Fermate quella riforma del processo civile. E' l'appello dall’Unione nazionale delle Camere civili (UNCC), dall'Organismo Congressuale Forense (OCF) e dal Consiglio Nazionale Forense (CNF), i quali hanno inviato una lettera aperta ai Senatori, in merito al disegno di legge di riforma del processo civile e agli emendamenti presentati dal Governo. Le tre organizzazioni rivolgono un appello unanime : "impedite un errore, le cui conseguenze pagheremmo tutti in modo assai caro". Nel testo si sottolinea che: alcuni emendamenti renderanno il processo civile meno giusto e finiranno col rallentarlo, in particolare a causa dell'introduzione di preclusioni e decadenze che le Sezioni Unite hanno affermato essere causa di ritardo della giustizia civile. Le Sezioni Unite ritengono che inasprire sin dagli atti introduttivi preclusioni e decadenze renderebbe la giustizia meno equa e celere finendo con impantanarla in discussioni interminabili su cosa è consentito e cosa non lo è. UNCC, OCF e CNF vogliono una giustizia che sia giusta ed anche veloce. Per ottenerla occorre che il confronto processuale si concentri su chi ha ragione e chi ha torto, non sulle regole di procedura o sulla correttezza formale degli atti. Il processo deve essere un mezzo, non un fine. Nessuno deve rischiare sanzioni per avere chiesto giustizia, oppure di perdere la casa, il lavoro, i figli, i mezzi di sussistenza, per non essere stato abbastanza pronto nel fare valere le sue ragioni. La certezza del diritto e l’effettività della giurisdizione civile, non si possono dissolvere in ragione di una paventata ma inefficace accelerazione dei tempi processuali. UNCC, OCF e CNF sono consapevoli che occorra accettare un compromesso tra il dovere dello Stato di garantire la giustizia dei processi e la richiesta dell’Europa di far loro produrre ricchezza, ma l'emendamento alla riforma è controproducente sotto entrambi gli aspetti e quindi occorre porre rimedio ad una scelta sbagliata sotto il profilo tecnico.