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Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense
Nel corso del dibattito intitolato “Professioni antimafia”, svoltosi ieri a Roma ed organizzato dal dipartimento professioni di Fratelli d’Italia, i rappresentanti delle istituzioni – comprese quelle professionali - si sono confrontati sull’utilizzo di una serie di strumenti in materia di antiriciclaggio.
I lavori sono stati aperti da Alfredo Mantovano (sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri) e da Chiara Colosimo (presidente della Commissione parlamentare antimafia). Sono intervenuti anche Francesco Greco (presidente del Consiglio nazionale forense), Marta Schifone (deputato, responsabile nazionale dipartimento professioni Fratelli d'Italia), Giulio Biino (presidente Consiglio nazionale del notariato), Michele Carbone (direttore della Direzione investigativa antimafia) ed Elbano De Nuccio (presidente Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili). Chiara Colosimo ha sottolineato il lavoro della Commissione parlamentare antimafia nell’ambito delle segnalazioni sospette: «Un lavoro che ci vede impegnati in prima fila».
Il presidente del Cnf, Francesco Greco, si è soffermato sul ruolo dell’avvocatura a sostegno della legalità e dei valori costituzionali. «La lacuna – ha detto Greco -, che forse in passato si presentava con una certa frequenza, era quella di considerare le professioni estranee alla lotta alla criminalità organizzata. Sono di Palermo, l’eredità che il sacrificio di Giovanni Falcone, degli agenti della sua scorta, e poi della tragica fine di Paolo Borsellino, nella strage di via D’Amelio, ha lasciato ai siciliani è enorme. Vi è stata la consapevolezza che la lotta alla criminalità organizzata riguarda tutti noi, indistintamente, come cittadini e come professionisti. In passato si pensava che solo le forze di polizia e la magistratura dovessero combattere la mafia. Gli attentati del 1992 provocarono una esplosione di rabbia e la creazione della convinzione che se tutti noi oggi non svolgiamo una lotta alla mafia quest’ultima non potrà essere sconfitta».
Nel clima del ricordo delle stragi di trentadue anni fa, il presidente del Cnf ha illustrato il contesto in cui prolifica la mentalità mafiosa: «La mafia è un cancro che si muove sempre, con delle metastasi che sono la tolleranza e la connivenza. Queste consentono il dilagare dell’illegalità con il conseguente isolamento delle forze di polizia e dei magistrati. Dobbiamo combattere l’indifferenza per non essere conniventi. Per noi avvocati è forse più difficile». A questo punto una riflessione sul delicato lavoro dell’avvocato. «Noi – ha aggiunto difendiamo gli imputati, compresi quelli di mafia, nelle aule di giustizia. Il nostro ruolo alcune volte rende difficile coniugare la coscienza del cittadino con il ruolo di difensore. Il discrimine, però, sta nell’assoluto rispetto della legge. Quando ero presidente del Coa di Palermo ripetevo sempre questo ai giovani che venivano a giurare. Noi avvocati siamo impegnati anche nei processi di mafia, ma quello che è importante sottolineare è che noi difendiamo l’imputato, non il reato, per assicurargli il processo nell’assoluto rispetto della legge. Se l’avvocato, nell’attività professionale svolta ha la percezione della illegalità, ha l’obbligo di attivarsi per le segnalazioni del caso. Il nostro ruolo è fondamentale, perché tutti quanti dobbiamo lavorare al meglio nell’interesse del Paese».
In merito alle misure antiriciclaggio, Elbano De Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili, ha osservato che spesso «il sistema sanzionatorio è vessatorio e quando arriva il controllo l’interazione è quasi inquirente». «Finalmente - ha detto - le nostre osservazioni e proposte sono ascoltate. Diamo il nostro contributo, c’è poi una valutazione di chi deve fare sintesi, ma stavolta le nostre proposte sono valutate nell’interesse del Paese». Sulla stessa linea Francesco Greco, secondo il quale sussiste la necessità che «le segnalazioni siano coperte da assoluto anonimato». Infine, Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale consulenti del lavoro, ha ricordato l’impegno anche nelle scuole per parlare di legalità.