«Buongiorno avvocato, mi può ricevere? Devo separarmi. Ho scoperto che mio marito ha una relazione con un’altra donna, con questo lockdown la cosa è venuta fuori. E’ trent’anni che siamo sposati, i figli sono grandi, una doccia fredda… ho bisogno di capire come si può fare...».

Questa telefonata l’ho ricevuta ieri, ma l’avranno ricevuta - con le inevitabili variazioni sul tema- tanti colleghi in questi giorni. Situazioni dolenti, non “urgenti”, non da codice rosso con quanto tragicamente esso comporta, situazioni che fanno tornare alla mente il celeberrimo inizio di Anna Karenina: « Tutte le famiglie felici si somigliano, tutte le famiglie infelici lo sono ognuna a modo suo».

E’ a queste famiglie che la Commissione Diritto di Famiglia del Consiglio nazionale forense, che ho l’onore di coordinare, ha pensato nel proprio lavoro di elaborazione delle Linee Guida. Famiglie che purtroppo hanno dovuto fare i conti non solo con la pandemia da Covid - 19 ma con un altro virus, meno letale forse, ma terribilmente distruttivo, di legami, di affetti, di certezze economiche e sentimentali. Allora si è ragionato, letto protocolli, riflettuto e dibattuto.

Ci si è confrontati con le Associazioni Specialistiche. Unanimemente si è così giunti a ritenere che tutti i procedimenti in materia di famiglia sono urgenti, tutti e ognuno rappresentano situazioni che non possono attendere in un limbo, non possono diventare il sinonimo di vite sospese.

Di qui l’esigenza di prevedere modalità che, partendo dalla considerazione che stiamo parlando di soluzioni temporanee per un periodo del tutto eccezionale e che ci si augura possa terminare il più presto possibile, concedano alternative alla presenza delle persone nei tribunali, oggi ancora gravidi di incertezze e difficoltà operative. Modalità che ogni Foro avrebbe potuto modulare e condividere con l’Avvocatura nel modo più confacente alla propria realtà territoriale, nella consapevolezza che la situazione di Bergamo non è sovrapponibile ad altre realtà del nostro Belpaese.

Francamente, quindi, lascia sconcertati la leggerezza con cui qualcuno ha ritenuto di divulgare la novità: si va dal divorzio “con un click”, al divorzio “via email”, immaginandosi che ad una (presunta) modalità telematica più “semplice” si accompagni un congedo dalla vita matrimoniale più rapido e apparentemente “spensierato”. Non è affatto così: in realtà la procedura non subisce alcuna modificazione se non nella comparizione dei coniugi all’udienza, che – solamente nei giudizi consensuali e nei Tribunali che hanno fatta propria questa modalità – può, laddove le parti ed i legali ne convengano e solo in questa specifica ipotesi, essere rinunziata acquisendosi le dichiarazioni dei coniugi, queste e solo queste, via email. Linee Guida che, quindi, prevedono questa modalità solamente in quelle ipotesi in cui i coniugi, con l’ausilio dei propri legali, abbiano già concordato il contenuto dei loro accordi e si tratti solamente di convalidarli in via formale.

Nessun click liberatorio, nessuna scorciatoia telematica, dunque ma solo la possibilità, a seguito di una attenta e condivisa valutazione tra l'assistito ed il proprio Avvocato di rinunciare all’udienza. Almeno sino a che la ' separazione dal coronavirus' non ci consentirà di tornare, in serenità, nel luogo che naturalmente ci appartiene: il Tribunale.