Tutti ordini professionali per far rispettare la legge sull'equo compenso sono legittimati ad agire «...contro procedure di evidenza pubblica ritenute lesive dell'interesse istituzionalizzato della categoria da esso rappresentata». Lo ha stabilito una sentenza della prima sezione del Tar Napoli (numero 1114/2022) al quale si è rivolto l'Ordine Nazionale degli Avvocati per definire un caso verificatosi proprio nel capoluogo partenopeo. I giudici amministrativi hanno sancito che tutti gli Ordini professionali possono adire le vie legali per tutelare i propri iscritti nei confronti di quegli enti che impongono compensi al di sotto dei minimi tariffari. In virtù di questo pronunciamento gli Ordini, per tutelare i loro professionisti, potranno ottenere la modifica o la revoca le cosiddette «short- list», che sono illegittime perché obbligano i partecipanti ad accettare tariffe ben al di sotto di quelle previste dalla legge. «…sussiste la legittimazione dell'Ordine ad agire contro procedure di evidenza pubblica ritenute lesive dell'interesse istituzionalizzato della categoria da esso rappresentata». «Viene esteso - si precisa nella sentenza - alle pubbliche amministrazioni l'obbligo di applicare la disciplina dell'equo compenso per prestazioni rese da professionisti in esecuzione di incarichi da esse conferiti: ciò è finalizzato ad assicurare una speciale protezione al professionista, quale parte debole del rapporto contrattuale, nei casi in cui la pubblica amministrazione, a causa della propria preponderante forza contrattuale, definisca unilateralmente e senza margine di contrattazione, la misura del compenso spettante al professionista e lo imponga a quest'ultimo. È precluso all'amministrazione aggiudicatrice introdurre una regola che impedisca a priori di determinare un corrispettivo, da riconoscere ai professionisti incaricati, di importo pari o superiore all'equo compenso…». (ANSA).