La figura del giurista d’impresa è spesso vista in maniera parallela a quella dell’avvocato, e può convergere verso essa, essendo nella realtà interscambiabile, visto che capita che avvocati entrino nelle strutture aziendali come esperti legali, così come questi ultimi tornino a svolgere la libera professione, dopo un’esperienza all’interno di medie e grandi imprese.

È questa, in sintesi, la presentazione dell’iscritto ad Aigi (Associazione Italiana Giuristi d’Impresa), effettuata dal suo presidente, Giuseppe Catalano, che sottolinea al tempo stesso le differenze tra i due profili: «Il giurista d’impresa abilitato alla professione legale non può iscriversi all’albo degli avvocati, in quanto dipendente di un datore di lavoro privato, circostanza che viene ritenuta come potenziale fattore di perdita dell’indipendenza e dell’autonomia di giudizio, che sono requisiti tipici di un libero professionista. Va però detto che questa circostanza presenta un’eccezione, visto che i nostri colleghi che lavorano come dipendenti presso Pubbliche amministrazioni, e aziende in cui vi è una partecipazione azionaria dello Stato o di un ente pubblico, come Cdp, Eni e Enel, sono iscritti in un elenco speciale dell’albo degli avvocati; tale dicotomia viene giustificata dal fatto che, teoricamente, un dipendente di una Pa mantiene una posizione più neutrale rispetto a un lavoratore di un’azienda privata, che ne garantirebbe l’indipendenza, ma nei fatti operiamo in maniera identica, e questo rende meno comprensibile questa disparità di trattamento».

La carriera di giurista d’impresa può essere comunque fonte di soddisfazioni professionali, sia per la posizione, che quando è senior è di natura dirigenziale, sia per la remunerazione, per la quale vi possono essere bonus legati alla soluzione di problematiche legali e alla gestione dei rischi connessi all’attuazione della normativa.

Ma come si diventa giuristi d’impresa? «Premesso che non vi è una ricetta – ammette Catalano – il mio consiglio, basato sull’esperienza personale, è che dopo la laurea in giurisprudenza si cominci con la pratica forense, con il superamento dell’esame di Stato, e conseguente iscrizione all’albo degli avvocati. Il passo successivo è entrare in contatto con grandi e medie aziende, che normalmente hanno sempre più bisogno di esperti del diritto per coprire posizioni all’interno dell’ufficio affari legali, o in altri dipartimenti aziendali, come quelli per la compliance, gli affari societari, gli acquisti, il rispetto delle norme sull’antiriciclaggio, sulla privacy, sulla sicurezza del lavoro.

Inutile negare che prima di presentarsi al mondo delle aziende, la frequentazione di un corso di specializzazione o di un master relativo alla figura del giurista d’impresa sarebbe un potenziale fattore di competitività.

Infatti, anche la nostra associazione ha una scuola che organizza corsi su diverse tecniche tipiche del legale aziendale, come la negoziazione del contratto, la gestione come segretario di Cda e assemblee societarie, incluse le soft skills, come il teamwork e l’interazione con il management».

Uno degli obiettivi dell’Aigi è quello di rafforzare la professionalità dei giuristi d’impresa, sia mediante un processo di certificazione delle competenze, sia, in futuro, attraverso l’istituzione di un albo professionale, che potrebbe avere anche la forma di un elenco speciale.

In quest’ottica si spiega la prima sessione di certificazione del profilo di giurista d’impresa, che ha avuto luogo a fine gennaio, come racconta il presidente di Aigi, Catalano: «Dopo un accordo con l’ente di certificazione Kiwa Italia, e la predisposizione di domande per l’esame di certificazione da parte di una commissione della nostra associazione, alcuni professionisti hanno potuto ottenere il riconoscimento delle proprie competenze, appunto, con un certificato. Certo, siamo consapevoli che il percorso per istituzionalizzare questo processo è ancora lungo, e richiederà la messa a punto di una norma, che illustra in dettaglio il profilo e le competenze del giurista d’impresa, che dovrà diventare, auspicabilmente, una norma dell’Uni, che verrà poi usata come base per il rilascio di certificati ai professionisti che aspirano ad ottenere questa qualifica».

Sul fronte della creazione di un albo o di un elenco speciale professionale invece la strada è ancora lunga, come ammette Catalano: «Nel 2012 ci fu un tentativo legislativo per il riconoscimento della figura del giurista d’impresa, mediante una modifica della legge 247/2012 sulla professione forense. Ora stiamo lavorando su una nuova proposta, che speriamo di presentare a breve, con l’obiettivo di eliminare, o ridurre, i principali ostacoli alla nostra attività, che derivano proprio dalla mancanza di un albo, ossia la mancata tutela prevista dal segreto professionale, con la conseguenza che le carte prodotte dal legale d’azienda possono essere utilizzate in indagini, l’impossibilità di rappresentare in giudizio l’azienda per la quale si lavora, e anche la soggettività del giurista d’impresa. Se questa iniziativa dovesse avere successo, allora il nostro Paese si allineerebbe ai più avanzati sistemi legislativi, come quello spagnolo, dove tutti i giuristi d’impresa sono iscritti in un albo professionale, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica del datore di lavoro».