Fino al 30 aprile, gli avvocati con crediti maturati nell’ambito del patrocinio a spese dello Stato potranno esercitare l’opzione per la compensazione con i contributi previdenziali dovuti a Cassa forense. Si tratta dell’opportunità introdotta dalla legge di Bilancio per il 2023 (articolo 1, comma 860 della legge 197/ 2022), che ha modificato la normativa previgente per favorire il riconoscimento e l’effettivo incasso di tali compensi.

La modifica è il frutto dell’iniziativa promossa da Cassa forense e Cnf, che si sono battuti per ampliare le possibilità di “recupero dei crediti” vantati dai legali nei confronti dell’amministrazione: in precedenza era possibile compensare, con gli onorari legati al patrocinio di Stato, eventuali pendenze previdenziali relative solo al personale, che però non tutti gli avvocati hanno alle loro dipendenze.

Come funziona

La normativa prevede due finestre annuali per la compensazione: dal 1° marzo al 30 aprile e dal 1° settembre al 31 ottobre. La procedura è fatta tramite la Piattaforma dei crediti commerciali (Pcc) del ministero dell’Economia, dove i professionisti devono registrarsi per certificare i crediti vantati nei confronti della Pa. È necessario, in particolare: registrarsi

sulla piattaforma Pcc e ottenere le credenziali, richiedendole al funzionario delegato alle Spese di giustizia o tramite pec all’Ufficio territoriale della Ragioneria dello Stato; selezionare le fatture elettroniche idonee (in stato “Ricevuta” o “In lavorazione”) attraverso il percorso: “ Fatture”-“ Autocertificazione procedura compensazione”; effettuare la compensazione tramite F24Web, utilizzando i codici tributo specifici messi a disposizione da Cassa forense.

I contributi compensabili includono il contributo soggettivo minimo ( E100), il contributo di maternità ( E101), il contributo integrativo ( E103), il riscatto ( E104) e altri obblighi previdenziali previsti dalla normativa forense.

I vantaggi

Questa misura consente agli avvocati di incassare più rapidamente i compensi per il patrocinio a spese dello Stato, riducendo l’impatto della dilazione dei pagamenti. Il limite massimo annuale per la compensazione è stato innalzato da 10 milioni a 40 milioni di euro. Cassa forense raccomanda di non inserire le fatture a ridosso della scadenza, poiché il sistema richiede fino a 48 ore per sincronizzare i dati. Una volta che una fattura è stata ammessa alla compensazione, non sarà più possibile richiedere il pagamento diretto.