Determinazione e consapevolezza di aver raggiunto una adeguata preparazione per sostenere senza incertezze la seconda prova orale dell’esame da avvocato. Questi elementi hanno consentito ad una candidata di origine eritrea di raggiungere l’agognato traguardo ed indossare finalmente la toga. La storia è raccontata da Stefano Dell’Orto, presidente di una sottocommissione d’esame per l’abilitazione alla professione forense presso la Corte d’appello di Milano, molto attivo anche su Ius Law web radio. L’avvocata fresca di abilitazione ha quasi cinquant’anni. «È stata - dice Dell’Orto – l’ultima candidata dell’ultima sessione dell’esame di abilitazione. Mi ha colpito la sua grande concentrazione. Ha atteso nel corridoio tutto il pomeriggio il suo turno, accompagnata dal padre. Ha superato più volte la prima prova scritta, ma non si è mai sentita all’altezza della prova orale. Si è sempre sentita inadeguata e quindi non si è mai presentata davanti agli esaminatori. Quest’anno, con il sistema della doppia prova orale, finalmente ha trovato la forza ed il coraggio». Oltre alla concentrazione con cui ha raggiunto la sede d’esame, la preparazione riscontrata dalla commissione esaminatrice. «È inutile nascondercelo – aggiunge l’avvocato Dell’Orto -, confusi dall'apparenza, ci aspettavamo da questa piccola donna con gli occhiali un italiano stentato ed una scarsa conoscenza della materia. Siamo stati clamorosamente smentiti. Ebbene, per preparazione e per capacità, maturata in una pratica che ha dato la dimostrazione di aver svolto con passione, è stata una delle candidate in assoluto migliori di tutta la sessione, con una proprietà di linguaggio notevole, che solo chi studia con passione può avere. Il doppio pregiudizio, nostro, di trovarci di fronte ad un caso disperato, e suo, di non sentirsi mai all’altezza, è stato vinto. Abbiamo notato che quello di indossare la toga non era un vezzo, ma una scelta precisa. Ci sono ancora molte persone che vogliono fare l’avvocato in maniera convinta e seriamente, non per ripiego». La tensione accumulata in mesi di studio appassionato – anzi, in questo caso di anni – si è sciolta al termine dell’esame. «Alla proclamazione – conclude Stefano Dell’Orto - è scoppiata in lacrime e l’unica cosa che ha saputo dire, riferendosi non ai componenti della commissione, ma al nostro ruolo di avvocati, è stata: “Per me sarete un esempio”. Nel buio di una professione che si è smarrita, lei è stata un raggio di luce, che ha illuminato i corridoi ormai bui del Tribunale».