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Non si tratta certo di un metodo sconosciuto al Movimento 5 Stelle: raccogliere segnalazioni, coinvolgere il singolo nel processo di costruzione delle norme. Lo schema che rappresenta il principale obiettivo della piattaforma Rousseau si rivela ora funzionale anche agli interventi sulla disciplina dell’equo compenso. È l’idea che si è fatta strada ieri mattina a via Arenula, dove si è nuovamente riunito il Nucleo centrale di monitoraggio sulla legge a tutela dei professionisti, in particolare sulle violazioni a danno dell’avvocatura.
L’iniziativa vede coinvolti il ministero della Giustizia e il Consiglio nazionale forense. È stata fortemente voluta dal guardasigilli Alfonso Bonafede e dal presidente del Cnf Andrea Mascherin. Si basa sulla raccolta ponderata e capillare di segnalazioni che provengono da avvocati di ogni parte d’Italia, acquisite anche dagli Ordini forensi territoriali, attraverso i Nuclei di monitoraggio locali. Ebbene, ha spiegato ieri Bonafede in apertura dell’incontro, «l’analisi delle violazioni segnalate può produrre anche spunti utili per modificare e migliorare la disciplina attualmente vigente». Poi ha aggiunto: «Il Nucleo centrale di monitoraggio è un progetto efficace da replicare anche con gli altri ordini professionali».
Mascherin a sua volta ha definito il lavoro con il ministero sull’equo compenso per la professione forense «un segnale tangibile di operatività continua, un lavoro concreto che riguarda anche gli interventi correttivi, in tempi rapidi, di una disciplina che gode di un consenso politico trasversale». Ha ricordato come lo stesso Cnf abbia già pronte specifiche proposte migliorative, «frutto di un lavoro di confronto con tutte le componenti dell’avvocatura»
L’incontro di ieri è dunque «entrato nel vivo» delle violazioni segnalate dagli avvocati. Con Bonafede e Mascherin vi hanno partecipato, tra gli altri, il consigliere del ministro per le libere professioni Pietro Gancitano, il vice capo dell’ufficio legislativo Giampaolo Parodi e il capo del dipartimento per gli Affari di giustizia Maria Casola.
Il Cnf è stato rappresentato, come già avvenuto in precedenza, anche dal consigliere Antonio Baffa, che ha esposto il genere di abusi commessi nelle convenzioni tra “committenti forti” e avvocati. Le relative segnalazioni «sono aumentate del 30% rispetto ai dati di fine settembre, così come», segnala la massima istituzione dell’avvocatura, «si registra un netto incremento, di oltre il 120%, della costituzione dei nuclei locali di monitoraggio su tutto il territorio italiano». Spiccano alcune paradossali pretese di enti pubblici.
Tra gli altri è emerso il caso di un comune campano che prevede per il legale la sola possibilità di recuperare forzosamente le somme dalle controparte, con l’impegno a non reclamare alcuna parcella. Ed è contro casi simili che si concentrerà il ministero nel rafforzare le tutela dei professionisti.