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La differenza di genere non può tradursi in una disparità di trattamento. Che ci siano avvocate portatrici di diritti dei loro assistiti che sono ancora ben al di sotto la soglia di povertà, noi come Cnf non lo possiamo e non lo vogliamo più tollerare». Così il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco oggi ha aperto l’8 marzo nella “casa dell’avvocatura”.
Cioè la sede dell’istituzione forense a Roma che rappresenta il luogo ideale nel quale celebrare la Giornata internazionale delle donne consacrata ai diritti. Che sono ancora calpestati, in campo lavorativo, come ricorda Greco citando i dati sui redditi della professione pubblicati da Cassa forense ed elaborati dal Censis: in media le avvocate guadagnano la metà dei loro colleghi uomini. E la forbice varia dal nord al sud del Paese, dove ci sono professioniste «il cui reddito medio è addirittura inferiore al limite previsto dalla legge per l’ammissione al beneficio del patrocinio a spese dello Stato». «Un gap davvero preoccupante - sottolinea Greco -,siamo lontani anni luce dalla parità economica nella professione forense».
Per questo bisogna agire e subito, dice il vertice del Cnf, presentando alcune misure allo studio che puntano soprattutto all’equa ripartizione degli incarichi e delle nomine tra donne e uomini, anche della pubblica amministrazione. Per accorciare il divario il cantiere è aperto soprattutto per ciò che riguarda la certificazione di genere e la revisione dei parametri forensi attraverso l’impegno della commissione dedicata a questo scopo e coordinata dalla consigliera Lucia Secchi Tarugi, che guida anche la commissione pari opportunità del Cnf: l’obiettivo è adeguare le soglie previste per alcune materie che ne sono sprovviste, come il diritto di famiglia.
«Oggi portiamo dentro la casa dell’avvocatura le pari opportunità, che non annullano ma valorizzando le differenze», dice Secchi Tarugi presentando l’evento dal titolo “Donne, tra diritto e giustizia. Riflessioni sul gender gap”. «La Giustizia è il tema che ci occupa - spiega Secchi Tarugi. Ma giustizia e diritto non sono sinonimi: il primo è più ampio, ed è connesso con l'uguaglianza e l’equità, abbracciando non soltanto l’aspetto giuridico». Quindi la consigliera Cnf, che proprio giovedì scorso ha ricevuto il premio DivinaMente per l’impegno profuso nell’avvocatura, passa in rassegna tutte le rappresentazioni femminili che nel corso dei secoli hanno dato un volto alla giustizia, dall’Antigone di Sofocle alla Porzia di Shakespeare.
«Quando dalla mitologia, dall’arte e dalla letteratura passiamo alla realtà, la donna perde il primato nel rappresentare la giustizia e il diritto», dice l’avvocata, che ama guardare indietro a tutte le conquiste fatte - dal suffragio femminile alla legge sul divorzio - ma soprattutto avanti, al futuro. «Vogliamo celebrare le grandi battaglie - chiosa la consigliera Cnf - quelle che possono aiutarci a combattere ancora». In questo senso, il professor Gennaro Colangelo del Consorzio Universitario Humanitas, moderatore dell’evento, ricorda alla platea il tratto comune che lega i relatori invitati al dibattito: l’etica del diritto. E l’impegno comune finalizzato allo stesso scopo: rimuovere tutti gli ostacoli che ancora persistono sulla strada per la parità di genere.
A toglierne uno bello grosso, in particolare, è stata Rosanna Oliva de Conciliis, giurista e scrittrice, che nel 1960 ha vinto un ricorso presentato presso la Corte Costituzionale dopo il rifiuto del Ministero dell’interno di ammetterla al concorso per la carriera prefettizia. Una decisione storica, quella della Consulta, che aprì i concorsi pubblici anche alle donne, come ricorda la stessa de Conciliis, oggi presidente onoraria “Rete per la Parità Aps”. La quale parla di gender gap come di un vero e proprio «furto» ai danni delle donne. Protagoniste di Giornata anche le attività delle associazioni presenti in sala, tramite i loro presidenti. Come Patrizia Tommasi di “Ideando Onlus” e Marcello Gentile di “Pia Opera Universitaria”. Poi è la volta di Grazia Graziadei, vicedirettrice del Tg1, che insieme a Pina Rifiorati, componente della Commissione Pari opportunità del Cnf, ha introdotto il tema della violenza di genere e del femminicidio con le letture del libro Crocifisse (Flybooks 5.0), con la voce narrante dell’attore Emanuel Casaburi e la chiosa dell’autore Ruggero Marino.
Con Rifiorati si torna sul tema del gender gap e in particolare alla riflessione sui diritti delle donne aperta negli anni ‘80, che ha portato all’istituzione degli organismi di parità e alla legge, nel 2017, sul legittimo impedimento del difensore. Prima della chiusura affidata alle riflessioni conclusive del consigliere Cnf Rocco Lombardo, del professor Antonio Virgili, vicedirettore “Lidu Onlus”, di Tiziana Primozich, direttrice “The Daily Cases”, e della psicoterapeuta Daniela Zampa, è la volta di Elvira Frojo, giurista, scrittrice e autrice del volume Se la giustizia è donna. L’avvocatura femminile, tra passato e futuro che sarà presto disponibile per Wolters Kluwer. Promosso e introdotto da Maria Masi, prima presidente donna del Cnf, il volume propone una lettura sul mondo delle donne tra costume e diritto, attraverso una ricostruzione storica, che diventa una vera mappa dell’avvocatura a partire dall’iscrizione della prima donna in ogni singolo Foro. «In questo libro c’è una giustizia umana, che come tutte le cose della vita è imperfetta - dice l’autrice -. Una giustizia che è donna, e quindi può essere una giustizia migliore». L’avvocatura è pronta.