Sono finiti i cancellieri negli uffici giudiziari del Nord- Est. “Il grido di dolore” è unanime da parte dei presidenti degli Ordini degli avvocati del Veneto. «Siamo la locomotiva d’Italia ma siamo trattati malissimo da Roma», afferma l’avvocato Alessandro Moscatelli, presidente dell’Ordine di Vicenza, lamentandosi per la poca considerazione da parte di via Arenula per quanto riguarda l’assegnazione del personale amministrativo nei Tribunali del Veneto. A Venezia, ad esempio, la situazione nelle cancellerie è sull’orlo di una crisi di nervi. I cancellieri vogliono abbandonare la cancelleria gip troppo oberata di lavoro: troppe scadenze e troppo poco personale.

E così accade che vengano sacrificati i diritti dell’imputato: per far lavorare i cancellieri nel “back office” le cancellerie del gip chiudono prima e le udienze “staccano” alle 15.30 senza possibilità di replica. Il presidente del Tribunale di Venezia Salvatore Laganà riferisce che non solo manca almeno il 40 percento dei cancellieri, ma che con il sistema di “quota 100” la situazione è peggiorata perché hanno un pensionamento al mese. Ad aggravare la situazione, poi, il Covid e lo smart working che ha limitato la presenza negli uffici. Lo scarso numero di cancellieri non è sufficiente per portare a termine le attività di loro competenza: o lavorano nelle aule d’udienza o fanno il lavoro “d’ufficio” e quindi per fare il secondo si mette un freno al primo. Il Tribunale di Venezia è quello che ha competenza per reati di mafia e terrorismo, ma anche per quelli informatici e di pedopornografia.

Eppure a fronte di questo sovraccarico – che comporta anche la celebrazione di maxi processi con l’evidente aumento di attività di udienza e di cancelleria – non ha un numero di personale adeguato. Il presidente del Tribunale aveva anche scritto mesi addietro al ministro della Giustizia affinchè inviasse cancellieri disposti a lavorare nella città della lagunare. Ma i risultati non sono stati esaltanti.

Il costo della vita a Venezia è altissimo. Il presidente della Corte d’Appello Ines Marini con il presidente della Regione Luca Zaia avevano redatto un protocollo per assegnare appartamenti a canone calmierato al personale amministrativo. Visti i costi proibitivi, chi può chiede il trasferimento di sede. La carenza di personale ha costretto i capi degli uffici, come detto, a restringere l’orario delle udienze, che possono tenersi fino alle 15.30. Le udienze si interrompono con la conseguenza che l’imputato e i testimoni, convocati per le 13.00, se alle 15.30 l’udienza non è stata chiamata, vengono rispediti a casa come se nulla fosse. Intanto il processo continua ad essere pendente. Gli avvocati della Camera penale hanno sottolineato che la carenza di personale non può abbattersi su il diritto dell’imputato ad avere un processo in tempi ragionevoli. «Servono concorsi per base regionale”, prosegue Moscatelli, aggiungendo che non è sufficiente guardare solo alle piante organiche dei magistrati: senza cancellieri i processi non si celebrano'.