Le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sulla previsione «nella riforma che dovrebbe andare a breve in Consiglio dei ministri» dell’inserimento del ruolo dell’avvocato in Costituzione, vengono valutate positivamente dall’avvocatura. Il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, sottolinea che la presenza dell’avvocato nella Carta costituzionale rafforza anche l’autonomia dei magistrati.

«Accogliamo con favore – ha detto il presidente del Cnf, intervenendo alla presentazione del Rapporto sull’avvocatura 2024, realizzato da Cassa Forense in collaborazione con il Censis - l’annuncio del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, riguardante l’inserimento dell’avvocato nella Costituzione nel disegno di legge sulla separazione delle carriere. Questo rappresenta un importante riconoscimento della fondamentale funzione degli avvocati nella società». Nell’attuale momento storico l’avvocatura svolge un lavoro ancora più delicato. «Quale difensore dei diritti e dei principi fondamentali - ha aggiunto Francesco Greco - l’avvocato riveste un ruolo cruciale nel garantire la tutela dei diritti dei cittadini. E il rafforzamento della posizione dell’avvocato nella Carta non solo conferisce un riconoscimento formale alla nostra professione e rappresenta un passo significativo verso la salvaguardia dell’indipendenza e dell’autonomia degli avvocati, ma assicura anche un beneficio per la magistratura, consolidando la complessiva autonomia della giurisdizione da ogni altro potere».

Sulla stessa linea l'Unione nazionale avvocati Enti Pubblici, che plaude alla presa di posizione del ministro della Giustizia. «L'introduzione della figura dell'avvocato nella nostra Costituzione – afferma la presidente Unaep, Antonella Trentini - è una battaglia di civiltà che come avvocati della Pubblica amministrazione stiamo portando avanti da tempo e siamo finalmente soddisfatti nel vedere che con l'attuale ministro della Giustizia c'è la concreta intenzione di passare dalle parole ai fatti».

Secondo Trentini, occorre però affrettarsi: «L'Italia, benché culla del diritto, sconta un ritardo notevolissimo sulla protezione dei tutori della legalità e della difesa, sia con riguardo agli altri Paesi europei, sia con riguardo a Paesi extraeuropei. Il riconoscimento del ruolo dell’avvocato passa solo dalla Costituzione, da attuarsi mediante una modifica o dell’articolo 111 o dell’articolo 24, in cui inserire la libertà e l’autonomia del professionista e la necessità della difesa tecnica, da rendere paritetiche all’autonomia e libertà del giudice».

Un’ultima riflessione la presidente Unaep la rivolge al rapporto tra avvocatura e magistratura. Le parole del ministro Nordio, a detta di Antonella Trentini, fanno ben sperare in merito all’attuazione di riforme innovative in termini di «civiltà giuridica e di effettività». Da qui l’esigenza di porre sullo stesso piano costituzionale le parti del processo, vale a dire «quella che deve difendere e quella che deve decidere».