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Altro passo avanti verso l’attuazione dell’esonero contributivo per professionisti e lavoratori autonomi: ieri il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha apposto la propria firma in calce al decreto interministeriale, ora al vaglio del responsabile dell’Economia Daniele Franco. In una nota diffusa dal dicastero di via Veneto, si è ricordato come il Mef avesse rinviato all’attenzione di Orlando il provvedimento con alcune osservazioni, che sono state recepite dal responsabile del Lavoro. L’emanazione del decreto non è però l’ultima tappa, in quanto saranno ora necessari ulteriori passaggi, che richiedono un’interlocuzione con l’Inps, e sicuramente anche con le Casse previdenziali dei professionisti. Passaggi che dovrebbero essere effettuati quanto prima, sia perché il decreto interministeriale arriva in ritardo, essendo stata prevista la sua emanazione entro il 1° marzo, sia perché, come fa notare Stefano Fassina di Leu, la prima rata dei contributi sarebbe in scadenza il 16 maggio. Il parlamentare di Liberi e Uguali ha anche evidenziato come il ritardo nell’emanazione del decreto interministeriale potrebbe rendere impossibile pubblicarlo in tempo utile, in quanto è necessaria anche la notifica alla Commissione europea e la registrazione alla Corte dei Conti. Per questo motivo Fassina auspica che «il governo inserisca una norma di proroga o di sospensione della scadenza del 16 maggio nel prossimo decreto legge Sostegni-bis, che va in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni». D’altronde, anche alcuni dirigenti del Pd, Antonio Misiani, Cesare Fumagalli e Chiara Gribaudo, hanno fatto sapere di augurarsi che il processo attuativo dell’esonero contributivo si concluda in tempi rapidi, e che l’Inps e gli altri enti previdenziali provvedano a informare tempestivamente i beneficiari dell’esonero. L’esonero contributivo è stato previsto dai commi 20-22 dell’articolo 1 della legge di bilancio per il 2021 (la 178/2020), e poi rafforzato con l’articolo 3 del decreto legge Sostegni (41/2020), che ne ha aumentato la dotazione, facendola passare da 1 a 2,5 miliardi di euro. L’esonero è parziale, e riguarda solo i contributi previdenziali per il 2021 da versare alle Casse previdenziali dei professionisti e alle gestioni dell’Inps per i lavoratori autonomi, ed è sottoposto a 2 condizioni: a) aver percepito nel periodo d’imposta 2019 un reddito complessivo non superiore a 50mila euro; b) aver subìto un calo del fatturato nell’anno 2020 non inferiore al 33% rispetto a quello del 2019 Lo stanziamento di 2,5 miliardi di euro dovrebbe essere destinato, secondo i calcoli della Ragioneria dello Stato, a 330mila professionisti, e 490mila lavoratori autonomi (commercianti, artigiani, coltivatori, professionisti iscritti alla gestione separata) iscritti all’Inps, che in media dovrebbero risparmiare 3.000 euro di contributi ciascuno. Al momento di mandare in stampa questo articolo non è ancora noto il contenuto del decreto interministeriale, che dovrebbe definire i criteri e le modalità per la concessione dell’esonero, e i criteri di ripartizione dello stanziamento tra le varie categorie di professionisti e lavoratori autonomi interessati dalla misura, nonché le modalità di monitoraggio che ciascun istituto previdenziale deve attivare per fare in modo che le richieste non superino lo stanziamento previsto. In pratica il ministero del Lavoro dovrebbe indicare con questo decreto la percentuale di esonero dai contributi, o l’eventuale importo massimo dell’esonero (che nella relazione tecnica al Dl Sostegni era stata ipotizzata appunto in 3.000 euro), così come le modalità per usufruirne, il cui dettaglio però dovrebbe essere comunicato dalle singole Casse previdenziali dei professionisti agli iscritti, e dall’Inps ai lavoratori autonomi che versano i contributi alle sue gestioni.