Il Presidente del Cnf, insieme al Consiglio di presidenza, prosegue le consultazioni con le componenti dell’avvocatura. Oggi è stata la volta degli avvocati nominati dagli Ordini locali a far parte dei consigli giudiziari. Per il presidente Greco la riforma Cartabia sull’ordinamento giudiziario con la facoltà di voto unitario, sia positivo che negativo, per gli avvocati che ne fanno parte, è un tema di grande importanza.

«Saranno programmati - ha detto Greco - almeno due incontri all’anno con gli avvocati consiglieri giudiziari. La necessità è quella di stabilire un confronto e un dialogo con i colleghi che rappresentano l’avvocatura nei consigli giudiziari. L’organizzazione giudiziaria all’interno dei distretti delle Corti di Appello passa attraverso i consigli giudiziari, per questo il Cnf intende riflettere insieme sui prossimi passi da compiere in base a quelle che attualmente sono e a quelle che potrebbero essere le difficoltà quando saranno approvati i decreti attuativi della riforma. Dobbiamo farci carico della formazione e dell’organizzazione delle attività. Importante è anche il tema dell’uniformità dei regolamenti nei Consigli giudiziari da affrontare poi insieme al Csm».

«È poi doveroso sottolineare - ha detto Greco - che gli avvocati non possono essere definiti “componenti laici” dei consigli giudiziari, poiché anche gli avvocati indossano la toga e sono parte integrante della giurisdizione. Essi sono infatti componenti di nomina forense e rivestono un ruolo cruciale all’interno del sistema».

La vicepresidente Patrizia Corona ha spiegato che nel testo di riforma si è difesa la possibilità del voto unitario all’esito della segnalazione proveniente dagli Ordini locali. «Il ruolo dei consiglieri giudiziari - ha detto - deve essere strettamente connesso alla funzione istituzionale dei Consigli dell’Ordine». La consigliera segretaria Giovanna Ollà ha poi specificato che occorre «dare piena attuazione al decreto in merito al gettone di presenza. Non per un vantaggio economico, ma perché rappresenta uno strumento per garantire la piena dignità del servizio, soprattutto considerando le significative riduzioni di carico che i magistrati nei consigli giudiziari affronteranno».