Un decreto legge che sopprime la prova scritta per diventare avvocato. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia sta lavorando su questa possibilità, una lotta contro il tempo, dal momento che si avvicina la data per le prove scritte. L'esame verrà svolto da 26.000 candidati, numero che ha spinto il Guardasigilli a correre ai ripari per evitare i rischi legati al Covid, dal momento che le attuali regole prevedono la presenza contestuale di non più di 30 persone. La prova scritta verrebbe così sostituita da un esame selettivo orale, con la formulazione di un quesito, l'individuazione di un problema, la redazione di un atto e la valutazione della capacità di orientamento nella disciplina processuale e nei riferimenti giurisprudenziali del candidato. Cartabia ha chiesto un parere al Comitato tecnico scientifico sulla possibilità di fare svolgere in sicurezza le prove scritte per gli esami da avvocato. In attesa del parere, al ministero si studiano, dunque, ipotesi di un esame orale sostitutivo e "rinforzato", tenendo conto che le prove scritte hanno solitamente una durata di circa 10 ore. La ministra Cartabia, nei giorni scorsi, aveva fatto sapere che quello sugli esami di avvocato è uno dei primi dossier affrontati dall’avvio del suo mandato, sottolineando di avere «a cuore la situazione dei giovani praticanti». «Bene che la Ministra della Giustizia, Cartabia, si sia messa subito al lavoro sul tema dell'esame di abilitazione alla professione di avvocato, e stia valutando l'annullamento delle tradizionali tre prove scritte previste per il 13, 14, 15 aprile prossimi, andando verso una sola prova, definita »orale rafforzato», che attendiamo di conoscere nel suo dettaglio operativo». Lo dichiara Federico Conte, deputato di Liberi e Uguali, componente della Commissione Giustizia. «L'obiettivo - continua il parlamentare - è garantire l'opportunità ai praticanti e al tempo stesso tutelare la salute di tutti, svolgendo prove in sicurezza. Lo chiediamo da tempo, anche con interrogazioni, con le quali avevamo proposto metodi alternativi, più snelli e compatibili con la situazione. È necessario che il sistema sia flessibile ma selettivo. Naturalmente è una circostanza straordinaria, dettata dalla pandemia, ma va completata una riflessione - già in corso nella Commissione Giustizia - su una riforma radicale dell'esame di abilitazione. Le tre prove scritte del vecchio sistema appaiono superate dai tempi. Bisogna configurare una nuova modalità di valutazione: più moderna e al tempo stesso capace di esaminare in modo completo, competenze e preparazioni. Le proposte ci sono, bisogna completare rapidamente la riforma».