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Claudia Morelli è l’autrice del libro “Intelligenza artificiale. Essere avvocati all’epoca di ChatGPT”
La giornalista Claudia Morelli è l’autrice del libro “Intelligenza artificiale. Essere avvocati all’epoca di ChatGPT” ( Maggioli, pagine 241, prefazione firmata da Guido Alpa). Il volume, per la prima volta in Italia, fornisce, con un tratto divulgativo e non tecnico, un quadro organico di fatti, norme, piattaforme, trend che formano le coordinate principali per “saperne di più” su un tema, quello dell’IA anche generativa, destinato a rivoluzionare le esistenze di comuni cittadini e professionisti.
L’Intelligenza artificiale è una disciplina vera e propria mette subito in chiaro Claudia Morelli. «Avere delle conoscenze di base in ogni professione – dice al Dubbio - è talmente necessario che ogni testo normativo parla di indispensabile “alfabetizzazione”. Nonostante siano almeno venti gli anni nei quali è in corso la digital trasformation, la transizione è ancora in corso, seppur accelerata, e crea instabilità. Tutti gli osservatori, anche quelli indipendenti, senza menzionare il Papa, sono concordi nel ritenere che con l’AI dovremo fare i conti tutti».
I meriti di Morelli nell’aver offerto ai lettori un lavoro editoriale di pregio vengono evidenziati dal professor Guido Alpa, emerito di Diritto civile nell’Università di Roma “La Sapienza” e già presidente del Consiglio nazionale forense. «Claudia Morelli – scrive Alpa nella prefazione - ha raccolto una messe straordinaria di informazioni, le ha ordinate in modo sistematico e ha dipinto il mondo dominato dall’intelligenza artificiale sotto un angolo ben preciso: come l’Intelligenza artificiale cambierà la vita delle persone e in particolare la vita dei giuristi. Sarà uno strumento straordinario che aiuterà i giuristi a raccogliere dati, a valutarli, a redigere gli atti, perfino a giudicare. È una prospettiva che aiuta a riflettere, e che si pone come imperativa, perché non si può arrestare lo sviluppo e l’applicazione dell’Intelligenza artificiale, né invertire la rotta. Non sono in grado, oggi, di immaginare come sarà questo nuovo mondo, se non tentando di avvicinarlo sulla base di queste dense e succose pagine. Quel che posso dire è come i giuristi hanno reagito nel trattare i comportamenti che utilizzano l’intelligenza artificiale. Lo hanno fatto esaminando il fenomeno come un’attività economica diretta alla produzione di beni e servizi. L’IA è una scienza in sé ma è applicata ad ogni settore del sapere, in ogni attività nella quale sia possibile sostituire l’uomo con una macchina che è così “umanizzata” da essere costruita con le sembianze umane, con la parola simile a quella umana con programmi che la fanno muovere e “decidere” come se si trattasse di un essere vivente».
Nell’era di ChatGPT essere avvocato potrà essere più semplice con risultati migliori nel lavoro di tutti i giorni. Occorre, però, essere estremamente cauti su questo punto per evitare ragionamenti semplicistici e superficiali. «L’intelligenza artificiale – afferma Morelli -, come tecnologia, ha già dimostrato di poter contribuire a rendere più efficienti alcuni processi e task routinarie e a predire ipotesi e scenari. Inoltre, permette di leggere tra molti dati anche quando apparentemente scollegati. Affidarsi fideisticamente alle “magnifiche sorti e progressive” della tecnologia non sarebbe professionale. Come ogni disciplina, andrebbe prima studiata».
Guido Alpa evidenzia il carattere rivoluzionario dell’IA e mette in guardia il legislatore. Bisogna evitare di trovarsi in una prateria senza regole. Su questo concorda l’autrice: «Le regole sono ormai in corso, pensiamo all’AI ACT comunitario, al disegno di legge del Governo, all’esame del Parlamento, senza tralasciare la Convenzione sulla Intelligenza artificiale del Consiglio d’Europa. Certo, ci vorrà ancora qualche tempo per la piena operatività, ma il dado è ormai tratto. Di aperto, in Italia, c’è il tema deontologico professionale».
L’IA è e sarà una preziosa alleata per gli avvocati? La risposta è affermativa. «L’Intelligenza artificiale – riflette Morelli - può diventare una ottima alleata. Si parla infatti di AI agent a condizione che sia “governata”. Occorre una consapevolezza diffusa sia su cosa aspettarsi concretamente dalla tecnologia, in generale, sia cosa aspettarsi dalle singole piattaforme sul mercato. Chi legge le condizioni d’uso e le informative privacy? Operata una scelta consapevole, l’AI si trasforma, come minimo, in due mani virtuali in più».
Con l’avvento dell’Intelligenza artificiale cambierà anche l’approccio degli studenti di giurisprudenza e delle nuove generazioni di avvocati. È utile ribadire un concetto: i giuristi continueranno ad esistere e a fornire un contributo prezioso per la società. «Riflettiamo – conclude Claudia Morelli - su cosa è esattamente la professione forense. Direi intanto che consiste nel saper elaborare leggi e giurisprudenza per la loro applicazione al caso concreto. Senza tralasciare la capacità di analisi giuridica, la sapienza e destrezza nella ricerca legale, la capacità di analogia, la finezza delle argomentazioni e delle contro- argomentazioni, la competenza dialettica e quella probatoria. Tutte queste abilità dell’avvocato dovranno essere preservate anche al cospetto di nuovi “strumenti”. La difficoltà, semmai, è proprio l’indispensabile competenza a “volgere” i nuovi strumenti al servizio di tutte queste abilità professionali. Nel libro racconto il passaggio, che oggi definiremmo “disruptive” tra la tradizione dei responsa, orali, e il diritto scritto: fu una vera rivoluzione professionale. Era il 140 dopo Cristo. Mi pare che i giuristi esistano ancora» .