’evoluzione professionale dell’avvocatura: «Già oggi un terzo del reddito viene dalla consulenza, ed è su questa attività che bisogna puntare. Per esempio, oggi sono pochi gli avvocati pronti a svolgere consulenza sul fronte dei bilanci, sebbene un tempo molti avvocati svolgessero la funzione del revisore dei conti, oggi abbandonata, in quanto ad un certo punto è stato richiesto un esame. Al tempo stesso, però, altre professioni, magari specializzate proprio nei bilanci, sono pronte a predisporre contratti, che è un’attività professionale in cui gli avvocati possono esprimere le migliori prestazioni. Insomma, se oggi l’avvocato è un monopolista della fase patologica dei rapporti economici, domani dovrebbe diventare un protagonista della gestione di quei rapporti, anche nell’ottica di prevenire la fase patologica».

In questo contesto Greco ha ricordato l’importanza delle specializzazioni, sulle quali, però, per come sono oggi impostate, ha qualche dubbio sulla loro utilità, aggiungendo, per contro, che «oggi è difficile trovare gli specialisti del diritto che servono, come per esempio in ambito di commercio elettronico, tutela dei dati personali, ed in altri settori di sempre maggiore rilevanza, come l’ambiente, ed è in queste direzioni che gli avvocati di oggi e di domani dovrebbero indirizzarsi».

Per ultimo, il presidente del Cnf ha affrontato il tema della riduzione del numero di avvocati, dovuto presumibilmente anche ad una perdita dell’appeal di questa professione, come prova il crollo del numero di iscritti alle facoltà di giurisprudenza. «Se un tempo tutti gli studi – chiosa Greco – abbondavano di praticanti, oggi è difficile trovarli, e questo forse anche perché il corso di studi della laurea in Giurisprudenza è rimasto quasi immutato rispetto a quello seguito da chi oggi è avvocato da decenni, a differenza di altre professioni, dove invece i corsi di laurea si sono evoluti alle esigenze del mercato».

A proposito di queste ultime il Presidente del Cnf si è dichiarato aperto all’impiego delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, nella professione forense, che «potrebbe avere lo stesso ruolo che ha avuto l’elettricità per l’avvio della rivoluzione industriale».